C’è sempre un ottimo motivo per andare a Napoli. O per ritornarci, come è per me. Perché è bellissima. Perché è colorata. Perché sa stupirti. Perché ogni volta ti accorgi, ripartendo, che ti sei portato via uno scorcio che non ti aspettavi e che ti ha fatto vibrare il cuore all’improvviso. Perché è una città che sfugge a qualsiasi definizione, a qualsiasi giudizio univoco, a qualsiasi narrazione omogenea. Perché è una città viva, cangiante, terribile e dolcissima, affascinante e insopportabile, sempre in bilico tra essere solo la location di una soap opera oppure lo sfondo colorato della vita quotidiana di una genuina umanità desiderante.
Contame va a Napoli. Per incontrare gli autori delle storie del blog che lì sono più numerosi che altrove. Li ringrazieremo uno per uno per essere saliti a bordo di questo progetto. Chiederemo loro se hanno idee e consigli da darci. A ciascuno chiederemo di fare in pubblico una presentazione di 60 secondi, che sono circa 150 parole a tema assolutamente libero. Con gli amici che ci ospitano e con tutti i presenti, parleremo di scrittura e soprattutto di lettura: ci interrogheremo se e quanto e cosa si legge in un Paese che sembra mostrarsi alieno a un impegno cerebrale applicato alla lettura che vada oltre la manciata di secondi, che sembra preferire lo slogan al ragionamento, lo sberleffo all’analisi. Almeno è questo che dicono tutti. E noi che scriviamo o raccogliamo storie che diciamo? Quale punto di vista abbiamo maturato in proposito in un anno di blog?
Un anno di blog. Il nostro proposito, la mission come dicono i colti, era quello di dimostrare come le storie possono collegarci istantaneamente a persone diverse, permettendo a tutta l’umanità di avere una voce nella nostra epopea comune. Di dimostrare, cioè, l’esistenza della cosiddetta “famiglia dell’uomo”, per quanto disfunzionale possa essere: tutta l’umanità ha infatti le stesse necessità e le stesse preoccupazioni, le stesse paure e le stesse speranze. E chiede di raccontarle. È successo proprio così: siamo stati travolti, siamo rimasti sbalorditi, attoniti, dall’esperienza che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.
Ernesto la descrive così: Poi, piano piano, inarrestabile è arrivata la vita, in tutte le sue descrizioni, con tutti i fraseggi possibili, con inimmaginabili sfumature, centinaia di storie, migliaia di parole, una cosmogonia di intimità che si fidava, e si raccontava. Dopo un anno sono senza parole. Letteralmente. Perché capisco la responsabilità di custodire così tanta umanità che si è fatta storie.
Abbiamo deciso perciò di andare a conoscere e a ringraziare di persona chi ci ha dato in custodia i suoi ricordi, i sogni, le fantasie, i momenti intensi della vita, i sorrisi e le ansie. Portiamo in dono a tutti gli autori il nostro logo da indossare: una t-shirt che ci fa immaginare come comunità. Il nostro simbolo contiene un messaggio che rilanciamo e affidiamo ad altri: raccogliere le storie avvicina le persone perché fra chi scrive e chi legge si costruisce, anche solo per un attimo, una sintonia, un vibrare comune sulle onde di identiche emozioni.
Ma portiamo agli scrittori anche un altro dono: un libro scritto e pubblicato da un altro autore di storie raccolte sul blog. Abbiamo chiesto a tutti coloro che hanno contribuito alla nostra crescita di regalare a Contame un loro testo, semmai ne avessero pubblicato uno. C’è stata una risposta immediata e unanime.
Agli autori di Napoli portiamo in dono i libri scritti da autori di Viareggio, di Roma, di Messina, di Varese. È il dono più prezioso si possa fare a chi scrive, che il “suo” libro sia toccato, sfogliato, assaggiato, custodito da altri come lui, alcuni dei quali stanno pensando di pubblicarne uno, appunto “loro”.
Come le storie, girano i libri: rinascono in altre mani. Ma il premio più grande che un autore, piccolissimo o grande, sconosciuto o affermato, possa ricevere è che il suo racconto sia letto, che assolva fino in fondo al suo destino: consentire l’incontro tra due persone, lontanissime e diverse, tra le loro menti, i loro cuori.
In questo anno, ci sono state storie che hanno coinvolto, travolto persino, i lettori. Sono state lette, commentate, raccolte da altri, consigliate sui social: hanno lasciato un segno. Ma i commenti sono ancora rari e troppo pochi. Tante storie vengono appena sfiorate e lasciate lì ad appassire. Implacabile, il meccanismo che ci consegna quotidianamente il consuntivo delle “visite” al blog dice che il tempo medio di permanenza è di poco superiore al minuto. Certo: è un conto medio, ma ci fa pensare, riflettere, preoccupare. Della scrittura, della “voglia di scrivere” – perché si decide di scrivere? – ma anche della lettura, dello “stato” della lettura: di tutto questo vorremmo chiacchierare a Napoli.
Per questo abbiamo scelto di incontrare gli autori, gli amici e i lettori del blog in una libreria. Lì dove vengono custodite le storie, i sogni e le parole di migliaia e migliaia di persone che non aspettano altro che di finire nelle menti e nei cuori di altre, ad accompagnarle in viaggio o nel sonno, o a regalare loro le prime fantasie del mattino. E abbiamo scelto una libreria speciale, un posto molto bello e simbolico: IoCiSto, al Vomero, che non è una semplice libreria ma è una comunità partecipata, appassionata e coraggiosa che resiste alla chiusura delle librerie proponendo un modello alternativo di fare cultura a Napoli. Un luogo di passione. Il luogo giusto per Contame.
L’appuntamento è per il 18 gennaio 2020, alle 17:30, in via Cimarosa 20. Ci vediamo lì.
Contributo a cura di Pierluigi Del Pinto