SOUTH SOUTH è una comunità online, un’antologia e una risorsa per artisti, gallerie, curatori e collezionisti che hanno investito nel sud del mondo. Si tratta di una piattaforma che riunisce oltre quaranta gallerie provenienti dai cinque continenti che vuole presentare una visione più olistica del mondo dell’arte contemporanea. Inoltre, andrà a creare un archivio e uno spazio per nuovi sistemi di valore condiviso che è incentrato sulla comunità, sulla collaborazione e sullo scambio.
Lo scopo è anche quello di offrire un portale centrale per sperimentare i programmi e i profili degli artisti delle gallerie che vi si trovano all’interno e dedicate al sud del mondo. Saranno trasmessi eventi tutto l’anno con lo scopo di affrontare uno squilibrio che, soprattutto per via della pandemia, vi è nel mondo dell’arte. In questo modo, si andrà a fornire un mezzo per esplorare centri d’arte alternativi che sono presenti in un contesto geopolitico più ampio.
SOUTH SOUTH nasce da un’idea di Liza Essers non legata al business, ma alle sue radici: è cresciuta in Sud Africa da madre che apparteneva alla prima generazione di rifugiati dalla Libia e suo padre che era figlio di immigrati lituani. Dopo gli studi è diventata curatrice indipendente e produttrice di film legati al mondo dell’arte, acquistando poi nel 2008 la Goodman Gallery, storica galleria che, fondata a Johannesburg nel 1966, si è poi espansa anche a Cape Town e a Londra. La galleria rispecchia perfettamente Liza Essens e il suo coinvolgimento politico e sociale che prende forma, poi, nelle sue scelte artistiche.
SOUTH SOUTH vuole dare vita a uno spazio per amplificare le conversazioni urgenti a livello globale, messe in primo piano in questi ultimi mesi, nonché il persistente bisogno di decolonizzazione, restituzione e connesse preoccupazioni sociopolitiche emergenti dalle recenti manifestazioni del movimento per la giustizia razziale. Questo discorso è stato affrontato in modo avvincente da artisti del sud del mondo per decenni. La piattaforma, inoltre, vuole essere un’estensione della rete esistente, un mercato dell’arte decentrato che vuole mettere in primo piano il lavoro delle gallerie che operano al di fuori dei centri dominanti, soprattutto quello occidentale.
L’idea di Liza Essers è nata ad aprile 2020 e ha coinvolto diverse gallerie sparse in tutto il mondo tra cui: A Gentil Carioca, Rio de Janeiro; Chemould Gallery, Mumbai; Afriart Gallery, Kampala; kurimanzutto, Mexico City; Take Ninagawa Gallery, Tokyo; Gallery Lelong, New York City e altre. SOUTH SOUTH funziona su invito e per prenderne parte le gallerie possono pagare tra i 1500 e i 3000 dollari. Per quanto riguarda le realtà emergenti, invece, queste non dovranno pagare alcun costo. Ogni galleria avrà il suo video di presentazione e un breve documentario che racconta la città in cui lavora.
L’evento che inaugurerà ufficialmente la piattaforma si chiama SOUTH SOUTH VEZA, inizierà il 23 febbraio e terminerà il 7 marzo e potrà essere seguito, ovviamente, anche online. Veza significa mostrare, produrre o rivelare in isiZulu, una delle undici lingue nazionali del Sud Africa. I profitti raccolti saranno dati ad artisti e gallerie e, fino al 20% del ricavato, sarà destinato a partner senza scopo di lucro.
Liza Essers ha detto: «SOUTH SOUTH sarà una piattaforma di scoperta, per tutto l’anno, attraverso un portale centrale per esplorare i programmi delle gallerie dedicati al sud del mondo con gallerie invitate in grado di svolgere un ruolo nel plasmare l’evoluzione della piattaforma. Oltre a lanciare la piattaforma a febbraio, organizzeremo un evento di vendita dal vivo dal titolo SOUTH SOUTH VEZA, per il quale le gallerie partecipanti presenteranno un OVR (Online Viewing Room). L’evento sfrutta la tecnologia delle aste per lavorare tenendo sempre in considerazione gli interessi delle gallerie e degli artisti. L’ambizione è – nell’attuale assenza fisica di molte fiere d’arte – creare un quadro alternativo e un modello che sia flessibile e risponda alle esigenze di gallerie, collezionisti, curatori e artisti in questo momento critico».
Ancora una volta l’arte dimostra quanto le sinergie siano importanti, non soltanto per accorciare le distanze, ma anche per creare bellezza e mantenere vivo un mondo che, troppo spesso, viene posto in secondo piano e abbandonato a se stesso.
Immagine © South South