Quando Elizabeth Noelle-Neumann parlava della sua famosa spirale del silenzio, guardava a una società fatta di conformismo e paura dell’esclusione, di individui disposti a convenire con tutte le opinioni dominanti e a non esporsi pubblicamente per nessun ideale pur di non rischiare l’allontanamento dalla comunità. È un po’ la stessa cosa che accade con la tirannia della maggioranza, la stessa di cui parlava Orwell con la sua critica al cieco conformismo politico. Si tratta di qualcosa che ha sempre spaventato gli intellettuali della modernità, la paura che la massa, invece di utilizzare sapientemente quel diritto di voto recentemente conquistato, agisse con noncuranza o che scegliesse solo in funzione del timore di essere demassificata. Eppure, nonostante la fondatezza di tutti quei timori, la contemporaneità si sta dimostrando molto diversa da ciò che ci si aspettava.
Oggi, agli individui che si conformano a ogni decisione della folla, si sostituisce una massa informe di scontenti che hanno il cieco bisogno di dimostrarsi diversi, anche a costo di sfidare il buonsenso. Sembra assurdo parlare di bisogno di diversità nella piatta società dei consumi, eppure quella spinta anticonformista sta prendendo sembianze distopiche che spaventerebbero persino l’autore di 1984. Il modus operandi di chi adotta questo atteggiamento è quello di mettere in discussione qualunque cosa, soprattutto le decisioni che vengono dall’alto. Quell’incessante bisogno di contraddire per il semplice gusto di farlo, che si spaccia per anticonformismo ma lo è solo per principio, non è un atteggiamento meno cieco e sconsiderato di quello della massa di cui si teme di far parte, non è una scelta più ragionata e più informata, è solo bisogno di affermare di essere diversi da tutti gli altri. È il conformismo dell’anticonformista, quello che invita al dubbio costante. Ma il timore che un Deep State, un potere sommerso, muova le fila della società, non rischia solo di creare quelle teorie del complotto irrealistiche a cui ci siamo più o meno abituati, ma pericolosi gruppi di sconsiderati fin troppo facili da controllare.
È ciò che sta accadendo con QAnon, la teoria cospirativa americana che inizia a trovare adepti anche in Europa. È stato definito il complotto dei complotti, non tanto perché rappresenta una sintesi dell’intera categoria, quanto invece per i numeri spaventosi che inizia ad avere. La sua definizione è quella di teoria del complotto di estrema destra, perché si oppone a una presunta cospirazione della potente e malefica sinistra politica che intenderebbe dominare il mondo. Tralasciando le velleità simili a quelle di certi cartoni animati che questa malvagia sinistra dovrebbe avere, QAnon, il folto gruppo di anonimi rivoluzionari del dark web, intende smascherare le pratiche sataniste, esoteriche e pedofile che colludono con il Deep State.
Fin qui sembra tutto abbastanza regolare, la QAnon conspiracy theory rispetta il copione di ogni distopia che si rispetti: poteri forti come burattinai, pochi illuminati dalla verità sulle cui spalle grava il destino del mondo, il costante sospetto che ci sia un inganno dietro l’angolo. Eppure, ha anche qualcosa di diverso, che non ha a che fare solo con il numero crescente dei suoi adepti, ma con il pericolo che rappresenta. Come abbiamo già spiegato in passato, l’essere umano tende a credere alle teorie del complotto, a vedere cospirazioni in ogni avvenimento, probabilmente perché incapace di comprendere la complessità del mondo, perché terrorizzato dalla propria insignificanza o perché provocato dal fastidio di essere controllato, di dover sottostare a qualcosa di superiore. Che sia un governo, la legge o le regole sociali poco importa, ciò che conta è il grido allo scandalo, alla maltrattata e abusata libertà di parola, alla dittatura – anche sanitaria. Ma se rifiutarsi di indossare la mascherina, di vaccinare i propri figli, di credere al cambiamento climatico o alla forma della Terra fa parte di quell’atteggiamento negazionista divenuto fin troppo popolare, QAnon ha qualcosa in più.
Non si tratta della solita e poco verosimile teoria secondo cui la famiglia reale inglese è composta per lo più da umanoidi rettiliani di origine aliena, e non si ha neanche a che fare con quel gruppo di scettici che non crede che l’uomo abbia posato piede sulla Luna. Il motore dell’azione di QAnon si basa sulla presunta rete di traffico di minori e pedofilia che avrebbe come finanziatori i più esposti membri del partito democratico americano. La teoria in sé è decisamente poco realistica, fondata su dichiarazioni di suddetti membri di CIA e FBI che scrivono solo in forma anonima della scandalosa scoperta della rete di schiavi sessuali minorenni che dovrebbe coinvolgere migliaia di bambini.
Immagino non ci sia bisogno di spiegare perché è poco credibile che nell’era dei social in cui tutti hanno una voce il rapimento di migliaia di bambini passi totalmente inosservato, quanto invece è interessante comprendere che la diffusione di QAnon sia in realtà legata alla scelta di un tema tanto aggressivo e scioccante con il quale sarebbe impossibile non empatizzare. È probabilmente per questo motivo che gli adepti sono così tanti: nel giro di sei mesi, infatti, l’Europa si è ritrovata con 450mila utenti di gruppi e pagine web dedicate alla cospirazione. Poi, a dare il colpo di grazia alla teoria già popolare negli USA, la pandemia, che ha reso gli individui ancora più inclini al negazionismo, aumentando i post riconducibili a QAnon del 21% rispetto all’anno scorso.
Quando una teoria del genere raggiunge così tante persone, uomini e donne convinti di sovvertire il sistema, di non esserne vittima, di non far parte di quell’ingenua massa che fa tutto ciò che le viene ordinato, quando sono in troppi a credere all’assurdo, è facile che la situazione si ribalti tragicamente. Gli adepti di QAnon si parlano per hashtag e meme, per sottili dettagli e allegorie della cultura popolare che dovrebbero rappresentare l’illuminazione. Ma, di fatto, sono solo persone facilmente manipolabili, che non hanno bisogno di indicazioni precise e a cui basta una pulce nell’orecchio, un input invisibile per credere all’impossibile. La strada che porta ad agire d’impulso, diventare pericolosi, terrorizzare, non è poi così lontana, come accaduto nella pizzeria di Washington, che doveva essere il nodo della rete del fantomatico traffico di minori, presa in ostaggio da un uomo e il suo fucile.
QAnon non ricorda le teorie dietro l’11 settembre, ma sembra più vicina ai protocolli dei Savi di Sion che, nonostante la comprovata falsità dei documenti, hanno alimentato il sospetto nei confronti degli ebrei utile alla propaganda antisemita del secolo scorso. Se il passato ci insegna qualcosa, è proprio quella di non sottovalutare il dilagare delle fake news, che hanno fatto tanti danni anche quando non avevano ancora questo nome.
Noi non siamo complottisti e non vogliamo diventarlo, ma se seguissimo le logiche che adottano loro, penseremmo che è molto più probabile che QAnon non sia la scoperta della verità, ma un abilissimo piano per conquistare consenso – o addirittura il mondo. Perché ai loro occhi, l’unico salvatore dal sistema corrotto, il campione repubblicano e il paladino della società, non è altri che il Presidente Americano Donald Trump. Non è difficile imbattersi in argomentazioni surreali sul web che spiegano la propria scelta di diventare filo-trumpiani perché l’unico a interessarsi alla salute dei bambini. In fondo, è facile ignorare i reali problemi che vivono l’America e il mondo, pensare solo a denaro e supremazia bianca e poi conquistare il consenso di tutti, a destra e a sinistra, negli USA e in Europa, con la semplice promessa di salvare gli unici indifesi che piacciono a tutti. Chi non converrebbe, chi non vorrebbe salvare tutti i bambini del mondo?
Noi non siamo complottisti e non ci importa se QAnon sia una strategia elettorale o il delirio di pochi che ha generato l’isteria di massa più grande della storia recente. Ma siamo spaventati dalla tendenza a negare l’evidenza, dai creduloni convinti di possedere le verità del mondo, che rischiano di degenerare in atti estremi e sconsiderati.