Io non intendo sollevare discussioni sulla tecnica fotografica né, tanto meno, ho la pretesa di sostenere la superiorità del procedimento (bromolio-trasferto), che io soglio praticare, su quella comune carta al bromuro. Qualsiasi procedimento può elevarsi a livello d’arte: scriveva così Domenico Riccardo Peretti-Griva nel suo La fotografia è una cosa seria, un’ideologia che lo ha accompagnato per tutta la vita da fotoamatore.
Peretti-Griva è stato tra i più noti esponenti della fotografia pittorialista in Italia e il fatto che la sua arte sia sbocciata durante il ventennio fascista rende ancora più interessante le sue opere. Il pittorialismo è stato scelto da molti fotografi quale mezzo di pura evasione, anche perché erano impossibilitati ad approcciarsi con questo mezzo a tematiche sociologiche sia per quanto riguarda il fotogiornalismo che le avanguardie storiche.
Domenico Riccardo Peretti-Griva si è avvicinato alla fotografia soltanto nel 1910. Nato nel 1882 a Coassolo Torinese, ha studiato giurisprudenza, intraprendendo la carriera di magistrato, ed è stato il primo Presidente della Corte d’Appello di Torino e il primo Presidente onorario della Corte di Cassazione. Ha comunque portato avanti questa grande passione frequentando cenacoli fotoamatoriali torinesi, dove il dibattito sulla fotografia era particolarmente vivace. Proprio a Torino è stata fondata nel 1899 la Società Fotografica Subalpina, presieduta da Edoardo Bertone di Sambuy, e composta da circa 27 fotografi piemontesi: da questa società è nata la rivista internazionale di Annibale Cominetti, La Fotografia Artistica, una sorta di Camera Work europea.
Dopo la grande rassegna internazionale del 1902 – organizzata dal Duce degli Abruzzi nell’ambito dell’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna –, in ambito fotografico Torino è diventata il centro italiano più attivo. Ricordiamo i fratelli Jest, Venanzio Giuseppe Sella, Vittorio Sella, Guido Rey, Secondo Pia e tanti altri che in diversi settori, non soltanto strettamente legati alla storia della fotografia italiana, hanno realizzato opere magistrali. Peretti-Griva è stato conquistato dal pittorialismo e dalle sue tecniche, anche e soprattutto perché consentivano possibilità di intervento e interpretazione. Il fotoamatore torinese si è dedicato al bromolio e al bromolio-trasferto, tecniche nelle quali ha raggiunto straordinari risultati. Il suo nome spicca insieme a quelli di Franco Manassero, Italo Bertoglio, Enrico Unterveger, Ottaviano Ecclesia, Silvio Maria Bujatti ed Enrico Battirelli, alimentando la discussione sul tema dei puristi – tra cui ricordiamo Bologna e Bricarelli – che invece rifiutavano completamente le manipolazioni con stampa agli inchiostri grassi.
Dal 1920 circa, Peretti-Griva ha partecipato a rassegne fotografiche, occupandosi anche di critica e di estetica, pubblicando saggi presenti in tantissime riviste e annuari specializzati. Proprio da questi scritti è emerso il suo gusto pittorialista, genere particolarmente in voga durante le due guerre considerato dal fascismo il più innocuo. Il fotoamatore, inoltre, si è dedicato anche a saggi di diritto e a libri di fiabe e, come fotografo, ha illustrato diversi volumi quali Torino, impressioni fotografiche o ancora Roma, novanta vedute romane e molti altri. Ha inoltre realizzato qualche reportage in Polonia ed è stato uno dei primi fotografi occidentali a recarsi in Cina.