Tra le tante voci che circolano sul Governo Draghi e tra i vari presupposti sui quali lo stesso è nato, ce n’è uno che certamente prende il sopravvento: il fatto che esso non possa occuparsi di nulla che non riguardi la pandemia, i vaccini, il Recovery Fund e ciò che vi è strettamente connesso. Ma se già il solo Piano nazionale di ripresa e resilienza è così trasversale da comprendere le attività di tutti i Ministeri, non si capisce che fine facciano le questioni che solitamente vengono definite non urgenti e, dunque, rinviate a data da destinarsi.
È il caso, ad esempio, dello ius soli, che probabilmente non vedrà vita neanche in questa legislatura – soprattutto se il Governo Draghi durerà sino al 2023 e continuerà a essere così disomogeneo –, nonostante sia stato fortemente rilanciato da Enrico Letta in occasione della sua elezione a segretario del Partito Democratico. Si rischia, poi, persino di non trovare il tempo per calendarizzare il disegno di legge Zan: solo martedì scorso, infatti, si è verificato l’ennesimo rinvio a opera del Presidente della Commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, che ha rimandato ai capigruppo la scelta dei provvedimenti sui quali procedere.
Ciò nonostante, alcuni parlamentari hanno approfittato degli spazi di tempo tra una discussione sul rischio calcolato legato alle riaperture e una sul coprifuoco estivo – altra clamorosa fake news, visto che lo stato di emergenza è stato prorogato sino al 31 luglio ma per ora il coprifuoco è confermato solo sino a maggio – per chiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta sull’uso politico della giustizia: si tratta di una proposta di legge che verrà valutata dalle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali per creare un organo parlamentare che abbia il potere di indagare sulle finalità politiche legate ad azioni giudiziarie attivate dai magistrati.
Dal momento che ogni idea è figlia di chi la partorisce, dobbiamo dare atto che questa genialata è frutto della fusione di tre proposte di legge – due delle quali relative al caso Palamara – presentate da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, che si pongono lo scopo di effettuare un’operazione verità a favore dei cittadini per preservare la democrazia, dice Matilde Siracusano, deputata forzista presente in Commissione Giustizia, dal momento che la divisione dei poteri non è un optional e l’indagine parlamentare è necessaria proprio per far luce su vicende nelle quali appaiono evidenti ingerenze della magistratura nella politica.
Ora, a parte che coloro i quali propongono questa legge sono gli stessi che boicottano il ddl Zan e lo ius soli poiché non li ritengono prioritari, i fattori che contraddistinguono l’iniziativa sono due: uno contenutistico e uno inerente a chi appoggia la proposta. Quello contenutistico riguarda il fine della stessa, che provocherebbe non solo un’invasione di campo indegna di una democrazia, ma anche uno scontro tra poteri. Con una commissione di questo tipo, infatti, i politici si darebbero il privilegio di determinare quando le inchieste giudiziarie, che magari riguardano anche membri di partito o vicini a essi, siano intenzionate a colpire questo o quel politico sebbene, in realtà, su eventuali disfunzioni della giustizia – vedi proprio il caso Palamara – sia la magistratura stessa ad avviare le indagini.
In questo modo, il potere legislativo sconfinerebbe in quello giudiziario, decidendo in maniera del tutto arbitraria quali magistrati abbiano agito bene e quali no. Compito che, in realtà, spetta al CSM, che ha proprio la funzione di autogoverno della magistratura e di emettere provvedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati qualora necessario. A dirla tutta, è lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura a rappresentare già di per sé un’invasione di campo da parte del potere politico in quanto i membri laici – che costituiscono un terzo del CSM – sono scelti dal Parlamento. Tale direttiva fu indicata dall’assemblea costituente che voleva intendere l’organo legislativo come simbolo di garanzia, invece ogni volta che ne capita l’occasione la scelta dei membri diviene oggetto di scontro politico. Dunque, il Parlamento ha già la possibilità di incidere sul funzionamento della giustizia, avendo il potere di scegliere chi dovrà governare la magistratura.
Ma, dicevamo, a questo piano se ne associa uno legato a chi concorda con la proposta di legge. Al di là del centrodestra che ha chiesto l’istituzione della commissione, infatti, sono favorevoli anche Italia Viva e Azione: una scelta emblematica, la loro, in quanto, oltre a palesare la loro idea di giustizia, ci suggerisce anche perché è nato il governo. Non è la prima volta, in effetti, che Renzi e Calenda si pongono in contrasto rispetto al potere giudiziario, tant’è vero che solo un mese fa il candidato sindaco di Roma ha sostenuto che in Italia è possibile che la magistratura blocchi qualunque cosa, mentre sono ancora più note le esternazioni del senatore di Rignano che, fra le varie, pensa che le indagini sui genitori siano state avviate per colpire lui. Nulla che non ci ricordi le posizioni del centrodestra sulla giustizia a orologeria e sui processi politici, andando a consolidare ancora di più le posizioni tra FI e la Lega con IV e Azione.
Al netto delle diversità tra i partiti che sostengono il Governo Draghi, dunque, c’è una diffusa allergia all’autonomia della magistratura, che destra, Renzi e Calenda hanno in comune. E su questo sono decisamente compatti.