Leggi che combattono la discriminazione e allo stesso tempo negano i diritti. Accordi, scontri, scissioni, finte libertà. Papa Francesco contro tutti e tutti contro il Ddl Zan. Ma facciamo un passo indietro.
Come ormai noto, il 17 giugno la Curia impugna la causa del riconoscimento e della tutela dei diritti LGBTQ+, pretendendo la modifica di una legge pericolosa. Dopo settimane di preoccupato silenzio, sferra il colpo di coda portando acqua al Mulino leghista. Salvini ringrazia per il buonsenso: «Mano pesante per chi aggredisce, discrimina, picchia e insulta», dice, ma quando si prova a passare ai fatti, «giù le mani dalla mamma, dal papà e dai bambini». Finalmente la Chiesa si schiera dalla parte giusta.
Abbiamo già ricordato, tra gli altri, Igor Gelarda, capogruppo Lega al Consiglio Comunale di Palermo, che definisce quella in esame una legge illogica e liberticida. Vicino Rossano Sasso, leghista e Sottosegretario all’Istruzione: «Il tentativo è quello di impedire la libera e civile espressione di un pensiero diverso rispetto al proprio, non ci siamo». Strano, però, che a un Paese che si vuole libero – e si dichiara laico, così come da Costituzione – il Vaticano possa imporre il suo veto. Vediamo perché.
Nel 1984, un Concordato tra Stato e Chiesa riformula i Patti Lateranensi con cui Mussolini ha comprato il favore della Chiesa, alla quale il Regno d’Italia ha versato settecentocinquanta milioni di lire e riconosciuto indipendenza e sovranità sullo Stato Vaticano, esente da tasse e dazi su merci importate. Nella nuova versione, l’Accordo firmato da Craxi e dal Cardinale Casaroli stabilisce Stato e Chiesa ciascuno indipendenti nel proprio ordine, uniti solo per promozione e benessere di uomo e Paese. Da allora, la religione cattolica smette di essere obbligatoria nelle scuole. In compenso, la Chiesa riceve agevolazioni fiscali e l’8 per mille.
Riconosciuto all’articolo 7 della Costituzione, il Concordato sancisce anche la libertà di organizzazione ed esercizio del magistero e del ministero spirituale, oltre alla libertà di riunione e manifestazione del pensiero. Ma vediamo, nei fatti, come si esprime il pensiero libero di una parte del clero: «Capisco la pedofilia, ma non l’omosessualità» (Don Gino Flaim), «Unioni gay contronatura: si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi» (Padre Salvatore Nicolosi). Seppure si considerassero tali espressioni come esercizio di un libero diritto alla parola, non sarebbe questo a voler negare il discusso disegno di legge. Per chi condividesse il timore di Chiesa e Lega, riportiamo qui le rassicurazioni dello stesso Ddl, art. 4:
Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti.
Come ricordato in un altro articolo, a oggi sono perseguibili le discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. La proposta di Alessandro Zan, dunque, non fa che ampliare la legge Mancino già esistente: alle ragioni sopraelencate, si chiede solo di aggiungere la discriminazione per orientamento sessuale e disabilità. Ciononostante, la Chiesa trema, rinnegando essa stessa il diritto a un amore libero perché reciproco, privo di costrizioni e abusi. Come chi invece di abuso parla in merito alla legge, scritta contro la Chiesa, il pensiero, la parola.
Ebbene, mentre alcuni preti definiscono l’omosessualità una malattia da curare, ecco cosa dice agli uomini il Padre Celeste: Ama il prossimo tuo come te stesso. È il comandamento dell’amore dato ai cattolici da Dio ed esaltato da Cristo, venuto sulla Terra per chiarire con il Nuovo Testamento incertezze e durezze dell’Antico. È Gesù stesso a considerarlo comandamento ultimo. Così, anche Roberto Benigni ricorda con forza che «tutti i libri Sacri sono un commento a questa legge; […] una legge che dice solo: “Amati!” […] Ma la cosa più sorprendente è che quando dice “ama il prossimo tuo”, ci sta dicendo non solo che ognuno di noi ha il dovere di amare, ma che ognuno di noi ha il diritto di essere amato!» Con che autorità si vuole negare ad alcuni questo diritto?
E se Dio stesso ci ha ordinato di amarci, sarà la parola Sua o degli uomini a dire amatevi, ma a delle condizioni? Amatevi, ma come fratelli o sorelle o come marito e moglie? Perché Dio maschio e femmina li creò, e allora dovremo ammettere che con omosessuali, trans e gender fluid, ha toppato alla grande. O non sono creature dell’Altissimo. Eppure, persino il Papa ha definito gli omosessuali figli di Dio. Lo stesso pontefice che, nel documentario Francesco, invita alla creazione di una legge che assicuri una convivenza civile: esattamente l’intento della proposta che la Chiesa tenta oggi di osteggiare. Ma un buon cristiano non può accettare odio e violenza. Non può negare amore. E nemmeno un Paese civile e laico.
Che i cattolici ne siano consapevoli: coloro che contrastano il Ddl Zan non stanno voltando le spalle solo a una precisa indicazione del Papa – ancora valida? – ma anche a Cristo. La Curia non è esente da questo peccato.
Una storia che alza tante polemiche difficilmente riesce a chiudersi con enunciati affermativi. Vi lasciamo perciò con una domanda, nel preciso intento di non occludere il pensiero, ma di esercitarlo: perché l’amore fa spesso molta più paura dell’odio? A voi l’ardire di scegliere cosa temere di più.