Mariano Fortuny y Madrazo si è dedicato a tantissime attività nel corso della sua vita: pittura, scenografia, moda, decorazione, scultura, incisione e fotografia. Dalla genialità spiccata, il suo lavoro, nella moda femminile, come disegnatore e produttore di stoffe e vestiti e, nel teatro, come inventore di marchingegni scenografici, è stato davvero straordinario. Marcel Proust, parlando di Mariano Fortuny y Madrazo lo descrive così: la robe de Fortuny qui portait ce soir-là Albertine me semblait comme l’ombre tentatrice de cette invisible Venise (L’abito di Fortuny che Albertine indossava quella sera mi sembrava l’ombra allettante di questa Venezia invisibile). La sua arte, in veste di fotografo, è sicuramente meno conosciuta ed è da considerarsi di “recente” scoperta.
Mariano Fortuny y Madrazo è nato a Granada, in Spagna, l’11 maggio del 1871 e può essere definito il classico esempio di ricco intellettuale europeo impegnato in innumerevoli attività. Nonostante ciò, la fotografia non è stata per lui soltanto un hobby, ma è diventato un mezzo efficace per approfondire la sua ricerca artistica, applicandone la tecnica sia in ambito industriale che commerciale. Grazie a essa, infatti, l’artista spagnolo ha riprodotto i disegni con cui ottenere le matrici per la stampa delle sue stoffe e, ancora, ha immortalato i modelli che spesso ha poi ricopiato nei suoi dipinti.
Alla morte del padre, nel 1875, la famiglia si è trasferita a Parigi, città dove il piccolo Mariano è stato allevato circondato da artisti. All’età di 18 anni invece, con la madre e la sorella, si è trasferito a Venezia dove ha continuato la sua attività di pittore vincendo, nel 1896, una medaglia d’oro all’Esposizione d’arte di Monaco. In quello stesso anno, si è avvicinato anche al mondo della scenografia, lavorando per D’Annunzio, col quale ha stretto una forte amicizia.
Nel 1899, i Fortuny hanno acquistato il Palazzo Orfei, oggi Palazzo Fortuny in cui hanno sede il museo e il centro di documentazione veneziano, dove Mariano vi ha trasferito il suo studio da pittore e che è diventato, in seguito, un salotto mondano, un atelier di arte e un laboratorio di ricerche soprattutto per sperimentare la scenografia e la stampa di tessuti.
In qualità di scenografo la sua invenzione più importante e riconosciuta è la Cupola Fortuny, un sistema di illuminazione teatrale che sfrutta le proprietà della luce indiretta, diffusa e regolabile. Nello specifico si tratta di installare una sfera sul fondo del palcoscenico che permette di diffondere completamente la luce. La sua invenzione è stata brevettata e adottata in tutto il mondo dai più importanti teatri.
A Venezia, però, Mariano Fortuny y Madrazo si è dedicato particolarmente alla stampa dei tessuti per i quali ha elaborato e perfezionato, nel corso degli anni, vari procedimenti fotografici sia in veste di fotoamatore che per i suoi studi pittorici: Mariano Fortuny probabilmente aveva iniziato a fotografare a Parigi ed era giunto in Italia con un’attrezzatura di base che subito utilizzò per riprendere scende famigliari, immagini di modelle in posa e, più raramente, vedute della città. La serie di paesaggi fotografici più rilevante è quella che Fortuny eseguì verso il 1906-1908 a Venezia, con una Panoram Kodak n. 4, con la quale ottenne suggestive panoramiche della laguna, scrive Italo Zannier.
Grazie agli scatti, l’artista spagnolo era solito documentare e studiare direttamente sulle modelle i vestiti che disegnava e vendeva, ma anche verificare gli effetti scenografici dei suoi progetti teatrali. Non si è mai dedicato invece alla fotografia artistica di tipo pittorialista, in quanto ha sempre preferito un lavoro sistematico e funzionale. Mariano Fortuny y Madrazo è stato uno sperimentatore di tecniche, di materiali e di strumenti, ma la fotografia è rimasta comunque per lui un’arte privata, la cui produzione è stata riconosciuta molti anni dopo la sua scomparsa. La prima mostra a lui dedicata, infatti, è stata allestita solo nel 1978. Quando è morto, il 2 maggio del 1949, ha lasciato ogni cosa a Venezia, sua città adottiva.