De profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
Dòmine, exàudi vocem meam.
Fiant àures tuæ intendèntes
in vocem deprecatiònis meæ.
– Un altro? Ma è il traghetto che dici?
– No, un barchino!
– Ah! A quello ormai ci siamo abituati, son più le volte che succede…
Ma di cosa parlano? Apro la chat del Molo Favaloro e quello che si era commemorato solo qualche giorno prima si ripresenta in tutta la sua sconcertante realtà.
Tredici donne: io, le mie due amiche incinte di pochi mesi, la mia collega, mia madre, mia nonna, mia zia, mia cugina, la mia compagna di banco alle superiori, la mia professoressa, la mia vicina di casa, la mia commessa preferita e infine la mia sorellina di dodici anni.
L’annegamento si sviluppa in più fasi e, senza l’intervento di qualcuno, la persona che si trova in acqua è destinata a morire, vediamo come.
Fase di sorpresa – La persona cade in acqua e, di riflesso, inspira aria.
Fase della resistenza – Una volta sott’acqua, le prime boccate portano a uno spasmo della glottide che impedisce l’ingresso di acqua nei polmoni. Questo effetto però dura poco. Durante i secondi di apnea, la persona in mare si agita e tenta di riemergere per respirare.
Fase della dispnea respiratoria – A questo punto la persona in acqua non riesce più a trattenere il respiro, la glottide si rilascia e, dopo alcune affannose respirazioni sott’acqua, l’acqua entra nel corpo e raggiunge le prime vie aree, provocando edema polmonare, o la laringe, provocando ipossia (carenza di ossigeno nell’organismo) e ipercapnia (eccesso di anidride carbonica nel sangue).
Fase apnoica – A questo punto la persona perde coscienza, non sono presenti riflessi, entra in coma profondo e si arresta il respiro.
Fase terminale – La morte è ormai vicina, è il momento dell’anossia, mancanza di ossigeno, dell’acidosi, accumulo di anidride carbonica nel sangue, che portano a disturbi del ritmo cardiaco fino all’arresto cardiaco. Il cuore smette di funzionare, il cervello è danneggiato dall’assenza di ossigeno. La persona muore.
I soccorritori con impotente disperazione avranno queste immagini impresse, fino alla prossima volta.
Tredici crisantemi, Don Carmelo pallido e stanco li sistema con cura, delicatamente tra i tredici melograni portati da Pilla a corona di tredici casse marrone terra di nessuno. La sesta secondo la disposizione è la mia sorellina. Mi inginocchio, il respiro si smorza ed esplode dentro senza uscire, penso sia un attacco di panico e invece sono le anime che mi turbinano dentro, quelle a cui sto chiedendo perdono.
Il melograno e il suo frutto, come pure i suoi semi e il suo fiore, nella Bibbia, come nelle civiltà antiche, sono associati all’amore, alla vitalità e alla fecondità. Nella Bibbia, il melograno è uno dei frutti che la terra promessa produce in abbondanza, garantendo la vita: la terra donata da Dio è ricca.
Mischine, comu ci finiu u viaggio, bisbigliano tra le preghiere… Quello della speranza sul furgone isotermico.
Tra qualche minuto inizierà il funerale: «Preparati, perché quando entreranno i sopravvissuti sarà ancora più dura», sussurra Paola il cui abbraccio di singhiozzi e lacrime è forza materna e amara consapevolezza.
Rachele a dodici anni con una delega e un’hostess può prendere l’aereo per venire a trovarmi a Milano. Adriano con un visto di tre anni può vivere e lavorare a NY perché ha più talento di tanti statunitensi. Irene può studiare in Australia ma poi se non trova lavoro torna in Italia senza patemi. Diritti? Opportunità? Scegliere in quale luogo vivere e realizzarsi, in quale Paese sognare e costruire, in quale terra coltivare, cercare futuri migliori se si ha avuto in sorte una terra stuprata, martoriata, bombardata, quella che non si vorrebbe abbandonare mai ma si deve. Diritti umani, dicesi, inalienabili, dicesi, viaggiare, spostarsi, curarsi, migliorarsi, esprimere liberamente un’opinione o semplicemente respirare: salvarsi. Su questo si rifletteva e scriveva diversi anni fa in una troppo trascurata e ignorata Dichiarazione:
Articolo 3 – Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona.
Articolo 4 – Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
Articolo 5 – Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti.
Articolo 13 – Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Articolo 14 – Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
Il Forum Lampedusa Solidale si riunisce silenziosamente, hanno tutti gli occhi lucidi e stanchi, misto di rassegnazione, rabbia e desiderio di fare qualcosa, di non sentirsi completamente impotenti, c’è il momento del cordoglio e del lutto ma c’è anche il momento in cui si deve parlare, far sapere a un mondo distratto, assuefatto e anestetizzato cosa accade, cercare un’empatia che manca ma che non crediamo estinta. Le campane suonano a morto, così nei paesi si annuncia alla comunità il triste evento.
Alla Casa della Fraternità Forze dell’Ordine e donne e uomini della comunità si prendono cura dei sopravvissuti e delle bare. La morte ha i suoi rituali e nelle piccole comunità ci si attiva con naturalezza per dare conforto, per “spartire” il dolore e renderlo meno tagliente, si condivide con tenerezza e comprensione, è la forza vitale di chi sopravvive che non deve cedere, i primi passi per una necessaria elaborazione di un trauma vissuto e rivissuto.
Lillo e Piera adagiano dolcemente tredici gerbere su ciascuna bara, il colore viola dei paramenti sull’abito talare evoca penitenza e lutto, dignitose lacrime scuotono il silenzio, i sopravvissuti tremano richiamando coscienze sopite e rimbombano nelle pareti del cuore le parole salde nonostante la commozione di Don Carmelo in un’omelia tragicamente storica:
«A voi e ai vostri cari che riposano in fondo al mare, noi chiediamo scusa. Se ci siamo vantati di essere nazioni cristiane, giuste, democratiche e libere e poi permettiamo che accada questo. Chiediamo perdono a voi, come lo chiediamo a Dio». Queste parole le ripetiamo oggi di fronte agli ultimi corpi recuperati, adagiati in quella parte di mondo che credevano illusoriamente esser giusta.
Dal Libro dell’Apocalisse: Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al trono. Furono aperti dei libri. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati in base a ciò che era scritto in quei libri, ciascuno secondo le sue opere. Il mare restituì i morti che esso custodiva e la morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere.
*Contributo e foto a cura di Irene Cocco