Si può ridere della camorra, dei fenomeni malavitosi e delle dinamiche che si instaurano tra le famiglie dei clan? Secondo Pino Imperatore, scrittore napoletano, non solo si può, ma è doveroso. Attraverso l’espediente dell’umorismo, l’autore dell’amatissima serie degli Esposito ridicolizza la capacità attrattiva e seducente del potere criminale e mette a nudo tutti i punti deboli degli affiliati. Tutti matti per gli Esposito è il terzo capitolo della saga comico-letteraria che ha reso Pino Imperatore uno dei romanzieri più amati dal pubblico partenopeo.
Nel libro (edito da Salani), le vicende della famiglia Esposito tornano protagoniste. A tenere la scena, stavolta, è Tonino, figlio di Gennaro – temuto boss del quartiere Sanità – che tenta di prendere le redini del clan, sebbene la proverbiale sfortuna che lo accompagna e il suo fare imbranato gli renderanno l’impresa della definitiva scalata al trono più complicata del previsto.
La storia è ambientata nel 2020, l’anno della pandemia da coronavirus che – come ovvio – impatterà anche sulla vita di Tonino e di tutta la famiglia Esposito. Così, il nuovo capoclan si troverà a fare i conti con il nemico invisibile e a fare ricorso a tutti gli espedienti possibili per continuare a svolgere la sua attività in sicurezza. Dall’iguana portata a spasso per eludere il coprifuoco al pizzo a distanza, non mancano le situazioni esilaranti di cui Imperatore è maestro.
L’autore fa, poi, ricorso ai misteri della sua Napoli, gioca con sacro e profano, chiama in causa la storia della città e l’arte di cui è pregna anche nei vicoli più nascosti. Tutti matti per gli Esposito, atteso otto anni dal pubblico della città del Vesuvio (e non solo), è finalmente in tutte le librerie e presto farà da sfondo a un film assieme ai due precedenti capitoli. Abbiamo intervistato Pino Imperatore.
Pino, bentrovato! Ti faccio subito una prima domanda: si può ridere della camorra?
«Assolutamente sì. Bisogna farlo per mettere in luce, dimostrare quanto la camorra faccia ridere e sia ridicola. Utilizzo gli strumenti dell’umorismo e della comicità con l’intenzione di entrare nel mondo della criminalità, raccontare da vicino il quotidiano di coloro che ne fanno parte e far capire, così, che i loro atteggiamenti, ciò che fanno, che dicono, persino le loro interazioni sociali, li rendono persone fragili, che sbagliano, spesso sottoculturate, che si producono nel tentativo di sopraffare gli altri attraverso la violenza. L’ho fatto con Benvenuti in casa Esposito, poi con il secondo volume, ora con Tutti matti per gli Esposito e chissà che non diventerà una quadrilogia».
Questo è uno scoop…
«Vediamo… Per il momento mi godo l’uscita di questo libro e poi penserò, eventualmente, al prossimo».
Da quanto tempo le persone ti chiedevano degli Esposito?
«Bentornati in casa Esposito è uscito nel 2013, quindi da otto anni. Io stesso aspettavo l’uscita di questo libro. Ce l’avevo in testa da tanto, ma per questioni editoriali non c’era stata la possibilità di pubblicarlo. La trama che avevo in testa l’ho poi trasformata e attualizzata al 2020, l’anno della pandemia».
Ritroviamo Tonino, figlio di Gennaro, che tenta lo scatto di carriera – se si può dire così – e una famiglia con una forte componente femminile in una palazzina abitata anche da conigli e iguane. Che tipi sono i tuoi personaggi?
«Tonino è cresciuto, in Tutti matti per gli Esposito sono tutti più grandi. Totò e Peppina erano appena nati, ora hanno otto anni, Tina è una donna, purtroppo costretta alla sedia a rotelle, vittima innocente della criminalità. C’è Assunta più bisbetica e Gaetano più saggio, Manuela che continua a soffrire per il suo passato vissuto accanto a un boss della camorra, Patrizia, la vera capofamiglia spalleggiata dalla domestica Olga. Le stesse iguane sono cresciute in lunghezza, così come il coniglio Giggetto è diventato più dispettoso. Tonino è cambiato sotto l’aspetto fisico ma non nella mentalità, continua a commettere errori su errori, cerca di affermarsi in società, di affermare se stesso attraverso mezzi illegali, un difetto che si è portato dietro negli anni. È perseguitato dalla sfortuna, è un uomo che ha dentro di sé un fondamento di bontà che, però, non riesce a tradurre in fatti concreti che possano migliorare il contesto in cui vive, la sua famiglia, o quello sociale in cui si muove. In questo dibattersi tra tentazioni e mancate corresponsioni di volontà rispetto a ciò che vorrebbe essere e non riesce, precipita nei soliti errori, fino a prendere le redini di un clan».
Pensi che il contesto in cui un individuo nasce sia davvero così determinante? Tutti matti per gli Esposito, d’altro canto, si apre con il tema della redenzione, con personaggi pentiti della loro vita passata. È, il tuo, un tentativo di smontare il fascino dell’emulazione che la malavita suscita soprattutto verso i più giovani?
«Le possibilità di redenzione ci sono ed esistono anche all’interno di clan granitici. Ne ho avuto testimonianza negli anni scorsi conoscendo ragazze e ragazzi che vivevano in questi contesti e non seguivano le gesta, per così dire, dei loro genitori o fratelli che delinquevano. Studiavano, lavoravano onestamente, alcuni erano costretti ad andare via da Napoli, dall’Italia, facevano scelte coraggiose rispetto alla loro famiglia. Questi giovani sono la dimostrazione della forza e della volontà che può svilupparsi anche in contesti apparentemente senza via d’uscita».
Per tornare al libro: siamo nel 2020 e, dunque, abbiamo a che fare anche con il Covid. In che modo la pandemia ha impattato sui tuoi personaggi?
«La camorra ha subito una grossa mazzata dal Covid. Le attività che si svolgevano in luoghi aperti, quale la vendita di droga nelle piazze di spaccio, sono state interrotte dalle restrizioni. Come dimostrato storicamente, però, la criminalità organizzata riesce a riadattarsi rapidamente, è camaleontica. Ovviamente, a questo non sono sfuggiti neppure i personaggi di Tutti matti per gli Esposito. Tonino, nel periodo di lockdown, si comporta come hanno fatto molti nostri connazionali, in particolar modo sfrutta gli animali per eluderlo. La cronaca ci ha raccontato di persone che pur di uscire di casa hanno portato a spasso maiali, capre, e lui che non ha un cane porta a spasso l’iguana. Viene visto, però, da un vigile urbano con cui si inoltra in un dibattito sugli animali da un lato molto divertente, dall’altro anche profondo sul significato degli animali da compagnia, sulla normalità dell’animale domestico. Allo stesso modo, cerca di applicare al clan una serie di regole che – per scherzo del destino – hanno a che fare con la legalità, il rispetto dell’ambiente e delle persone, come quello del distanziamento. Questo è Tonino, un uomo contraddittorio, il Paperino della camorra, il Fantozzi della malavita, come definito da alcuni critici».
C’è un aspetto dei tuoi libri che amo particolarmente. Anche in Tutti matti per gli Esposito fai riferimento a miti e leggende legate alla storia di Napoli, riscoprendo luoghi meno noti agli abitanti stessi della città. Che ruolo ha la Napoli esoterica nelle tue storie?
«In tutti i miei libri ci sono luoghi diversi di Napoli che cerco di raccontare e valorizzare per gli stessi napoletani, dunque per chi non li conosce per nulla. In questo caso, oltre al Cimitero delle Fontanelle – già presente nei libri precedenti – ho voluto far luce su posti straordinari di cui tanti hanno appena sentito parlare, come l’orto botanico. Quante volte i cittadini partenopei sono passati accanto a questo muro in via Foria che nasconde un’oasi naturalistica e scientifica tra le più belle della città e non solo? Quante volte qualcuno ha passeggiato nei pressi della Chiesa di San Carlo all’Arena senza sapere che dietro la facciata principale, in una delle cappelle laterali, c’è un Cristo a pezzi, definito il Cristo velato dei poveri? Una scultura meravigliosa e commovente. Quante volte, in centro storico, non abbiamo visitato il museo di anatomia? Un luogo espositivo particolare e toccante. Troppe volte non diamo ascolto alle storie che la città racconta, come quella del teschio con le orecchie – ’a capuzzella c’ ’e rrecchie – custodito nella Chiesa di Santa Luciella, nei pressi di San Gregorio Armeno, venerato in passato da migliaia di cittadini che facevano la fila per andare a parlare con questo medium tra la vita e la morte dotato addirittura di orecchie calcificate e, dunque, capace di ascoltare il popolo napoletano più delle altre anime da cui ci si recava in pellegrinaggio».
Una novità è rappresentata dalla città di Milano…
«Da tempo stavo cercando di mettere in collegamento queste due città molto diverse dal punto di vista architettonico e sociale, ma molto vicine a causa delle migrazioni che dagli anni Cinquanta hanno visto tanti napoletani spostarsi a Milano per lavoro. È un omaggio alla mia città natale e un modo per creare dei ponti ideali con Napoli, come nel caso del Santuario di San Bernardino alle Ossa, con una cappella contenente centinaia, migliaia di teschi, che sembra di trovarsi in una delle navate del Cimitero delle Fontanelle. Quando un meridionale pensa a Milano immagina i grattacieli, il Duomo, il Pirellone, e invece nel sud della città c’è un’abbazia straordinaria, l’Abbazia di Chiaravalle, simbolo di spiritualità e accoglienza, un modo per smontare tutti quei pregiudizi che i cittadini del Nord hanno nei riguardi dei partenopei e viceversa, pregiudizi che vanno abbattuti perché ci sono tante cose che ci accomunano, una ricchezza paesaggistica, artistica, umana e sociale che è patrimonio di tutti».
Mi ricorda molto il tuo libro Allah, San Gennaro e i tre kamikaze, in cui tre terroristi sbarcavano a Napoli per programmare un attentato e, invece, si riscoprivano più napoletani dei napoletani stessi.
Voglio chiudere con una bella notizia. Della saga degli Esposito vedremo presto un film. Ce ne parli?
«Ho avuto il piacere di seguire le riprese da vicino, sono stato sul set varie volte, ho conosciuto gli attori. Uno spasso! Il film rispecchia abbastanza Benvenuti e Bentornati in casa Esposito, c’è poi una parte finale che prende una nuova direzione ed è una cosa che mi piace molto perché testimonia come la storia si possa raccontare anche in tanti altri modi. Lo spirito dei libri è stato rispettato: divertimento e condanna della criminalità. Il cast è meraviglioso, Tina è un personaggio straordinario, spinge a riflettere sulla banalità del male. Il punto interrogativo riguarda l’uscita del film e in che modo. È vero che le sale cinematografiche stanno riaprendo, ma d’estate le persone preferiranno i posti all’aperto. Probabilmente si attenderà l’autunno oppure verrà lanciato su Sky Cinema Primafila».
A fina maggio organizziamo una presentazione di Tutti matti per gli Esposito?
«Assolutamente sì. Come sai, sono il primo a divertirmi alle presentazioni e a soffrire della mancanza del pubblico e degli amici che mi vogliono bene. Scambiare quattro chiacchiere dal vivo è tutta un’altra cosa».