Ci scuserà il maestro Pirandello se prendiamo in prestito e modifichiamo il titolo di una delle sue più rinomate opere, ma tanta è l’esigenza di riadattarlo a una situazione piuttosto grottesca che sta avendo luogo nelle ultime settimane, nonostante la drammaticità del momento. Mentre il Paese si trova in ginocchio di fronte a quella che è la più grande crisi dal dopoguerra a oggi, con gli esperti che sono alla ricerca di soluzioni per fermare il coronavirus e con il numero di morti che ha superato quota 10mila, infatti, stiamo facendo i conti con le manie di esibizionismo di qualcuno che evidentemente sente il dovere di puntare i riflettori su di sé. Rimarrà deluso chi penserà che ci stiamo riferendo a Matteo Salvini, il quale – seppur arrugginito – ne prova comunque di ogni pur di tenere alta l’attenzione in maniera inversamente proporzionale ai sondaggi che vedono il suo partito calare. A questo proposito meglio bypassare sulla ripugnante scena del leader leghista che recita insieme a Barbara D’Urso L’Eterno Riposo: un momento televisivo decisamente atroce.
Per restare sul gusto dell’orrido, concentriamoci invece su uno dei protagonisti dei giorni scorsi – in negativo, ovviamente – che, come dicevamo, ce la sta mettendo tutta per interpretare la parte di chi deve necessariamente farla fuori dal vaso pur di farsi notare: Matteo Renzi. Niente di nuovo sul fronte di Rignano, sia chiaro, il fondatore di Italia Viva ci ha abituato a questi colpi da maestro sin dal memorabile #enricostaisereno, quando ha rassicurato il suo collega – per giunta da Segretario di partito – che non gli avrebbe scippato la poltrona di Presidente del Consiglio oppure quando nel mezzo di un dibattito sulle modifiche costituzionali ha messo in discussione il ruolo promettendo di andare via dalla scena politica in caso di vittoria del NO al referendum, come se il voto fosse su di lui e non sul testo più importante del nostro ordinamento. E gli esempi non finiscono certamente qua.
Ma, dicevamo, nonostante la minaccia/promessa poc’anzi citata, Renzi è ancora qui a rilasciare dichiarazioni inappropriate e inopportune, soprattutto in una situazione che richiederebbe un minimo di delicatezza. Basti pensare al suo commento alle parole pronunciate la sera di sabato 21 marzo da Giuseppe Conte quando, dopo una giornata passata ad accordarsi con le Regioni e con le parti sociali, il Primo Ministro si è rivolto ai cittadini per affermare che un nuovo decreto avrebbe di lì a poco sancito la sospensione di ulteriori attività che non riguardassero i servizi pubblici essenziali e lo ha fatto non nel corso di una consueta conferenza stampa ma tramite una diretta andata in onda anche sulla sua pagina Facebook. Una scelta che il Senatore fiorentino ha così commentato sul proprio account: Ci aspettano ancora giorni difficili. Noi rispettiamo le regole del Governo sulla quarantena. Ma il Governo rispetti le regole della democrazia. Si riunisca il Parlamento. E si facciano conferenze stampa, non show su Facebook: questa è una pandemia, non il “Grande Fratello”. Insieme ce la faremo.
Ora, essendo tra coloro che hanno sottolineato gli errori di comunicazione propri di questa fase, lamentiamo ancora una volta il fatto che quella sera Conte avrebbe potuto indicare quali attività si sarebbero fermate e quali no anziché mantenersi sul generico e lasciare sulle spine chi non sapeva se di lì a poche ore avrebbe dovuto recarsi al lavoro. Ma come ha potuto l’ex Segretario del PD scrivere un post simile? Ha avuto senso ribadire che rispetta le regole del Governo sulla quarantena, come se si trattasse di un favore personale a qualcuno? Tra l’altro, le regole di quello stesso Governo di cui il suo partito fa parte e che lui, in prima persona, ha contribuito a far nascere lo scorso agosto e che ora, invece, sta facendo di tutto per mettere a repentaglio. Perché ha chiesto che si riunisse il Parlamento, la cui convocazione non spetta in alcun modo a Conte essendo il primo potere legislativo e il secondo Capo del Governo, dunque potere esecutivo? C’era davvero bisogno di sottolineare che siamo in una pandemia e non al Grande Fratello? Quasi come se lui ne fosse avulso e, invece, su quelle reti si è trovato spesso, sin da quando si è presentato ad Amici in prima serata per dialogare con i giovani, gli stessi ai quali, una volta a Palazzo Chigi, non ha dedicato particolari attenzioni.
Ma il meglio di Matteo Renzi è certamente emerso la scorsa domenica, quando in un’intervista ad Avvenire ha proposto di riaprire. Cosa? Le fabbriche prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le messe. Per intenderci meglio, mentre non si capisce se abbiamo o meno raggiunto il picco, la sua idea è quella di far tornare gli operai a lavorare prima di Pasqua, dunque in questi giorni, e di riaprire le scuole a maggio, facendo inevitabilmente saltare dalla sedia gli esperti, tra cui il professore Burioni che ha parlato di progetto irrealistico e il professore Lopalco che ha definito folle la proposta.
È ovvio che si debbano mettere in atto misure concrete in tempi brevi per imprese e famiglie ed è altrettanto ovvio che ci vogliano personalità all’altezza della situazione sia nella delicata fase attuale che in quella successiva, ma in questo gioca un ruolo importante l’Unione Europea – che mai come oggi dovrebbe dimostrare perché si chiama in quel modo – alla quale finora ci siamo rivolti in maniera decisa e dalla quale pretendiamo risposte al più presto, tant’è vero che Conte ha affermato che, in mancanza di aiuti, faremo da soli. Ma in questo momento un dirigente di partito non può permettersi di chiedere la riapertura di strutture perché ne conseguirebbero ulteriori contagi.
Come se non bastasse, nella stessa intervista, l’ex Sindaco di Firenze ha contestato il continuo cambio di documentazione invocando un’autocertificazione in meno e un tampone in più: a parte che non si capisce come le due cose possano essere collegate, gli andrebbe spiegato che i modelli di autocertificazione variano in virtù del graduale cambiamento delle misure previste dal Governo. È naturale che, se progressivamente si decide di evitare lo spostamento dal Comune in cui ci si trova o si aumentano le multe, cambino anche i modelli che hanno come riferimento i vari dpcm. Aberrante è, invece, un altro commento: il mondo che ragionava solo di eutanasia difende la vita. Cosa c’entra con il COVID-19 il fatto di essere favorevoli alla volontaria decisione di anticipare la morte in caso di malattia o di sospendere un trattamento terapeutico?
Non si è mai sentito qualcuno pro eutanasia che facesse il tifo per l’espansione di un virus o per l’estinzione di massa. In cambio, abbiamo assistito, purtroppo, a un politico che non riesce a contenersi nemmeno in una fase emergenziale, mostrando di non avere alcuna sensibilità istituzionale: cosa ancora più grave se questo politico è un tale Matteo Renzi, ex Presidente del Consiglio, dunque uno che conosce le istituzioni – o almeno dovrebbe – e comprende la necessità di dotarsi di spirito di unità, il che naturalmente non esclude il diritto di critica ma preclude lo sciacallaggio. Anche di questo, però, i cittadini si accorgono, motivo per cui può togliere la maschera.