Il titolo originale è Moxie, ma in Italia hanno scelto Girl Power – La rivoluzione comincia a scuola, riprendendo il romanzo di Jennifer Mathieu a cui è ispirato. È il film che Netflix ha proposto dal 3 marzo, alle soglie della Giornata internazionale della donna, una commedia teen fresca e spassosa che mette in scena concetti come parità di genere e femminismo, partendo dai banchi di scuola.
Vivian (Hadley Robinson) è una sedicenne timida e discreta, la quale trascorre il suo tempo con sua madre Lisa e la sua migliore amica Claudia (Lauren Tsai). Il terzo anno di liceo alla prestigiosa Rockport High School è appena iniziato ed entrambe tornano a fare i conti con il clima incredibilmente sessista e discriminatorio che da sempre vige nella scuola. Tanto per cominciare, l’attesissima e mortificante lista che classifica le ragazze in base alla più facile, o quella con il miglior fondoschiena, o con la miglior scollatura e così via. Persino Vivian finisce sulla lista ed è la più obbediente. Non mancano, inoltre, molestie di vario genere, specialmente da parte del celebre quarterback Mitchell Wilson (Patrick Schwarzenegger), dress code differenti per le ragazze e i ragazzi e una raggelante omertà e accettazione. L’arrivo di una nuova compagna, Lucy (Alycia Pascual), decisa a reagire ai soprusi, risveglia in Vivian il desiderio di fare qualcosa, di ribellarsi. Ispirata dal passato femminista di sua madre, giovane attivista Riot Grrrl, la ragazza inizia a diffondere una fanzine chiamata Moxie, una sorta di opuscolo che denuncia i vari abusi tra le mura scolastiche, formando un vero e proprio collettivo determinato a cambiare una volta per tutte le cose.
Amy Poehler – già co-presentatrice insieme a Tina Fey dei Golden Globe 2021 – dirige la sua seconda pellicola dopo Wine Country, vestendo anche i panni della madre della protagonista. Decide di sfruttare l’odierno e fertile trend delle commedie per adolescenti, adatte comunque anche a un target più adulto, trascendendo però il classico romanticismo per soffermarsi su un argomento ben più serio e decisamente attuale: la parità di genere. Quale metodo migliore, dunque, per iniziare i giovanissimi se non quello di una storia ambientata tra i banchi di scuola? Sì, perché sessismo e disparità pongono le loro fondamenta tra famiglia e scuola ed è basilare stroncarli sul nascere, attraverso un’adeguata educazione.
Quando Vivian cerca di consolare Lucy le dice di far finta di nulla, abbassare la testa e andare avanti, così si stancheranno di darle fastidio. Ma la compagna risponde qualcosa che non viene spesso insegnato alle ragazze: «Grazie, ma io terrò la testa alta». Difatti, si reca dalla preside per denunciare le molestie subite e quest’ultima, nonostante sia una donna, le risponde una frase emblematica: «Se usi il termine molestia significa che devo fare un sacco di cose». In tal modo sfata non solo il cliché del maschio sessista ma richiama altresì all’adulto che preferisce placare gli animi pur di evitare fastidiosi cavilli burocratici. Perché è chiaramente più comodo. Ma ringraziamo uno dei personaggi, che ci ricorda che se non fai niente sei parte del problema.
Tra i concetti più interessanti vi è poi quello di sorellanza. Giovani donne unite dalla rabbia, dalla volontà di rovesciare il sistema, di far sentire la propria voce. Moxie significa appunto grinta, coraggio, e i trascorsi ribelli della madre di Vivian portano quest’ultima a fare i conti con se stessa e con chi vuole diventare. Si approfondisce il movimento delle Riot Grrrl, inserito nella terza ondata del femminismo, a inizio anni Novanta, quello intersezionale: si tratta di una presa di coscienza femminista non solo delle problematiche di donne bianche della classe media, come in passato, ma di donne di ogni ceto, etnia, cultura. Un attivismo intriso del punk rock celebre all’epoca, motivo per cui un grande punto a favore del film è la colonna sonora, come le note di Rebel Girl delle Bikini Kill.
Anche la fanzine (rivista amatoriale) è un riferimento a quel tipo di femminismo: una pubblicazione non ufficiale in voga con il movimento punk degli anni Settanta, strumento di condivisione dei propri ideali e di stampa indipendente e rivoluzionaria. Forse un po’ anacronistico, trattandosi di un film ambientato in epoca social, ma è un chiaro omaggio storico che, inevitabilmente, risulta apprezzato.
A fare la differenza tra i personaggi è senz’altro Seth (Nico Hiraga), interesse amoroso della protagonista. Figura maschile non stereotipata, che risponde al solito e ormai scontato not all men, propinato a mo’ di giustificazione. Sensibile e allo stesso tempo virile, si mostra alleato nelle piccole lotte quotidiane di Moxie e non prova imbarazzo nel sostenere una delle frasi più ricorrenti delle ragazzine in una commedia americana: vorrei che la mia prima volta fosse speciale.
Nonostante gli elogi, non parliamo di un film esente da difetti e il voler trattare determinati temi piuttosto delicati in una commedia adolescenziale implica un certo rischio. Anzitutto, leggerezza non dovrebbe sottintendere superficialità. Eppure, la tendenza all’inclusività a tutti i costi, tipica degli ultimi tempi, mette quasi in secondo piano, per non dire accenna, argomenti ben più seri quali disabilità, transessualità (nota a favore: aver scelto un’attrice davvero transessuale), razzismo e stupro, trattato in modo sbrigativo e imperdonabile negli ultimi minuti di pellicola. Stridente da sentire – ma qui la colpa è forse della traduzione italiana – anche l’espressione donna cazzuta per intendere una donna forte e intraprendente. Non mancano, inoltre, personaggi troppo stereotipati e scene parecchio sopra le righe, che minano in un certo senso la credibilità del film.
Ma l’imperfezione può essere sinonimo di trasformazione e umanità. Vivian stessa è una femminista imperfetta, i cui comportamenti oscillano tra un’iniziale indolenza, una presa di coscienza e un eccessivo pathos. Questo perché resta pur sempre un’adolescente alle prese con la crescita e la ricerca di sé, in un mondo non in grado di comprenderla appieno.
Girl Power – La rivoluzione comincia a scuola è tutto sommato una gradevole pellicola di intrattenimento, promossa anche solo per tentare l’approccio degli adolescenti al tema della parità, attraverso la giusta leggerezza delle commedie teen. Al fine di porre l’accento sui piccoli problemi quotidiani che gettano, però, le basi di situazioni estremamente più preoccupanti. Al fine di unirsi per un obiettivo comune e non dover più lottare per ottenere qualcosa che spetterebbe di diritto.