Il Museo della Lingua Italiana nascerà a Firenze, come ha dichiarato il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, nell’anno in cui si celebrerà il settimo centenario della morte di Dante Alighieri. Prenderà vita, dunque, nel 2021, nell’ex convento di Santa Maria Novella, usufruendo di un investimento dello Stato di circa 4.5 milioni di euro. Lo scopo sarà quello di raccontare e, di conseguenza, far conoscere, la storia della nostra lingua a partire dalla Carta di Capua del 960 fino ad arrivare ai giorni moderni, attraversando i grandi nomi della letteratura quali Dante, Boccaccio, Leopardi, D’Annunzio, Machiavelli, Petrarca, Ariosto.
Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, a questo proposito ha dichiarato: «Un museo diverso da quelli a cui siamo abituati […] Un’esperienza concentrata, capace di consegnare al visitatore la ricchezza infinita della lingua, scritta e orale, antica e moderna, colta e popolare a un tempo». La volontà di creare un museo di questa portata è infatti non soltanto sostenuta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e, ovviamente, dal Ministro Franceschini, ma anche da molti rappresentanti dell’Accademia della Crusca, dell’Accademia dei Lincei, della Società Dante Alighieri, dell’Associazione per la Storia della Lingua Italiana e della Treccani. Del resto, i propositi sono tanti e importanti: il museo dovrà fornire una rappresentazione diacronica e sincronica dell’italiano ripercorrendo la sua storia e rappresentandone ogni sfaccettatura, dedicando particolare attenzione alla contemporaneità in evoluzione. Nel museo sarà possibile vivere esperienze reali e virtuali, per la presenza sia di materiale documentario visionabile che materiali multimediali, coinvolgendo il visitatore nella maniera più immersiva possibile.
Luca Serianni, capo della Commissione nazionale che si occupa della progettazione, in un’intervista rilasciata ad Artribune, a proposito della lingua italiana nel mondo ha dichiarato: «È un elemento che andrà valorizzato per il fatto che l’italiano ha rappresentato nei secoli scorsi una lingua diffusa e importante. Una cosa che vorrei valorizzare è la presenza di lettere di Elisabetta I in italiano. Quindi nel secondo Cinquecento, questa presenza dell’uso dell’italiano nientemeno che da parte della sovrana d’Inghilterra è un dato non notissimo, non noto quanto l’italiano di Voltaire, per esempio, di Mozart, che pure è molto significativo, e che andrà valorizzato perché in questo caso, rivolgendosi proprio al visitatore italiano, bisognerà, prima di ogni altra cosa, dargli idea dello stato di servizio, chiamiamolo così, della lingua nel corso del tempo, facendo vedere appunto la diffusione di questo uso. E naturalmente dando anche conto del settore dell’italiano all’esterno, di quali sono stati i rapporti dell’italiano con più paesi di area balcanica. Ci sono dei trattati di pace tra Russi e Turchi nel XVIII secolo che sono stati redatti in italiano: in questo caso l’italiano funzionava da lingua franca, lingua di nessuna delle due parti in conflitto. Oggi sarebbe naturale pensare all’inglese, però in certi settori questo è avvenuto per l’italiano».
L’edificio sarà composto da quattro livelli, anche se gli ambienti museali occuperanno il piano terreno e quello nobile. Il piano terra accoglierà esposizioni temporanee, la parte espositiva permanente del museo si troverà invece al piano nobile, con un percorso anulare. Nel mondo ci sono soltanto 65 musei dedicati alle lingue e di certo non poteva mancare quello della lingua italiana, la cui storia ed evoluzione nel tempo hanno un fascino incredibile. Non poteva, poi, non sorgere a Firenze, la città dove ha sede l’Accademia della Crusca, la più antica accademia linguistica del mondo, nonché luogo di nascita di Dante Alighieri considerato il padre della lingua italiana. Perché la nostra lingua e la nostra cultura sono un’eredità da tutelare, conservare e diffondere, le radici di un passato diventate comunicazione del presente.