Il Palazzo Reale di Napoli fu realizzato a partire dal 1600. Il primo nucleo del settore “moderno” era sotto la guida di Domenico Fontana costruito a ridosso del primitivo Palazzo Vicereale, chiamato Palazzo Vecchio, demolito nel 1843. L’edificio conserva ancora oggi la facciata e il cortile d’onore, ma fu in parte rinnovato all’interno e ampliato dal 1743 al 1748. Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte lo arricchirono con decorazioni e arredamenti neoclassici, alcuni dei quali provenienti dalle Tuileries ma, danneggiato nell’incendio del 1837, fu restaurato da Gaetano Genovese.
Palazzo Reale è composto da tantissime sale ricche di arte e dall’arredamento in stile barocco neorococò, anche di manifattura napoletana. Il Salone d’Ercole, sede di balli e ricevimenti, ha un soffitto rifatto dopo i danni provocati dalla guerra e sul pavimento vi è un grande tappeto in tessuto alla Savonnérie portato da Murat. Vi sono poi dei mobili impero e vasi di Sèvres e Limoges, un grande orologio bronzeo con Atlante che regge il globo. Alle pareti ci sono arazzi napoletani con storie di Psiche di Pietro Duranti, su cartoni di Fedele Fischetti e con personaggi dell’antichità.
Proprio in questo bellissimo salone, dal 14 dicembre è ospitata la mostra L’arte della giustizia, la giustizia nell’arte, che si potrà visitare fino al 28 gennaio 2020. L’arte e la giustizia sono un grande tema trasversale che da sempre è presente nell’iconografia e raccontato attraverso immagini, sculture, dipinti da tutti i più grandi artisti. La mostra è sostenuta e realizzata dalla Regione Campania attraverso la SCABEC, Società Campana Beni Culturali, ideata e promossa dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura di Roma, in collaborazione con il Polo Museale della Campania sotto la direzione della dottoressa Anna Imponente e curata scientificamente da Giulia Silvia Ghia. Palazzo Reale accoglie 17 opere nelle quali sarà possibile vedere con i propri occhi il cambiamento della giustizia e la sua evoluzione. Un percorso culturale che vuole anche essere un omaggio al difficile e importante lavoro che svolgono i magistrati.
L’arte della giustizia, la giustizia nell’arte si divide in 3 sezioni: la prima è dedicata alla simbologia della giustizia, raccontando la nascita della sua iconografia con l’opera – una copia proveniente da Roma – di Cesare Ripa e L’allegoria della Giustizia di Cesare Gennari. Nella seconda sezione, con l’opera di Anton Maria Viani, si raccontano invece episodi biblici più noti e scelti per mostrare la giustizia divina e umana. Tra questi episodi spicca il Ritorno del Figliol Prodigo, opera del Guercino proveniente dalla Galleria Borghese di Roma, il Giudizio di Salomone di Francesco Allegrini conservato nella Quadreria dei Girolamini, la Moneta del Fariseo di Bartolomeo Schedoni del Museo di Capodimonte e un inedito di notevole fattura proveniente da una collezione privata. Altre opere di grande interesse sono la Madonna con il Bambino e anime purganti di Filippo D’Angelo, proveniente dalla Chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli e il Cristo davanti a Caifa, copia di Gherardo delle Notti della Chiesa di Sant’Andrea della Valle di Roma. L’ultima sezione della mostra è dedicata al Mito oltre la Giustizia: qui sono stati selezionati dei personaggi che, attraverso i processi subiti, hanno raggiunto la dimensione del mito. Sono infatti esposti quattro volumi provenienti dall’Archivio Storico di Roma che raccontano dei processi a Giordano Bruno, a Beatrice Cenci e a Caravaggio.
Lo scopo della mostra ospitata a Palazzo Reale è raccontare il tema della giustizia attraverso l’arte e le sue interpretazioni nei diversi momenti storici, acquisendo, di conseguenza, vari significati. Un evento ricco e interessante, che gli amanti dell’arte, ma non solo, non dovrebbero assolutamente perdere.