Il tempo per leggere, quest’anno, non è di certo mancato. Sono tanti i titoli che ci hanno tenuto compagnia nelle giornate più silenziose dei lunghi, lunghissimi, mesi precedenti. Alcuni divertenti, altri profondi, altri ancora attenti a riflessioni più impegnate. Titoli che difficilmente dimenticheremo. Ne abbiamo scelti alcuni, per voi, tra quelli che più ci hanno colpito: fumetti, saggi, romanzi, racconti e tanta editoria indipendente. Non temete, dunque, se non avete ancora trovato il regalo perfetto: ci abbiamo pensato noi. Perché un libro sotto l’albero è sempre la scelta giusta. Buona lettura!
Giusy: A Babbo morto, una storia di Natale – Zerocalcare, BAO Publishing (2020)
Il nuovo fumetto di Michele Rech è uscito in libreria appena qualche settimana fa, ma ha già scalato tutte le classifiche. Come lui stesso ha dichiarato, nonostante il tema natalizio, non è un’opera per bambini. Si tratta, infatti, di un’amara fotografia della realtà sociale in cui siamo immersi, un pugno allo stomaco che denuncia parte delle ingiustizie che ci circondano.
La storia si apre con la notizia della morte di Babbo Natale che, però, non è nelle vesti in cui i più piccoli lo conoscono, bensì rappresenta la personificazione del capitalismo, un industriale senza scrupoli che per anni ha sfruttato i suoi operai elfi, che ora vivono nell’incertezza della loro sorte, collegata alla probabile chiusura dell’impresa Klauss. I licenziamenti e le proteste che seguono ci portano alla mente moltissime scene cui assistiamo quotidianamente, con famiglie abbandonate a se stesse e una narrazione degli scontri che pende tutta a favore dei titolari di azienda.
Quella che sembra una semplice storia a fumetti è in realtà un’occasione enorme di riflessione su temi fondamentali: la valutazione del profitto al di sopra della salute, la negazione di qualsiasi diritto all’interno dei luoghi di lavoro, la battaglia senza fine dei rider contro il loro sfruttamento, l’economia del consumo a tutti i costi che ha oramai invaso le nostre vite. Una denuncia amara per prendere atto di ciò che accade e cercare di cambiarlo.
Flavia: Elogio del margine/Scrivere al buio – bell hooks e Maria Nadotti, Tamu Edizioni (2020)
È il 1998 quando in Italia si pubblicano, per la prima volta, Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale (Feltrinelli) e Scrivere al buio (La Tartaruga). Il primo è una raccolta di saggi di bell hooks (pseudonimo di Gloria Jean Watkins), il secondo un profondo dialogo a due, una conversazione tra la celebre attivista e la sua traduttrice italiana, già giornalista e autrice, Maria Nadotti. Quest’anno, in occasione del suo esordio, Tamu Edizioni ha scelto di riproporre entrambi i titoli in un unico prezioso volume, coniugando al tempo del Black Lives Matter quelle battaglie che ancora condizionano il nostro presente: la lotta per la parità di genere e la decostruzione della razza come motivo di discriminazione.
Ambedue, razzismo e sessismo, sono espressione di un’unica e onnipresente strategia del dominio e dell’abuso. Esplorare la marginalità, dunque, si fa condizione primaria per osservare e comprendere il centro da una prospettiva diversa, da quella periferia che è, nel mondo per come ce lo ha imposto l’Occidente bianco, capitalista e patriarcale, doveri e non diritti. Un mondo dove, al di là dei binari, un nero può lavorare ma non vivere. È proprio il concetto di marginalità, infatti, che bell hooks indaga a fondo e lo fa attraverso una scrittura intima e potente insieme dalla quale fiorisce un sentire nuovo, di riscatto autentico, della società e dell’universo come un’entità unica, inseparabile, completa – appunto – soltanto nella sua multiforme interezza. Perché il margine, ci dicono le autrici, non è un semplice luogo di privazione, una linea di demarcazione, è un luogo di radicale possibilità, uno spazio di resistenza, una condizione persino necessaria per guardare, immaginare e creare alternative e futuri nuovi. Dal centro al margine. Dal confine all’orizzonte. È una piccola perla quella che Tamu Edizioni ha scelto di regalarci. Non a caso, già nella classifica di qualità dei libri in traduzione 2020 de L’Indiscreto.
Marina: L’Ospite e altri racconti – Amparo Dávila, Safarà Editore (2020)
Un consiglio di lettura per anime gotiche, per chi non vuole rinunciare al brivido neppure a Natale: L’Ospite e altri racconti di Amparo Dávila (Safarà Editore) avvinghia il lettore alle pagine, lo perturba, lo terrorizza con l’orrore che si nasconde fra le pieghe della vita quotidiana. Nella raccolta, ogni parola di ogni racconto è carica di tensione e cura. Dávila lascia intuire ma non dice, l’elemento perturbante non è mai esplicitato. Come una maga, dosa gli ingredienti della paura con sapienza e lascia personaggi e lettori sempre sospesi in bilico tra due mondi: l’uno razionale, l’altro folle. Le sue parole somigliano a formule che stregano chi legge, lo avvinghiano in una morsa.
Acclamata quale regina del fantastico e dell’horror, la virtuosa del perturbante messicano ha sempre dichiarato di essersene preoccupata poco nella sua opera. Ciò che le interessava davvero, i grandi temi a cui ha consacrato la sua arte, sono l’amore, la follia e la morte. I suoi personaggi vivono l’amore come ossessione e come oppressione e, nonostante l’autrice non abbia mai scritto con dichiarato intento femminista, moltissimi testi contengono elementi che chiamano in causa il ruolo di genere, di donna, moglie e madre, mentre molti altri si concentrano sulla tossicità dei rapporti di coppia eterosessuali. I racconti sono brevi e si prestano bene alla lettura famelica e a quella lenta, magari in poltrona, rassicurati dalle luci intermittenti di un albero di Natale.
Francesca: Ragazza, donna, altro – Bernardine Evaristo, SUR (2020)
Ragazza, donna, altro di Bernardine Evaristo (BIGSUR) è un romanzo corale con dodici protagoniste, tutte molto diverse tra loro: giovani e anziane, etero e gay, nere e di sangue misto, matriarche di campagna o attiviste transgender. Un testo intenso e sofisticato che permette al lettore di costruire una prospettiva molto diversa sulla realtà storica contemporanea.
Nel libro la vita delle protagoniste è acutamente cucita insieme, grazie a una trama ricercata che ripercorre un secolo della storia inglese. Amma è particolarmente emozionata, elettrizzata, perché è finalmente arrivata la sua grande serata. Per la prima volta, un suo spettacolo sta per andare in scena al National Theatre di Londra, un luogo allo stesso tempo prestigioso e proibito a quelli come lei: una regista di colore militante. La presenza della figlia Yazz e della sua vecchia amica Shirley rendono il momento ancora più speciale. Vincitore del Man Booker Prize, è un viaggio alla ricerca di se stessi ma, allo stesso tempo, un modo per scoprire la realtà che ci circonda e capire quanto possa essere diversa, eppure, così vicina.
Vincenzo: Heidegger e il nuovo inizio. Il pensiero al tramonto dell’Occidente – Umberto Galimberti, Feltrinelli (2020)
Umberto Galimberti ha scritto un nuovo testo su Martin Heidegger (1889-1976), il filosofo tedesco considerato il massimo esponente dell’esistenzialismo ontologico e fenomenologico e, come afferma il pensatore italiano, il più grande filosofo del secolo scorso. Heidegger, infatti, ci ha insegnato che, a partire da Platone, tutta la filosofia si è preoccupata di salvare le cose del mondo e metterle a disposizione dell’uomo. La metafisica ha organizzato la visione del mondo su due scenari, quello dell’eternità, dove ci sono le Idee, e quello del sensibile, che è una copia di quello ideale. Il pensiero calcolante ha dominato la civiltà occidentale in nome della razionalità ed è l’espressione di questa concezione che vede nella tecnica la più efficace forma di organizzazione della vita umana. L’agire tecnico consiste nel raggiungere il massimo scopo impiegando il minimo dei mezzi. Tutto funziona, dice Heidegger, e questo è ciò che è inquietante, perché tutto quello che è al di fuori della razionalità tecnica, come il desiderio, la fantasia, l’immaginazione, fenomeni costitutivi della condizione umana, finiscono per essere considerati un disturbo, che è bene contenere o addirittura sopprimere.
Al di là delle luci e delle ombre presenti nella vita del filosofo tedesco, caratterizzata dall’adesione al nazismo, Galimberti coglie il passaggio fondamentale che Heidegger ha segnalato: la tecnica non è più uno strumento nelle mani degli esseri umani, ma questi ultimi sono diventati oggetti che vivono nell’ambiente dell’età contemporanea dominata dalla razionalità tecnica. La lettura dell’opera di Heidegger fatta da Galimberti, quindi, parla di un inizio che precede la metafisica platonica e di un nuovo inizio, che ha bisogno di un nuovo linguaggio – quello dei poeti? –, di cui l’uomo sente la necessità al tramonto della civiltà occidentale.
Alessandra: Se i gatti scomparissero dal mondo? – Kawamura Genki, Einaudi (2019)
Un giovane postino giapponese, timido e solitario, condivide le sue giornate con l’unico amico che ha: un gatto di nome Cavolo. Improvvisamente, scopre di avere una malattia terminale e che gli resta davvero poco da vivere. A sorpresa, a fargli visita è il Diavolo in persona, sotto forma di un eccentrico uomo di mezza età, che gli propone una serie di scambi: un giorno in più al posto della cancellazione dal mondo di qualcosa. Oggetti come i telefoni o gli orologi, finché Satana non chiede in cambio la sparizione dei suoi amati felini.
Se i gatti scomparissero dal mondo è un libro di Kawamura Genki, recentemente uscito per Einaudi e da cui in Giappone è stato tratto anche un film nel 2016. Dietro una trama fuori dal comune, si cela una storia toccante, dotata di toni surreali e un certo umorismo, ma in grado di colpire nel profondo.
Kawamura affronta il tema della morte, dei ricordi, di quanto e cosa un essere umano sia disposto a perdere e delle conseguenze di tali scelte, e lo fa con estrema delicatezza. Ogni cosa può avere un significato per qualcuno, anche ciò che sembra più inaspettato. Dalla prosa leggera e scorrevole, si divora in poco tempo eppure difficilmente si dimentica, intriso di una malinconia disarmante che mescola lacrime e risate, cultura giapponese e riferimenti all’Occidente. Se siete in cerca di una lettura originale, svelta, questa piccola fiaba moderna sarà capace di intrattenere e porre riflessioni sull’esistenza e sui legami, emozionando non poco e facendosi spazio nel cuore di ognuno.
Chiara: Le ragazze stanno bene – Giulia Cuter e Giulia Perona, Harper Collins (2020)
La parola femminista fa paura. Evoca significati sbagliati, isterici, esagerati, richiama erroneamente vittimismo, esaltazione, colpa. Fa ancora spavento, infatti, definirsi tali in un mondo che non ne accetta la necessità, eppure il femminismo è più diffuso che mai e serve, ancora, più che mai.
Le autrici di Le ragazze stanno bene sono le stesse di Senza rossetto, un podcast creato per raccontare le donne di ieri e di oggi. Con il loro primo libro, edito da Harper Collins, Giulia Cuter e Giulia Perona hanno voluto dare una voce a tutte le prime volte, a tutte le difficoltà che ogni donna affronta, accompagnando la narrazione in prima persona con dei dati tangibili – e indiscutibili – sugli ostacoli con cui ognuna nel mondo, persino la più privilegiata, è costretta a misurarsi.
Ogni capitolo è dedicato a un argomento di natura quotidiana – il ciclo mestruale, il lavoro, il sesso, la maternità, il consenso – che contribuisce alla disuguaglianza o allo stereotipo. Ma, sebbene racchiuda testimonianze e dati, il volume non risulta noioso né ridondante. Al contrario, si fa divorare, raccontando storie universali, sensazioni che accomunano le donne ed episodi nei quali ciascuna può rispecchiarsi.
L’analisi lucida della contemporaneità permette di comprendere che, sebbene non viviamo più nell’oppressione del passato, sebbene il femminismo non sia più necessariamente irruento, perché oggi le ragazze stanno bene o, almeno, stanno meglio, che sebbene oggi il femminismo sia diventato pop, esso non sia in realtà meno necessario e non sia meno fondamentale parlarne.
Alessandro: Il grande libro della scrittura – Marco Franzoso, Il Saggiatore (2020)
Il mestiere dello scrittore non è possibile da insegnare. Nessun manuale potrà mai promettere di trasformarvi nel nuovo Hemingway e, qualora dovesse farlo, fareste bene a non prenderlo sul serio e dedicarvi ad altre letture. Un buon libro sull’arte di scrivere potrà aiutarvi nella stesura di una storia lineare, sincera, coraggiosa, vera.
Il grande libro della scrittura, di Marco Franzoso (Il Saggiatore), è un invito al viaggio – anzitutto – dentro se stessi, dalle letture che segnano il cammino di ogni lettore all’osservazione del mondo in cui vive. L’autore, attraverso consigli, esperienze, confronti e, soprattutto, grazie al racconto, prende per mano chiunque conviva con una storia che non aspetta altro di essere raccontata, regala al destinatario della propria guida un pezzo di sé e dell’amore per la letteratura. Quattro copertine diverse, stile coinvolgente e tono accogliente, Il grande libro della scrittura è un inno alla bellezza e alla bellezza dell’imperfezione. Che si tratti di una storia d’amore, un thriller ricco di suspense o di un romanzo oceanico, chiunque si affiderà ai suggerimenti di Marco Franzoso troverà una strada tutta personale per affrontarsi e affrontare le parole che ha dentro. Un libro che suggerisce metodi e modelli, poi invita a tradirli.