Dopo le frizzanti Elezioni Regionali in Emilia-Romagna e Calabria che non avranno nessun effetto sulla stabilità del governo Conte, sorprende incredibilmente quanto sta avvenendo in merito alle prossime suppletive. Abbiamo già avuto modo di commentare la scelta del centrosinistra di candidare Sandro Ruotolo al collegio uninominale di Napoli: un nome concordato con la società civile che vede nell’ex inviato di Annozero una persona cosciente dei problemi sul territorio che da sempre racconta e contrasta. Una scelta certamente in controtendenza con l’attitudine dei partiti di candidare i propri rappresentanti in seggi a loro estranei paracadutandoli qua e là per garantire un posto sicuro (tra i più noti, la Boschi a Bolzano e Salvini in Calabria).
Ma oltre alla nomina di Ruotolo, ce n’è un’altra – non ancora ufficiale – che vale la pena sottolineare: è quella di Federica Angeli, giornalista di la Repubblica, per il collegio uninominale di Roma lasciato scoperto da Paolo Gentiloni. Al momento sembra esserci la convergenza di Italia Viva, Azione di Calenda e Più Europa che, finalmente, potrebbero indovinarne una tutti insieme valorizzando, così, una persona con una storia di peso alle spalle che non è – solo – una storia politica.
Già, perché dal 2013 la cronista romana vive sotto la protezione delle Forze dell’Ordine per le inchieste giornalistiche che ha portato avanti sulla situazione di Ostia, dove già ben sette anni fa raccontava gli intrecci illeciti del X Municipio di Roma trovandosi coinvolta in situazioni spaventose e rischiando in prima persona. Come quando fu sequestrata per un’ora da un imprenditore cui lei poneva domande sui modi poco chiari con i quali aveva ottenuto la concessione di uno stabilimento balneare, oppure come quando suo figlio incrociò lo sguardo di un boss mafioso che gli fece il segno della croce allo scopo di intimidire la madre tramite lui. O, ancora, quando alcune donne del clan Spada la insultarono in un’aula di tribunale.
A Federica Angeli, infatti, va assolutamente riconosciuto di essere arrivata in quei posti quando in pochi conoscevano il malaffare e la situazione di illegalità che regnava nel territorio ostiense, anticipando le inchieste della magistratura e l’intervento dello Stato, che nel 2015 ha poi provveduto a sciogliere il Consiglio Comunale del X Municipio di Roma per infiltrazioni mafiose.
È, dunque, sempre una buona notizia quando personalità dedite alla lotta alla criminalità organizzata decidono di mutare il proprio impegno, pur perseguendo lo stesso obiettivo. Come dicevamo, infatti, la giornalista ha attraversato quella che non è solo una storia politica, ma è anche una storia politica. Potremmo mai dire che chi sceglie di raccontare i territori, provando a interpretarli, non si impegna politicamente? Saremmo davvero in grado di affermare che chi si scontra con determinati sporchi poteri territoriali non costituisce quella parte sana dello Stato da cui meriteremmo di essere rappresentati? Non pensiamo che chi già da privato cittadino si è speso per denudare e attaccare le associazioni criminali non possa dare un apporto diventando istituzione e, finalmente, contribuendo a una più robusta legislazione antimafia?
Di certo, questo è quanto dovrebbe augurarsi chiunque sia attento a questioni tanto scomode perché seriamente interessato a debellare le mafie, confidando naturalmente che Federica Angeli e tutti coloro che vantano un tale onorato background decidono di entrare in politica possano pienamente mettere a disposizione del Parlamento e, di conseguenza, del Paese la propria esperienza e la propria energia, senza farsi mettere i bastoni tra le ruote da chi non ha nessuna intenzione di condividerne la missione.
Ci permettiamo di sostenere quanto sopra con molta umiltà, ben sapendo l’accortezza che contraddistingue i soggetti in questione e la loro elevata conoscenza dei politici e dei politicanti, ma è ben nota l’attitudine di parte di questi a voler evitare argomenti scottanti. Se, quindi, sembrano chiari i motivi per i quali proporre la candidatura di una figura come Federica Angeli, è meno chiaro l’atteggiamento di Italia Viva verso temi che indirettamente riguardano la stessa giornalista. Ricordiamo, infatti, che vi è un processo aperto nei confronti di un membro del clan Spada per violenza privata verso la reporter che rischia di cadere in prescrizione, con tanti saluti ai gridi di giustizia della Angeli mentre Italia Viva si è apertamente mostrata contraria alla riforma Bonafede che limiterebbe e renderebbe la stessa prescrizione più breve: chissà se il caso concreto della candidata farà cambiare loro idea.
Per niente comprensibile è, invece, il niet del Partito Democratico alla proposta di Renzi&co: dal Nazareno, infatti, si starebbe valutando di presentare il Ministro dell’Economia Gualtieri. Ora, capiamo l’ebbrezza per il risultato romagnolo, ma davvero Zingaretti e compagni sono disposti ad aprire una sfida contro una persona con una storia come quella che ha la Angeli per il solo gusto di non accontentare il senatore fiorentino? Sembrerebbe che questa presa di distanza sia dovuta alle elezioni comunali romane che si terranno nel 2021: ma, perché, sarebbe così impensabile avere al Campidoglio chi si è sporcato le mani a Ostia e premiarlo con un giusto riconoscimento?
Per una volta il PD approfitti della situazione, lanci questi rappresentanti della società civile in contemporanea a Napoli e a Roma e cominci a mostrare che preferisce soluzioni pulite e coraggiose ai giochetti di palazzo che non hanno fatto altro che danni ai dem. D’altronde, i giornalisti servono anche a questo: a raccontare le cose e, di conseguenza, a far avere – o cambiare – un’idea.