Venerdì 10 gennaio, su Sky Atlantic è andata in onda la prima puntata di The New Pope, la serie tv creata e diretta da Paolo Sorrentino, che era tra le più attese dell’anno secondo numerose autorevoli testate. Quando ne fu annunciata l’uscita, non era chiaro se si sarebbe trattato del sequel di The Young Pope, andata in onda nel novembre 2016, eppure The New Pope inizia proprio nel punto in cui questa si interrompe: Papa Pio XIII ha un malore ed è in coma da ormai molti mesi tra un trapianto di cuore e l’altro. Il mondo ha necessità di un nuovo Pontetice, tutto è nelle mani dell’astuto cardinale Voiello, che impersonifica le debolezze e i vizi propri degli uomini, compresi quelli di Chiesa.
L’uscita della serie, i cui episodi 2 e 7 erano già stati trasmessi alla Mostra del Cinema di Venezia suscitando non poco scalpore, è stata accolta dalla critica nazionale e internazionale con grande entusiasmo. Ma non è mancato chi ha parlato di satira anticlericale, di colpo basso alla Chiesa, di blasfemia. Secondo alcuni, dunque, la rappresentazione di cardinali perfidi, equivoci e privi di scrupoli non corrisponderebbe a verità. Ma Sorrentino stesso, in molte interviste, ha affermato di avere come punto di partenza la realtà, che poi è in grado di rendere nel modo in cui egli stesso si approccia a essa: senza prendere nulla troppo sul serio, trovando sempre un’occasione per ridere. E, così, il massimo della disperazione coincide con il comico, diventa grottesco e il riso e il drammatico sono più vicini di quanto si possa pensare.
La prima puntata si apre sicuramente in un modo sensuale e spiazzante, con un’audace danza notturna delle suore le quali, dopo aver finto di andare a letto, si alzano, pettinano e iniziano a ballare in maniera tutt’altro che innocente. Che anche questo sia un modo per rappresentare l’umanità? Il visionario regista ha certamente le idee chiare su cosa raffigurare e vuole, per sua stessa ammissione, trattare di temi che oggi sono sotto gli occhi di tutti e che non possono essere trascurati, tra cui le rivendicazioni delle donne, che nella serie si riflettono nelle rivendicazioni delle suore.
Tutte le donne sono raggi di sole che illuminano i mondi degli uomini che per definizione tendono alla depressione: i personaggi femminili di Paolo Sorrentino sono coraggiosi e si confrontano con l’imperfezione dell’amore umano che The New Pope vuole senz’altro rappresentare. Da un lato Sofia, una donna libera e moderna, dall’altro Ester, che sembra essere l’opposto ma che nella sua silenziosa attesa manifesta la medesima forza.
Dopo l’elezione di un Papa transitorio, Francesco II, che si rivela rivoluzionario e non disposto a farsi pilotare – da taluno paragonato all’attuale pontefice –, il pubblico resta con il fiato sospeso mentre aspetta l’entrata in scena del vero protagonista di questa stagione, John Malkovich, che interpreterà nelle prossime puntate Giovanni Paolo III. La situazione che si crea con l’elezione di un secondo Papa può sembrare paradossale ma in realtà non è molto diversa da quella che in Italia si è creata dal 13 marzo 2013, quando Papa Benedetto XVI ha abbandonato il pontificato e il suo successore, Francesco I, è stato eletto eccezionalmente mentre Ratzinger era – ed è – ancora in vita. La differenza con ciò che rappresenta Sorrentino sta nel fatto che Pio XIII non ha affatto abdicato e quando si risveglierà ci sarà una compresenza con Sir John Brennox. Due manifestazioni dello stesso potere, due uomini completamente diversi, l’uno fortemente volitivo, l’altro più insicuro, un aristocratico inglese che si è sentito secondo per tutta l’esistenza e che vede nella sua elezione l’occasione di diventare finalmente primo, o il rischio di spezzarsi per sempre.
Il cast d’eccezione di cui si serve Sorrentino rappresenta con mirabile cura il modo in cui il potere viene gestito in un mondo, quello della Chiesa, che ha tra i propri dogmi la rinuncia assoluta a ogni forma di prevalenza. E, così, si ottiene Lenny Belardo, un misto di contraddizioni e misteri, che compare in The Young Pope a pochi giorni dall’elezione di Papa Bergoglio e che è stato da qualcuno definito, insieme a questo, uno spettacolare combinato disposto, poiché entrambi si nascondono in modi opposti e complementari, l’uno esponendosi, l’altro ritraendosi, con lo stesso fine: il ripristino della purezza.
Paolo Sorrentino ha più volte precisato che nella sua rappresentazione non c’è alcuna volontà critica, ma solo curiosità nel raccontare questi esseri umani, allontanando dal sentire comune l’idea di un mondo ingessato e immobile, rendendone così una rappresentazione che, seppur non veritiera, è sicuramente verosimile. Certamente è influenzato dalla forte presenza dell’aspetto sovrannaturale nei luoghi napoletani d’origine, ma il suo fine principale è l’indagine delle contraddizioni dell’essere umano, qualsiasi sia il contesto in cui esso si muove.
Silvio Orlando, che ricopre il ruolo del cardinale Voiello, in una recente intervista ha ricordato, inoltre, che il ruolo della Chiesa sta proprio nel tenere insieme la pratica quotidiana e la parola sacra. Probabilmente, con il suo racconto, il regista Premio Oscar si chiede se ciò sia possibile, se non sia elemento costitutivo dello stesso essere umano incorrere in contraddizioni, nell’opposizione tra le pulsioni dell’uomo e i dogmi della Chiesa.
La verità è che non c’è nulla di più divino dell’essenza stessa dell’uomo in quanto tale e il mirabile Sorrentino l’ha capito perfettamente. Dal canto nostro, resteremo col fiato sospeso fino al 7 febbraio!