Il 16 luglio uscirà in Italia, per Fazi Editore, Il mare senza stelle di Erin Morgenstern. Verrà pubblicato nella collana Lainya, l’etichetta di Fazi che pubblica fantasy e romanzi per ragazzi. Ma non fatevi ingannare dalla dicitura: ci troviamo di fronte a un romanzo impossibile da fissare in una categoria. Il mare senza stelle è, infatti, un’opera ambiziosa, un arazzo tessuto con minuzia. È un romanzo fatto di scampoli di storie, ciascuna connessa alle innumerevoli altre anche tramite un solo filo. E ognuna di queste somiglia più all’idea di una storia che può dare un dipinto o una sinfonia. Il mondo creato da Morgenstern fonda su una mitologia nuova, che lascia al lettore l’onore e l’onere dell’interpretazione. I miti del mare senza stelle traboccano di simbologia e di rimandi intertestuali e multimediali. Un entusiasta Francesco Fazi aveva dichiarato in un’intervista per ANSA: «In questo libro ci sono anche influenze e richiami alla musica, alla pittura, alla scultura, all’architettura, al cinema e al teatro. È un libro che definirei sinestetico, dall’atmosfera ricchissima».
Nei primi capitoli impariamo a conoscere il protagonista, Zachary Ezra Rawlins, anche e soprattutto grazie a ciò che ama. Zachary condensa in sé moltissime peculiarità dei millennial, di cui è un esemplare perfetto senza risultare stereotipato. Gli elementi che hanno contribuito a forgiare la generazione nata a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 sono lasciati qua e là come piccoli indizi e, anche, come inviti all’approfondimento. Dai librogame, ai videogiochi RPG, alle sciarpe a tema Harry Potter, ai film di fantascienza, alla tendenza di cercare in mondi altri un rifugio all’interno del quale sentirsi padroni del proprio destino.
I rimandi a capolavori della letteratura per l’infanzia sono continui: oltre al già citato maghetto, ci sono riferimenti e strizzate d’occhio alla Narnia di C.S. Lewis, ad Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, a Nel Paese dei Mostri Selvaggi di Maurice Sendak. Non mancano neppure menzioni alla grande letteratura americana: Raymond Chandler, Donna Tartt, Shirley Jackson. L’amore per i libri, la passione per le storie, trasuda da ogni parola ed è reso esplicito da omaggi costanti, come quelli che ho appena nominato. L’urgenza del racconto è prevalentemente tramandare e condividere questo ardente amore con il lettore e, in tal senso, Il mare senza stelle mi ha ricordato non poco L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón e Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino.
Il protagonista, infatti, venuto per caso in possesso di un libro misterioso – apparentemente senza autore – vi trova all’interno un pezzetto della sua storia personale. Questa storia ha a che fare con una porta dipinta, sulla quale campeggiano i simboli dorati di un’ape, una spada e una chiave. Il libro, però, termina bruscamente in quel punto e lui, che si nutre di storie, parte alla ricerca disperata di un modo per ricostruire la sua vicenda.
Tutto il romanzo alterna capitoli in cui seguiamo i progressi di Zachary a capitoli strappati dai libri custoditi in un luogo avvolto dal mistero e protetto da figure mistiche: il Porto del Mare senza Stelle. È qui che Morgenstern dà prova della sua innata capacità di tessitrice di storie. Il mondo fantastico partorito dalla sua mente ha un fascino raro, elegante e solenne, eppure riconoscibile. L’estetica del mondo di Morgenstern non ha età: è un crocevia di storie in cui i draghi possono convivere con le case in stile coloniale, in cui il sapore classico della fiaba si mescola alla necessità tutta contemporanea di discutere le questioni di genere nei videogame. È come una stanza d’albergo di gran lusso ma che profuma comunque di casa. O, meglio ancora, come uno di quei posti in cui sai che potresti perderti ma non t’importa perché vale la pena di rischiare per la bellezza.
È un romanzo che si legge con tutti e cinque i sensi. In alcuni punti, sembra di accarezzare con mano le superfici di velluto del Porto; di sentire il profumo di fumo e miele che emana l’enigmatica Mirabel, con i suoi capelli rosa e il sorriso da Gioconda; di sentirci sfiorare la pelle della nuca dalla voce seducente del cantastorie Dorian, di sentire in bocca il sapore di miele del mare. Anche qui, il riferimento simbolico è importante: in fondo, l’ambrosia era l’antico cibo degli dei e garantiva a chiunque lo bevesse l’immortalità. Nuovi miti, nuovi simboli si mescolano a quelli vecchi, in una contaminazione costante, inaspettata e degna del miglior Neil Gaiman: la nuova fatica di Erin Morgenstern sembra aver assorbito tutte le più belle suggestioni di Stardust e del capitolo della storia a fumetti di Sandman Casa di Bambola.
Uno dei personaggi sacrifica un occhio per la possibilità di vedere il futuro, come Odino nella mitologia nordica – lo stesso Neil Gaiman si era ispirato alla mitologia norrena per il suo celebre American Gods. La madre di Zachary è una veggente dalla spiccata spiritualità, che crede in un pantheon vastissimo di divinità. Il gufo, la lepre, le api, il gatto sono presenti in ogni punto della narrazione e ciascuno è una diversa metafora, ciascuno sta per qualcos’altro. Non a caso, le prime parole del romanzo avvertono il lettore: tutto quello che leggerà è metaforico e si piega alla sua personale interpretazione. Non vengono fornite spiegazioni o facili risposte alle domande che affolleranno la mente del lettore alla fine del libro. Questo non significa, però, che chi legge venga abbandonato nel buio labirinto della confusione. Ci si sente, invece, come un pirata, sospinto dallo spirito di avventura a scandagliare ciò che non conosce con febbrile curiosità, pronto a solcare mari di racconti in cieli neri come la pece. Se Il mare senza stelle è catalogabile come romanzo per ragazzi, allora è uno di quei romanzi per ragazzi che rappresenta la fatidica svolta: il colpo di fulmine che ti marchia a vita come amante della lettura.
Fazi Editore ha messo a disposizione di tutti i lettori de Il mare senza stelle una bella playlist su Spotify, che potete ascoltare qui.
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