Martedì 10 dicembre, all’Ex OPG ‘Je so pazz, centro sociale nato in un ex ospedale psichiatrico giudiziario abbandonato, nel quartiere partenopeo di Materdei, si terrà un incontro informativo sul volontariato carcerario. Si tratta della seconda di tre assemblee aperte organizzate dalla Rete di Solidarietà Popolare di Napoli, che dal marzo 2019 sta portando avanti un proprio progetto all’interno della Casa Circondariale di Poggioreale, precisamente nel Padiglione Genova.
Sotto lo stesso cielo – questo il nome del progetto – è nato a seguito della visione collettiva organizzata alla fine dello scorso anno di Sulla mia pelle, il film che racconta la morte di Stefano Cucchi. In quell’occasione è stata chiara la necessità di mobilitarsi di fronte a un sistema che sempre meno garantisce alle persone recluse il diritto alla rieducazione e al reinserimento sociale, sancito espressamente dall’art. 27 della nostra Costituzione. Quasi inesistenti, infatti, sono i progetti formativi che permetterebbero al recluso una possibilità per il reinserimento post pena, sempre più difficoltoso anche per lo stigma di ex detenuto che chi esce dal carcere porta con sé e che è tra le principali cause della recidiva in cui l’80% di chi è stato dietro le sbarre incorre.
Il primo incontro, tenutosi martedì 3 dicembre, è stato organizzato dai volontari impegnati anima e corpo per il buon fine di questa causa, con lo scopo di raccontare la propria esperienza e di coinvolgere nuove persone. Per l’occasione, è stata allestita anche un’apposita mostra con alcune delle attività svolte nel corso di questi mesi sulle tematiche più disparate, dalla questione di genere all’immigrazione, dai beni comuni ai luoghi di Napoli, fino ad arrivare a momenti più profondi in cui ciascuno ha riflettuto su quando, nella sua vita, si è sentito vittima innocente, producendo poi un piccolo scritto personale.
Gli obiettivi sono chiari: trattare tematiche che ogni giorno interessano l’intera collettività, di cui i detenuti fanno parte, e costruire un ponte tra l’esterno e ciò che c’è dentro le mura del carcere. Tutto ciò passa per la consapevolezza dello stato di alienazione e di disumanizzazione a cui le persone recluse sono troppo spesso sottoposte. Il primo passo è dunque conoscere e probabilmente confrontarsi con chi tali situazioni le ha vissute o le vive quotidianamente. Non a caso è il fine della seconda assemblea, che vedrà gli interventi di coloro che hanno collaborato con il gruppo di volontari che ogni giorno si impegna per la causa. Tra i tanti, Don Franco Esposito, cappellano di Poggioreale, che gestisce l’Associazione Liberi di Volare Onlus, una struttura in cui si può scontare una misura alternativa alla detenzione con l’obiettivo di restituire ai reclusi quella dignità che sentono di aver perso. Creare una possibilità alternativa significa infatti strapparli alla criminalità e mostrare loro che una vita diversa è possibile. Gli stessi tenteranno di raccontarlo ai presenti.
Numerosi sono stati negli ultimi mesi i momenti di approfondimento e di confronto con realtà che si occupano del carcere, tra cui l’Associazione Antigone per i diritti e le garanzie dei detenuti, che nelle scorse settimane ha tenuto con il gruppo di reclusi e volontari un incontro di presentazione della nuova guida Riprendiamoci la libertà, dedicata proprio alle possibilità, oltre che alle difficoltà, per il reinserimento in società dopo aver scontato una pena detentiva.
Molte, inoltre, sono state le persone interessate che, in occasione del primo appuntamento, si sono recate all’Ex OPG per conoscere questa organizzazione del tutto sperimentale che però spera di proseguire il cammino che ha iniziato a tracciare. Nell’assemblea del 17 dicembre 2019, che chiuderà il ciclo d’incontri, i volontari sperano di creare un nuovo progetto, di mettere nero su bianco nuove idee che permettano a tutti noi di dare un contributo alla causa.
I partecipanti a Sotto lo stesso cielo sono convinti che qualcosa possa cambiare, che la marginalità in cui spesso si trovano le persone recluse possa essere abbattuta, ma che la prima cosa da ricordare è che chi si trova in carcere è innanzitutto un essere umano e che in quanto tale deve essere trattato. I detenuti non sono la pena che scontano né il reato che hanno commesso e in nessun caso la loro condanna può diventare mera punizione calpestandone gli elementari diritti.
Dunque, un ciclo di incontri rivolto a chi sente di voler contribuire, a chi crede che un’alternativa sia necessaria e che il sistema carcerario, così come congegnato, non ha nulla di buono. Una possibilità di confronto, e di riflessione, con la speranza che da questi appuntamenti ciascuno possa trarre più consapevolezza ed essere pronto al nuovo progetto, ampliando il gruppo e gli obiettivi.