Il mondo dell’arte, dello spettacolo e della cultura ha sofferto il lockdown dovuto alla pandemia da COVID-19 in maniera particolare. La dimensione pubblica e relazionale delle attività artistico-culturali non riesce a rappresentarsi bene per via telematica, attraverso i dispositivi tecnologici, pure così importanti per la continuazione delle attività didattiche, del telelavoro e di altre mansioni che appartengono al mondo della vita individuale e sociale.
Sabato 30 maggio, il centro storico della città di Napoli sarà attraversato da artisti, musicisti e performer che mostreranno la loro “devozione” artistica per A Madonna de rose, denominazione del Festival internazionale dell’arte e della cultura, che avrà il suo luogo-evento soprattutto a piazza San Domenico Maggiore, dove gli artisti si esibiranno, nel rispetto delle regole sul distanziamento – questa volta fisico, ma non sociale, possiamo affermare – in nome dell’arte libera e della creatività, intesa come bene relazionale e pubblico.
Il Festival Madonna de rose è attivo a Napoli da due anni, a cura degli artisti e operatori sociali Marco Aspride e Francesco Federico. Come ci ha detto l’amico Vincenzo Crosio, poeta, artista e storico delle idee che per l’edizione 2020 è autore, testimone e co-organizzatore della manifestazione, il Festival avrà un seguito importante, nello spazio geografico e nel tempo futuro: «Abbiamo in animo di proseguire il festival di arte popolare Pulcherna che vuole dare quest’anno un panorama napoletano, nazionale e internazionale dell’esperienza artistica, poetica, video e musicale».
L’ideazione e l’organizzazione de A Madonna de rose, ci racconta ancora Crosio, intende scalfire due preconcetti, e cioè che l’arte sia inutile e per questo marginalizzabile, una specie di bottega bohemienne, e ancora che l’arte definisca confini e limiti. In effetti, accade proprio il contrario: nell’attuale epoca storica, piena di contraddizioni e spesso tendente all’abisso temporale, l’arte locale, nazionale e internazionale ha un compito fondamentale: aggregare, simbolicamente e realmente, la voce dei popoli e delle genti. Insomma, evocando un detto di Paolo di Tarso che recita mai più stranieri e meteci nella casa divina, Crosio e gli autori del Festival ci parlano, in effetti, della cittadinanza universale.
Il Festival è articolato in tre fasi. In una prima fase, avviene la raccolta e la pubblicazione dei materiali artistici; poi vi è la seconda fase dell’evento-festa artistica collettiva: la processione degli artisti che seguiranno il dipinto dell’artista Francesca Strino raffigurante la Madonna delle Rose. La terza fase, infine, proseguirà itinerante, attraverso la città partenopea e oltre.
L’appuntamento con la parata artistica con la Madonna delle Rose, quindi, inizierà alle ore 16 di sabato 30 maggio, partirà da piazza San Domenico Maggiore e procederà passando per il centro storico di Napoli.