Nasce il Pompeii Commitment, un portale e una collezione di arte contemporanea permanenti sotto la direzione scientifica di Massimo Osanna, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei – nonché nuovo Direttore Generale Musei del MIBACT –, a cura di Andrea Viliani, Responsabile e Curatore del CRRI (Centro di Ricerca del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea) con la partecipazione di Stella Bottai e Laura Mariano.
Pompeii Commitment. Materie archeologiche/Archeological Matters è un progetto che si basa sullo studio e sulla valorizzazione delle materie archeologiche conservate nelle aree di scavo, ma anche nei depositi di Pompei, al fine di creare una collezione di arte contemporanea per il noto sito archeologico. Non si tratta affatto di un progetto semplice e infatti è strutturato in due fasi: la prima partirà questo autunno è terminerà l’inverno 2021, la seconda avrà inizio direttamente il prossimo anno.
In questa prima fase, il Pompeii Commitment intende realizzare un portale web che diventi un ingresso vero e proprio al sito archeologico. Su questo portale infatti sarà possibile trovare documenti, progetti di ricerca, saggi testuali, saggi visivi, podcast e filmati e gli autori saranno le personalità più disparate, tra cui artisti, scrittori, critici, curatori e attivisti contemporanei da tutto il mondo. Si tratta quindi di mettere insieme le conoscenze certe che, attraverso un processo collettivo, possano riflettersi sulla fine e sull’inizio dei mondi. Tutto questo prenderà vita sotto forma di pubblicazione scientifica. Il portale verrà quindi costantemente aggiornato e attraverso esso sarà possibile attivare un confronto diretto anche con alcuni professionisti del parco archeologico.
La seconda fase del Pompeii Commitment prevede invece un programma di commissione, produzione e presentazione di opere d’arte che entreranno a far parte della collezione del parco. Si tratta di manufatti, documenti ed esperienze degli artisti che sono stati invitati a riflettere sui significati che può assumere l’archeologia pompeiana. Questa fase è ispirata al progetto Italian Council, promosso dal MiBACT che ha lo scopo di studiare e valorizzare l’arte contemporanea italiana, nello specifico della contemporaneità del sito archeologico pompeiano da parte di artisti italiani e internazionali.
Tutto quello che verrà raccolto nella seconda fase del Pompeii Commitment sarà discusso ed esposto in anteprima a Pompei, poi le opere nate dall’incontro di questi artisti saranno presentate anche in altre sedi istituzionali, in esposizioni temporanee o periodiche e saranno previsti seminari, conferenze e workshop.
Il Pompeii Commitment vuole quindi essere uno strumento per valorizzare Pompei attraverso un’arte che sembra distante anni luce dai reperti archeologici che il parco custodisce, un patrimonio storico e naturalistico “contemporaneo” che vuole ispirare la ricerca a una nuova lettura dei beni, anche attraverso un coinvolgimento digitale. Massimo Osanna ha dichiarato: «La materia archeologica è in primo luogo la disciplina stessa dell’archeologia, ovvero lo studio del passato attraverso lo scavo, l’analisi e l’interpretazione dei reperti in relazione al loro contesto di rinvenimento. Un’indagine che l’archeologo affronta necessariamente agendo nel presente secondo un processo aperto anche all’intuizione, alla formulazione di ipotesi, all’invenzione e avvalendosi di una visione olistica e di un approccio pluridisciplinare per ricomporre dalla frammentarietà un’unità possibile. Ma materia archeologica sono anche gli innumerevoli reperti con cui l’archeologo si confronta, nel loro stato attuale, quali architetture, sculture, mosaici, affreschi, oggetti d’uso comune, o i resti organici e inorganici, tutti loro, e a loro modo, specie viventi che recano innumerevoli tracce di accadimenti e di conoscenze pregresse e che condividono con noi il mondo in cui viviamo. Questo rende non solo la “materia archeologica” una disciplina potenzialmente contemporanea, il cui orizzonte è rivolto al futuro più che al passato, ma anche un insieme di energie che oltrepassa le supposte differenze fra tempo storico e trasformazione ambientale, distruzione e ricostruzione, vita e morte».
Per Andrea Viliani il Pompeii Commitment ricongiunge archeologia e contemporaneità ovvero i reperti archeologici nel loro stato di conservazione e comprensione sempre mutevole e le manifestazioni culturali contemporanee nella loro molteplice e contraddittoria creazione di conoscenze e immaginari che ancora non esistono. Il progetto connette le testimonianze di catastrofi già avvenute con scenari di rischio e ricreazione contemporanei, producendo un patrimonio esperibile non solo quale “eredità” del passato ma anche come esempio di “rigenerazione” e “potenzialità”. Questi non sono oggetti inerti ma creature, “del fango, non del cielo”, per citare Donna Haraway, sono conoscenze e immaginari vivi e in opera che possono quindi fungere da stimolo non solo per l’analisi e l’implementazione del patrimonio esistente, ma anche per la creazione di nuovi scenari, in un contesto aperto al confronto fra le generazioni, le provenienze, le discipline e le materie da cui il nostro mondo è abitato e di cui è composto. In questo senso intendiamo usare la parola “responsabilità” (“commitment”): come prospettiva che dal passato si affida al presente e dal presente al futuro, ovvero come invito ad assumere un atteggiamento di consapevolezza, di impegno, di proposta nei confronti della persistente contemporaneità, e urgenza, epistemiche che un sito archeologico come quello di Pompei continua a trasmetterci.
Un azzardo o un colpo geniale? Certo si tratta di un connubio strano, seppur interessante, quello tra l’arte contemporanea e l’archeologia, ma il Direttore Massimo Osanna – che ha già risollevato una volta Pompei – sembra non avere dubbi e, attraverso questo progetto, potrebbe portare ancor più prestigio al sito archeologico.