Per l’anno 2023, in via del tutto straordinaria, il titolo di Capitale Italiana della Cultura è stato conferito alle città di Bergamo e Brescia. Lo scopo è quello di promuovere il rilancio socio-economico e culturale di quella che purtroppo è stata l’area più colpita dall’emergenza sanitaria da COVID-19. Le due città dovranno quindi presentare al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, entro il 31 gennaio 2022, un progetto unitario di iniziative finalizzato a incrementare la fruizione del patrimonio culturale materiale e immateriale.
Del resto, quella italiana è figlia della Capitale Europea della Cultura, città designata dall’UE che per un anno ha la possibilità di mettere in mostra la sua vita e il suo sviluppo culturale. Si tratta di un mezzo, concepito per avvicinare al settore i cittadini continentali, che è stato lanciato il 13 giugno del 1985 su iniziativa di Melina Merkourī, allora Ministro della Cultura nel governo greco. Fu proprio Atene nel 1985, infatti, a forgiarsi del titolo. Da quel momento in poi, l’iniziativa ha avuto sempre più successo con un incredibile impatto culturale e socio-economico per i numerosi visitatori attratti dalle città selezionate. In Italia invece, a seguito del Decreto Cultura, la Capitale della Cultura è nata nel 2014 con l’elezione di Matera. Gli obiettivi da raggiungere seguono sempre una stessa linea: valorizzare i beni culturali e paesaggistici e migliorare i servizi rivolti ai turisti.
La nomina di Bergamo e Brescia è assolutamente straordinaria ed è la prima volta che viene assegnato il titolo senza che il Comune abbia partecipato al bando di selezione. Bergamo e Brescia, città storicamente rivali, lo scorso maggio avevano l’intenzione di candidarsi, un modo per loro di reagire a un periodo terribile dovuto all’emergenza coronavirus. Antonio Misiani, Viceministro all’Economia ha dichiarato: «È un riconoscimento importante per due città ricche di storia e cultura, duramente colpite dalla pandemia. Da oggi, lavoreremo tutti insieme, bergamaschi e bresciani, per rendere questo progetto una bellissima occasione di rilancio». Unire le forze, dopo aver vissuto mesi così difficili, è quindi un’opportunità importante deponendo quella che è un’antica rivalità. Il Sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, ha dichiarato: «Abbiamo tutte le ragioni per pensare che Brescia e Bergamo possano esser per storia, cultura e anche per quello che ci è capitato, simbolo di una ripresa del Paese, di un Nord fortemente ferito. […] Abbiamo ragionato insieme considerando questa candidatura un emblema per l’intero Paese, dopo quello che abbiamo vissuto e in parte stiamo ancora vivendo. Dimostrando come le città siano resilienti, reattive e in grado di riprendere il loro cammino e anzi recuperare quelle energie che hanno dimostrato di avere anche nei momenti più drammatici».
Non la pensa diversamente il Sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che ha detto: «Tra i danni fatti dal COVID a tanti settori delle nostre città, ce c’è uno che sta soffrendo più di tutti, ovvero quello culturale. Oggi il panorama è molto dissestato, non solo per le grandi istituzioni, ma anche per le piccole associazioni che però nel loro insieme sono la linfa culturale della città. Noi non solo vogliamo candidarci a Capitale Italiana della Cultura, ma vogliamo dire che alla cultura diamo un primato tra le nostre attenzioni. A tutte queste realtà vogliamo dare un orizzonte comune. È un lavoro che comincia oggi e attraversa i prossimi due anni. E che crediamo abbia un effetto innanzitutto sui nostri cittadini: la cultura come il modo per prendersi cura delle ferite, per ripensare al senso della nostra comunità, del nostro modo di vivere e per dare a tutti un segnale forte di fiducia. Questo lo scopo che ci siamo prefissati».
Sicuramente non sarà facile ripartire con le idee proposte per il 2023, tuttavia quest’occasione darà modo a Bergamo e Brescia di farlo insieme, pensando a un progetto ampio, e sicuramente ambizioso, affinché sia possibile valorizzare il patrimonio di entrambe le città. Perché la cultura possa diventare sempre più un simbolo di riscatto e di forza, piuttosto che un punto debole da nascondere o mettere da parte perché è proprio con essa che si riesce a mostrare il meglio di ogni città, di ogni Paese. Tirar fuori l’orgoglio verso un patrimonio storico, artistico e paesaggistico unico, riconosciuto in tutto il mondo e che può davvero abbattere i muri dell’indifferenza e della distanza. Perché ciò di cui abbiamo bisogno è riapprendere il senso di appartenenza verso i nostri territori, verso il nostro Paese e verso le ricchezze che abbiamo a portata di mano, troppo poco elogiate. E, forse, ripartire da Bergamo e Brescia è davvero un giusto inizio.