L’ennesima sciagura ha colpito il mondo della serie televisiva Glee. Il corpo dell’attrice statunitense Naya Rivera è stato ripescato il 13 luglio scorso nelle acque del lago Piru, in California. La donna, 33 anni, era scomparsa cinque giorni prima, durante una gita in barca assieme al figlioletto Josey, di soli 4 anni. Il piccolo è stato ritrovato addormentato a bordo e ai soccorsi ha dichiarato che la mamma lo ha aiutato a risalire dall’acqua per poi svanire nel nulla. «Ha salvato suo figlio ma non ha avuto le forze per salvare anche se stessa» sono state le parole dello sceriffo Bill Ayub della contea di Ventura. Pare, infatti, che l’attrice si trovasse in un’area nota per la presenza di forti correnti e di una fitta vegetazione acquatica, già in passato luogo di annegamenti.
Lo show musicale Glee l’aveva resa nota al grande pubblico nel ruolo di Santana Lopez, una delle studentesse protagoniste. Creata da Ryan Murphy, Brad Falchuk e Ian Brennan, la serie è andata in onda tra il 2009 e il 2015, narrando le vicende degli studenti del glee club, il club di musica del liceo McKinley. Tra il cast, Matthew Morrison nei panni del professore Will Shuester e Jane Lynch come la coach Sue Sylvester. Il successo ottenuto, soprattutto grazie alla colonna sonora fatta di grandi cover – è stato tanto clamoroso da vantare numerose candidature e premi prestigiosi quali Golden Globe ed Emmy.
Purtroppo, sembra che la “maledizione” sullo show continui ad abbattersi. Il corpo della Rivera è stato infatti ritrovato nello stesso giorno del settimo anniversario della morte di Cory Monteith, il quarterback Finn Hudson. L’attore e cantante canadese, promettente star, è stato ritrovato privo di vita nell’albergo Fairmont Pacific Rim di Vancouver, a seguito di un mix letale di eroina e alcol. E non è tutto. Il 30 gennaio 2018, l’attore e musicista Mark Salling – Noah Puckerman nella serie – si è suicidato. Già denunciato per molestie e percosse dall’ex compagna, era stato poi arrestato per possesso di materiale pedo-pornografico trovato nel suo computer. Era in attesa della sentenza.
Sia il cast che i fan si sono mostrati sconvolti di fronte a tanto dolore insensato. Un susseguirsi di tragedie che ha generato quella che è ormai definita dai media la maledizione di Glee. Ma sono tante le opere cinematografiche e televisive avvolte da un’aura di mistero e sciagura, eventi avvenuti durante o in seguito alle riprese che hanno contribuito nel tempo a farle rientrare nella schiera dei maledetti, una condizione che continua a generare nel pubblico un certo fascino tra il curioso e l’inquietante.
Restando in tema serie tv, sono molte quelle che si sono distinte nel tempo in quanto a sventura. Senza dubbio, un primato va a Vita da strega, serie anni ’60 che ha visto la scomparsa prematura dei propri attori, tra cui quelle della protagonista Elizabeth Montgomery, morta per tumore, e di Agnes Moorhead. L’ha scampata invece Dick York il quale, per poter curare la sua sempre più cagionevole salute, ha scelto di lasciare la serie. Anche l’attrice Diana Hyland è stata costretta ad abbandonare le riprese de La famiglia Bradford a causa di un tumore, purtroppo risultatole fatale. Lany O’Grady, per abuso di farmaci e droghe, è deceduta nel 2001, mentre Susan Richardson ha combattuto a lungo con depressione, abuso di cocaina e svariate patologie.
Ultima fra tutte e più recente, Sons of Anarchy. L’amata serie sulle vicende di una banda di motociclisti ha visto la morte di Johnny Lewis – interpretava Half-Sack – avvenuta dopo numerosi tragici eventi che l’hanno reso piuttosto inquieto e preso da comportamenti alquanto insoliti e violenti, fino al ritrovamento del cadavere. Pare che l’attore si sia suicidato gettandosi dal tetto di casa dopo aver ucciso l’anziana padrona. Nel 2018, David Labrava (Happy) ha invece perso il figlio adolescente, sempre a causa di un suicidio per depressione.
Anche al cinema gli esempi di film maledetti strabordano. Tra i più celebri, il caso de L’esorcista, che è costato la vita a ben nove persone durante e poco dopo le riprese. Tra questi, l’attore Jack MacGowran, l’attrice Vasiliki Maliaros, diversi tecnici e membri dello staff. Alla première di Roma, un forte temporale abbatté una croce in ferro di una chiesa vicina, episodio che convinse buona parte del pubblico in fila a dileguarsi. Infine, un corto circuito provocò un incendio che distrusse quasi l’intero set. Gli eventi furono così preoccupanti da convincere il regista William Friedkin a chiedere al reverendo William O’Malley (Padre Dyer) di praticare un vero esorcismo sul set.
Nel mirino un altro film horror, The Omen – Il Presagio, 1976. Un fulmine colpì per ben due volte l’aereo su cui viaggiava lo staff ma l’evento più inquietante fu senz’altro ciò che capitò a John Richardson, l’addetto agli effetti speciali. Mentre si trovava sul set di un altro film, ebbe un incidente in cui la sua fidanzata morì decapitata. Una delle famose scene di The Omen è proprio quella in cui un personaggio muore nella stessa maniera.
Anche Poltergeist ha visto, terminate le riprese, la morte di sei membri del cast, tra cui le giovanissime Dominique Dunne, strangolata all’età di 22 anni, e Heather O’Rourke, morta appena dodicenne a causa della malattia di Crohn. Infine, vale la pena menzionare Gioventù Bruciata, pellicola del 1955 con protagonista James Dean, il quale morì in un incidente d’auto. Infausta sorte anche per l’amico e collega Nick Adams, deceduto in circostanze sospette per un’overdose di antidolorifici. Sal Mineo fu invece accoltellato per strada da ignoto e Natalie Wood morì mentre si trovava a bordo di uno yatch.
Di fronte a simili tragedie non possiamo, da fan, che dirci addolorati e sconcertati. Allo stesso tempo, però, sembra inevitabile provare a chiedersi perché alcuni film e serie tv attraggano così tanta negatività al punto da essere ritenuti da media e pubblico maledetti. Un susseguirsi di infelici eventi che lascia dell’amaro ma che conferisce a queste opere – e a molte altre – una malata celebrità. Ma cos’è che spinge le persone a farsi attrarre da simili situazioni? Possiamo dire che non si tratta affatto di una novità né di una preoccupante parafilia. Piuttosto, è quel voyeurismo insito nell’essere umano, per intenderci quella voglia di fermarti a guardare un incidente mentre sei alla guida della tua auto pur sapendo che non dovresti farlo. Quella curiosità di conoscere inquietanti dettagli nei casi di cronaca.
Non è una coincidenza che i canali YouTube che raccontano le storie più macabre, le vite dei serial killer più noti, da cui vengono tratti, per l’appunto, film e serie tv – basti pensare a Jeffrey Dahmer, John Gacy, o Ted Bundy – catturino così tanto l’attenzione. La gente vuole vedere ciò che non potrebbe e dovrebbe mai fare. La gente necessita di adrenalina, spesso anche malsana. Lo spettatore si sente psicologicamente più forte, distante e al sicuro di fronte alle disgrazie altrui, ignorando che quell’altrui è chiunque di noi. Oppure, senza troppi fronzoli, a volte si tratta di banale curiosità morbosa nei confronti di qualcosa di assurdo. Da set, appunto.