Sessantotto medaglie d’oro ai campionati regionali, cinque titoli di campioni d’Italia, un oro e un bronzo agli europei, infine, uno storico gradino più alto del podio ai mondiali. È l’incredibile bottino conquistato, in soli otto anni, dall’Arcieri Club di Napoli del Presidente Francesco Carrasco. Nelle fila di quello stesso club, milita Anna, sorella minore di Francesco, ed è proprio lei ad aver vinto il titolo mondiale a Zagabria.
I due ragazzi vivono a Scampia, quartiere spesso sotto i riflettori per le vicende di cronaca nera o le rappresentazioni cinematografiche di Gomorra. Eppure, la loro, come tantissime altre, è una storia che va nella direzione esattamente contraria, una storia di rinascita di un’intera comunità che ha tanta voglia di rivalsa.
Francesco e Anna, come tutto l’Arcieri Club, sono un punto di riferimento per centinaia di ragazzi delle scuole della zona con le quali collaborano, li introducono al proprio sport, mostrano loro una via alternativa alla strada.
Nonostante il grande impegno sportivo e sociale, però, i due giovani napoletani non hanno ancora una sede in cui allenarsi, nonostante le innumerevoli richieste già fatte pervenire a tutti gli organi preposti. Pagano migliaia di euro ogni anno alla Città Metropolitana di Napoli per usufruire di una palestra, moltiplicando, così, gli sforzi per confermarsi sempre al vertice in quella loro disciplina tanto bistrattata dallo sport italiano quanto ricca di soddisfazioni e storie da raccontare.
Abbiamo raggiunto, allora, i due Robin Hood per sentirle proprio dalle loro parole. L’amarezza è tanta, giunge violenta come le frecce scoccate dai loro archi, ma la passione che li lega al tiro con l’arco accende una luce brillante nei loro occhi.
Cominciamo da Anna e il suo titolo di campionessa del mondo conquistato a soli diciannove anni. Parlaci di questo straordinario successo.
«Il mondiale è stato un traguardo difficile da raggiungere, frutto di importanti sacrifici. Ho dovuto mettere da parte il divertimento per potermi allenare di più. È stata un’esperienza unica, indimenticabile. Quando ho scoccato la freccia che mi ha dato la vittoria del mondiale non riuscivo a crederci. E, a posteriori, ti accorgi che gli sforzi sono serviti, come mi è servito il sostegno di tutto il gruppo della nazionale che ha fortemente creduto in me.»
Prima della conquista del titolo mondiale, quali sono stati i tuoi passi nel tiro con l’arco?
«Ho intrapreso il mio percorso arcieristico all’età di tredici anni ottenendo da subito grandi soddisfazioni. Ho vinto, infatti, il mio primo campionato regionale lo stesso anno in cui ho iniziato, proseguendo con la conquista di cinque campionati italiani che mi hanno portato fino alla convocazione per i mondiali di Zagabria, nel 2014. È stato un percorso in salita, fatto di tanto impegno. Ma ricco, altresì, di inaspettate soddisfazioni.»
In molte discipline è difficile conciliare la vita sportiva con quella sociale e, soprattutto, scolastica. In Italia, la scuola e la palestra sembrano due mondi spesso troppo distanti, come se l’uno escludesse necessariamente l’altro. Tu ci riesci? In che modo?
«L’amore e la passione per questo sport mi hanno dato l’energia sufficiente per riuscire a conciliare entrambe le cose. Mentirei se dicessi che non ho dovuto far fronte a tanti sacrifici e difficoltà, ma la determinazione fa apparire questi sforzi alquanto superflui. Ed è forse questo il segreto.»
Di quanto allenamento c’è bisogno, ogni giorno, per poter ambire ai traguardi che tu stessa hai raggiunto?
«Ogni sport necessita di molta costanza se si desidera arrivare in alto, e l’arco non fa eccezioni. In media, direi che bisogna allenarsi almeno cinque ore al giorno.»
Torniamo a parlare con entrambi. Fate parte, tu e tuo fratello Francesco, che ne è presidente, dell’Arcieri Club di Napoli. Un circolo la cui storia è ricca di medaglie e soddisfazioni. E, con voi, tutta la famiglia… raccontateci la vostra esperienza.
«È mio fratello Francesco che ha dato il via a tutto questo. È lui che ci ha trascinati tutti in questa nuova disciplina. Francesco ci fa da presidente e da tecnico, io do una mano in ogni sua iniziativa a favore del club. La presenza e la vicinanza di mamma e papà è altrettanto importante, sia per il loro impegno sportivo che, soprattutto, economico. Insieme, inoltre, siamo fortemente impegnati nel sociale.»
Eppure, non avete ancora una vostra sede.
«Non abbiamo ancora una sede siccome è difficile ottenere una struttura dalla Città Metropolitana. Al momento, anzi, siamo noi a pagare alla stessa 10 euro per ogni ora di allenamento, per l’affitto di una palestra.»
Anna, è vero che ti alleni nel corridoio di casa? Come fai?
«Sì, purtroppo, io come tanti altri ragazzi dell’associazione arcieri, mi arrangio come meglio posso. Gli spazi, come immagini, non sono ovviamente idonei, non fosse altro che le dimensioni del mio appartamento non sono quelle del campo di gara, molto più largo. Le palestre, però, come detto prima, costano caro, quindi, ogni arciere cerca di allenarsi in casa in base ai propri spazi.»
A chi intendete rivolgere un appello affinché possiate trovare una collocazione stabile che possa, quindi, essere il punto di riferimento per tanti giovani che vogliono avvicinarsi al vostro sport?
«Questa richiesta andrebbe inviata, per gerarchia, innanzitutto al Sindaco De Magistris e all’Assessore allo Sport. Tuttavia, nonostante molteplici incontri, non siamo ancora riusciti ad ottenere alcun che. A volte ci si sente stanchi. Non sappiamo più a chi rivolgerci.»
Voi due siete di Scampia e, purtroppo, il vostro quartiere balza alle cronache troppo spesso solo per atti legati alla criminalità organizzata. Che risposta sarebbe poter piantare il nucleo del vostro esercizio proprio nel quartiere dove vivete?
«Scampia è il posto più giusto per iniziare con grandi progetti. Ci sono bellissime persone, ragazzi di tutte le età che hanno tanta voglia di emergere. Basta dar loro la possibilità di scegliere. Poi, qui, al contrario di ciò che si racconta, si vive molto bene, ma non per meriti del Comune, ma grazie alla municipalità e alle associazioni che lavorano sul territorio.»
Se attraverso il nostro sito volessimo fare qualcosa di concreto per l’Arcieri Club, in cosa potremmo dare un aiuto? Proviamoci insieme!
«Può sembrare banale, ma a noi basta la possibilità di gridare e di far conoscere la nostra storia a tutti. Quello che incrementa la delinquenza e la corruzione è il silenzio.»