La tornata elettorale prevista per il 20 e 21 settembre è ormai alle porte. L’appuntamento con le urne di domenica e lunedì prossimi chiamerà al voto l’intera popolazione italiana avente diritto chiedendole di pronunciarsi sul referendum circa la modifica del numero dei parlamentari e, in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia e Valle d’Aosta per il rinnovo del Consiglio Regionale.
Si ripropone, un po’ ovunque, la sfida tra le forze di maggioranza e l’opposizione: da un lato PD e 5 Stelle (insieme o divise a seconda dell’opportunità di centrare il bersaglio grosso), dall’altro la coalizione di centrodestra targata Lega-FDI-Forza Italia. Ben poco spazio trovano, dunque, i candidati delle liste minori, in linea con la tendenza sviluppata a livello nazionale, con un Parlamento sempre più nelle mani dei grandi partiti e a esclusione delle voci fuori dal coro.
Dei concorrenti alla carica di Governatore che non vestono le bandiere dei gruppi sopracitati quasi non se ne conoscono i nomi, e ancor meno spazio viene offerto da giornali e tv agli schieramenti che si propongono di guidare. In Campania – la regione dove è registrato questo giornale – la situazione non è dissimile dal resto della Penisola, con i candidati slegati dalle mega-liste di Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro (al terzo atto della loro disputa, ormai ai limiti del personale) che hanno affidato soltanto alle proprie forze – e ai social network – la diffusione della loro campagna elettorale, il propagarsi delle idee e delle istanze che intendono portare a Palazzo Santa Lucia.
A tentare la corsa – improbabile – al feudo dello Sceriffo, vi sono anche Giuliano Granato (Potere al Popolo) e Luca Saltalamacchia (Terra), entrambi affascinati dall’ipotesi di proporre un’alternativa schierata per davvero a sinistra. La politica del meno peggio – pratica ormai ben consolidata nella mente degli italiani, che pur di contestare l’ascesa di Silvio Berlusconi si sono piegati, negli anni, alla fiducia verso chiunque proponesse un’opzione benedetta dal simbolo di un partito già consolidato, dall’Ulivo di Prodi al PD di Matteo Renzi – sembra non offrir loro alcuna possibilità di successo, con il popolo campano già rassegnato a confermare la fiducia all’ex Sindaco di Salerno pur di non cedere al trio promosso da Matteo Salvini. Tuttavia, non soltanto lo strapotere del Governatore uscente potrebbe esser la causa che ne minerà le aspirazioni di ascesa al trono.
La soglia di sbarramento per l’accesso in Consiglio Regionale della Campania è fissata alla quota apparentemente non impossibile del 3%, ed entrambi, verosimilmente, punteranno a raggiungerla per portare la propria azione disturbante – e qualche proposta di carattere civico e ambientale – tra banchi che, troppo spesso, in tempi recenti, hanno scordato di distribuire e promuovere l’equità sociale. Mai come in questi casi, però, sembra lecito chiedersi quanto possa risultare opportuno proporre la sfida di Davide contro Golia (pur consci di poter, alla meglio, mirare a graffiare il gigante all’altezza delle caviglie) anziché camuffarsi da Cavallo di Troia ed entrare vestiti del tricolore dei dem per assicurare, così, alla propria voce una maggiore possibilità di lasciarsi ascoltare.
Nel caso del primo, Giuliano Granato, ci piace pensare che la scelta adoperata fosse l’unica percorribile. Potere al Popolo – o, per meglio dire, l’Ex OPG Occupato – insiste sul territorio napoletano già da diversi anni e, presso la struttura dell’ormai abbandonato ospedale psichiatrico, nello spazio tra i quartieri di Mater Dei e Salvator Rosa, ha dimostrato di saper essere un centro di accoglienza per le istanze popolari più disparate. Granato, in particolar modo, si è spesso schierato al fianco dei lavoratori precari, a supporto dei loro diritti, ha trentaquattro anni e con il gruppo del centro sociale è stato una spina nel fianco anche dell’amministrazione comunale guidata da Luigi de Magistris, motivo per cui il rapporto della città con i ragazzi di Je so’ pazzo si traduce sempre in una relazione di amore-odio.
Sono proprio le tensioni a intermittenza con il Primo Cittadino di Palazzo San Giacomo a non deporre a favore del gruppo. La politica – per quanto possa sembrare ignobile pronunciare o persino scrivere una frase come quella che segue – è tante volte una questione di compromessi, e non aver mai fatto sconti a una giunta tutto sommato piuttosto vicina per istanze e obiettivi a PaP potrebbe far pensare a una scarsa capacità di gestione di dinamiche (purtroppo o per fortuna) più grandi di quelle che si instaurano in un contesto di un centro sociale o durante una manifestazione di piazza.
Diversa è l’analisi che ci viene da proporre nei riguardi dei secondi, i rappresentanti di Terra, la nuova trovata di Sinistra italiana, Rifondazione e Comunisti italiani, che nelle treccine di Greta Thunberg hanno scoperto una missione attraverso la quale rinnovare il proprio impegno, ancora una volta. Se per Granato l’ipotesi di concorrere alle Regionali della Campania in solitaria sembra l’unica coerente con la testardaggine del movimento, nel caso di Terra prende le sembianze di un’ultima spiaggia, in particolar modo per i gruppi sopra citati, passati dall’appoggio a PD e DemA fino alla corsa da solisti, a seconda della situazione di comodo – evitando di contare i nomi cambiati negli ultimi anni, come a essere attenti a non lasciarsi riconoscere dall’elettorato deluso.
A tal proposito, l’alleanza sotto un’unica veste ambientalista potrebbe – per assurdo – far danno ai comitati di Stop Biocidio e Insurgencia, per i quali un discorso come quello appena proposto per l’Ex OPG avrebbe probabilmente portato a una minore possibilità di affermarsi ma, chissà, a un’ipotesi preferibile di linearità con le proprie battaglie sui territori mosse ben prima che la sedicenne svedese chiedesse ai politici del mondo intero di colorarsi di verde, e non per come lo intendiamo in Italia.
In entrambi casi, comunque, il lavoro da fare non potrà non passare da un’identità da costruire e progetti da far vivere anche prima e dopo la chiamata alle urne, cosa che spesso non è successa, che spesso non succede. Certo, non solo per questo motivo De Luca e Caldoro continueranno a recitare la parte degli unici galli in un pollaio di timidi pulcini, ma la costruzione di una credibilità che si sposti e confermi nel tempo è imprescindibile per mirare a minarne la leadership. E, in questo, Giuliano Granato e Potere al Popolo sembrano avere le idee un po’ più chiare dei loro rivali. Anche a sinistra.