«A me interessa ben altro, sto cercando altro». Ci eravamo lasciati così, nel dicembre 2017, noi di Mar dei Sargassi e Giò Sada, cantautore pugliese di straordinario talento vincitore dell’edizione 2015 di X Factor, certamente soddisfatto del percorso compiuto con la sua band lontano dalle telecamere di SKY, ma stanco dell’ipocrisia e delle regole in cui il mondo del mainstream lo aveva catapultato. Dopo quasi tre anni da quell’appuntamento – che coincideva con una delle tappe del tour di Volando al contrario –, Giò ha tenuto fede a quel proposito ed è tornato con un nuovo album: Terranova.
Nuove sonorità, nuovo progetto, nuovo nome ma, soprattutto, una nuova persona. Giò – accompagnato da Marco Fischetti – diventa, così, Gulliver, esplora terre a lungo desiderate ma mai solcate, affronta con coraggio un viaggio dentro se stesso, lasciando fuori tutto ciò che è stato. Terranova è uscito lo scorso 28 febbraio dopo l’anteprima dei brani 100 vite, L’essere meccanico, Se non sono necessario e Figli, il disco è la sintesi del pensiero del protagonista dell’opera di Jonathan Swift, una critica alla società moderna, un mondo che ci vuole soli.
La chitarra elettrica è rimpiazzata dal sintetizzatore, la grancassa dalla drum-machine, Terranova segna il passaggio dell’artista originario di Bari dal rock all’acustico, alle sfaccettature dell’elettropop, al world, un salto che ha lasciato tanti fan della Barismoothsquad – il gruppo con cui Giò ha composto Volando al contrario – con un senso di smarrimento, di confusione. Nell’alter ego di Gulliver, però, Sada si mette a nudo, si spoglia di ogni difesa e racconta le fragilità di una generazione senza certezze, orfana della solidarietà tra le persone, dell’amore verso ciò che circonda vite spesso distratte dall’apparire.
I testi di Gulliver sono la vera forza del nuovo album, immagini nitide di una ricerca interiore non priva di sofferenze, di domande irrisolte e spesso poco pertinenti rispetto alle risposte pre-impostate offerte dalla società in cui si muove. Vado con l’aria, traccia d’apertura di Terranova, è il manifesto perfetto di ciò che è stato e sarà l’intero peregrinare del cantautore attraverso gli otto brani che compongono la song list e che si chiude con il pezzo omonimo dell’intero album.
«Terranova è anche la prima canzone nata dal progetto, una sequenza di immagini di un mondo quasi senza uomini, dove gli animali guardano vecchi film sulla tragicomica fine dell’umanità circondati da una natura che sa fare a meno di noi. Rappresenta il limbo di una generazione che non riesce a immaginarsi un futuro migliore, diventando per la storia un vuoto di memoria». Giò Sada affida ai social il racconto dei propri intenti, del sentimento che mette in gioco cercando contatto con le coscienze di chi nella musica, e nella sua voce, ha trovato e sa di poter trovare un approdo.
Ma che razza di finale se poi ci lasciamo andare?, chiede Gulliver a se stesso, a chi lo circonda, a noi tutti, ai giovani persi di fronte al muro che offusca l’orizzonte del proprio futuro. E, allora, eccoli i punti di continuità con il suo percorso: l’interrogazione delle coscienze, la messa in discussione dei valori della società, com’era nell’impeto di Essere stati uomini o nelle note di Deserto, fino ai brani che Sada porta con sé dai primi passi nel punk, come Ciò che lascio.
Ora che il nuovo album, Terranova, è finalmente sul mercato, non resta da aspettare di rivederlo sul palco, nel tour che lo impegnerà, probabilmente, già prima dell’estate, un appuntamento a cui gli amici di Giò – perché è così che appaiono i fan che amano seguire il cantautore pugliese – non vedono l’ora di ritrovarsi, curiosi di scoprilo in questa nuova veste, di capire cosa porterà con sé e cosa avrà lasciato definitivamente sulla strada che lo ha portato a voler essere Gulliver, sulla strada verso una Terranova.