Il narratore ha più di due occhi, ma per fortuna non ha soluzione. Ha mani – sì – come gli altri, per battere le traversie della speranza, per soggiogare piccoli mondi in bottiglia affinché essi possano prendere – seminati dalle correnti – mari e mari diversi in rivista nella rilettura. Questo vale per i suoi lettori ma vale anche per se stesso. Entrare e uscire da un libro di racconti ben scritto è come illuminare questa sequenza, frangere i flutti della fantasia, siano essi reali o meno, e anzi, portandone il dubbio come un marchio. L’indispensabile immaginifico in un racconto supera in tal modo ogni precedente rappresentazione visiva di un viaggio. E nel viaggio e in questo viaggio – che è la costante del libro di racconti La linea dei passi di Enzo Rega (edizioni Helicon) – la simulazione è sufficientemente viva sopra i dettagli da poterci permettere di navigare.
Una delle necessità sottese a questo libro è quella di suggellare un patto con l’io che esperisce e tramuta il mondo con le proprie visioni. Tale non è solo un espediente narrativo, stavolta, e non perché l’io narrante non sappia cambiare genere o tono, ma perché la lettura dei mondi – e insieme la loro creazione – avviene deliberatamente in una forma circolare che non eccede tramando sottile, ovvero non crea distorsioni rispetto all’originaria indefinitezza del narrare, dunque non crea soluzioni al modo in cui avevamo inizialmente inteso.
Altro elemento comune a tutti i racconti che compongono La linea dei passi è la città. Con ciò si intenda che essa, pur viva, non fa da cornice o sfondo alle storie, ma rappresenta il fulcro dal quale come a raggiera si estendono le riflessioni e le storie dei personaggi, così diversi e non pacificati dal punto di vista emotivo da non stancare in una ben costruita sequenza. Nei dodici racconti qui contenuti troverete alcune delle sentinelle psicologico-comportamentali dell’umano, trasformate attraverso la narrazione in profonde suggestioni. In più casi, tale attività prende il largo da incipit potenti e raffinati come in Il racconto di Parigi, Idillio senza fine, Barocco fiammingo; altre volte viene sublimata attraverso un approccio intenzionalmente diaristico; altre volte ancora si condensa gradualmente attraverso la forma dell’epistola, aprendo attraverso il ricordo alla parte dialogante dell’io.
Tra le città sorgeranno dunque gli spettri dell’uomo che sembra dover fare da contraltare a una ricerca della felicità mai così doverosa quanto nell’era abulica del consumismo, e vi si troverà una compiutezza di speculazione sentimentale e morale: Non c’è altro, nella frenesia dei passi, che la fredda astrazione del pellegrinaggio e della sua devozione. E nell’aria, l’incapacità di sottrarsi all’insidia sottile dei rimandi e delle citazioni che hanno lo strano potere… di fare del luogo geografico, anch’esso, un topos, sospendendone l’immagine… Allora, l’improbabile topologia dell’anima.
E, ancora, brevi amori fatti di sguardi e di poche parole, e una dichiarazione come di intenti (fuori da supposti significati di giustapposizioni rispetto alla vita reale) in un assunto che può star bene tanto a un narratore o poeta, quanto a un cineasta: Io cerco la città attraverso la sua immagine letteraria (From London). Oltre poi i luoghi per come tutti potremmo provare a conoscerli, verrebbe da dire. Parigi, Londra, certo, ma un itinerario italiano “visconteo e viscontiniano” tra Rozzano e Milano e poi Bologna, Forlì, Cesena. Alcune città solo lambite, altre intraviste avvicinando la terra natia (una Genova solo sfiorata) e di più: una ricerca d’origini in senso goethiano che non possa fare a meno proprio dei contatti con le età della formazione, quelle dei libri e delle immagini, dell’arte e dell’arte nei rapporti umani vivifici. Allora ecco una Torino dal sapore metafisico con De Chirico, ma anche la figurazione istantanea di un Nietzsche impazzito, e il bar Elena, luogo di incontro di Gramsci e Gobetti.
C’è, poi, luogo per un personaggio femminile emblematico, Maria, che sembra essere alla ricerca di una propria identità. Pare quasi che un accesso di vaghezza le consenta di travalicare tempo e visibile, eppure convive con la segreta ripugnanza di un mondo fatto al maschile dal punto di vista del desiderio e delle ambizioni personali, cucite forzatamente addosso alle persone (Barocco Fiammingo). E c’è tempo per uno sguardo su una città e su un mondo che è probabilmente anche il mondo, nel senso che in nuce contiene i caratteri caleidoscopici del possibile attraverso la virtù di un personaggio: l’ascolto insieme del sonoro e del visivo del mondo (Da Mulhouse, Alsazia).
Inevitabilmente, ci sono la città come la provincia che diventa in una felice citazione di Enzo Rega quella provincia addormentata coniata da Michele Prisco (autore incautamente riposto dalla bulimia consumistica dell’editoria e non solo degli ultimi decenni): in La linea dei passi, la provincia che è appena fuori la metropoli diventa un punto privilegiato di osservazione che conferisce solidità all’immaginario ridestando il pensiero. Curiosità: il libro raccoglie testi degli anni Ottanta-Novanta ed è stato pubblicato nella forma in cui era stato “chiuso” al tempo.
Nato a Genova nel 1958, Enzo Rega risiede a Palma Campania (Napoli), ha vissuto anche a Bergamo e Siracusa. Si occupa di letteratura, filosofia, cinema e critica della cultura. Insegna in un liceo e ha collaborato con l’Università di Salerno e il Suor Orsola Benincasa di Napoli. Redattore di Gradiva e Levania, scrive per L’Indice dei libri del mese, Poesia, Italian Poetry Review. Tra i volumi pubblicati: di narrativa Le albe inutili (C.E. Menna) e Due volte futuro (Michelangelo 1915 Editore); di poesia Acroniche angolazioni (Forum/Quinta Generazione) e Indice dei luoghi. Poesie da viaggio (e d’amore) (Laceno/Mephite); di saggistica Berlino e dintorni. Arte, cultura e vita nel Novecento (Edizioni Il grappolo); A colloquio con i poeti: De Angelis, Fontanella, Neri (con Carlangelo Mauro, Stango); Il cinema come fenomeno sociale (con Pasquale Gerardo Santella, Loffredo); Derive mediterranee. Immagini letterarie da Napoli all’altra sponda (con una nota introduttiva di Ermanno Rea, l’arca e l’arco edizioni,; menzione d’onore al Premio Casentino”2018). Con la Zanichelli ha pubblicato, tra il 2014 e il 2017, un corso per le scuole superiori di Scienze umane.
Un contributo a cura di Marco Melillo