Secondo il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, più di 100 milioni di persone in tutto il mondo rischiano di andare incontro a un’emergenza alimentare che metterà in crisi il pianeta intero. Risale a pochi giorni fa, d’altro canto, la dichiarazione di emergenza alimentare in Argentina, ma non è certo la prima volta che si sente parlare delle gravi condizioni in cui la vita e le attività umane stanno velocemente decadendo. Le ragioni si nascondono dietro gli eccessivi consumi del mondo occidentale, l’utilizzo sconsiderato di pesticidi che avvelenano le terre coltivabili e l’aumento esponenziale della popolazione globale. Ma esiste una ragione altrettanto grave di cui spesso si ignora l’esistenza: il rischio di estinzione delle api.
La comune ape mellifera, grazie alle incredibili capacità di adattamento a diversi ambienti, è la specie animale che ha maggiore impatto sulle attività umane. L’Istituto Earthwatch, durante l’ultimo dibattito della Royal Geographical Society di Londra, ha concluso che le api sono gli esseri viventi più importanti del pianeta. Più importanti di ogni altro animale, più importanti degli alberi, che producono l’ossigeno, e degli uomini, che amano considerarsi superiori a tutti. Perché le api, nel loro minuscolo ronzare, assicurano la vita: tramite l’impollinazione, assolutamente irripetibile artificialmente, esse sono fondamentali per la riproduzione delle piante. È proprio alle api, infatti, che dobbiamo il 70% dell’agricoltura globale, ma da loro dipendiamo anche per la produzione delle piante di cui si nutrono gli animali che a loro volta ci forniscono sostentamento e di tutte le piante che forniscono ossigeno, farmaci e sostanze di origine vegetale che ci salvano la vita.
Oltre al ruolo di specie più preziosa, però, tocca loro pure quello di animali a rischio di estinzione. Le proiezioni, infatti, prevedono la scomparsa del 40% della popolazione mondiale di api entro un decennio. La crisi delle impollinatrici non è una novità degli ultimi anni, ma a dispetto del grande problema che la loro estinzione rappresenta, difficilmente se ne sente parlare. Nei primi anni 2000, agricoltori e apicoltori statunitensi lanciarono un allarme, al quale fu dato, purtroppo, poca eco. In America, da allora, il numero di api è diminuito del 30% ogni anno, ma l’emergenza riguarda tutto il mondo. Infatti, si inizia a parlare di un vero e proprio disturbo delle colonie, il Colony Collapse Disorder, cioè la scomparsa di gran parte delle api operaie di un alveare, e le cause di questa pericolosa estinzione sono per la maggior parte di origine umana.
La deforestazione massiva, che danneggia la vita sulla Terra in modi diversi, genera una mancanza di luoghi appropriati per la costruzione degli alveari, riducendo notevolmente la presenza di questi indispensabili insetti. Ancora più dannoso, poi, si rivela l’utilizzo dei pesticidi nell’agricoltura, che pur di tenere i parassiti alla larga, allontanano ogni altra forma di vita, api comprese. In più, le sostanze chimiche utilizzate per favorire una più rapida rigenerazione delle piante rendono i terreni poco fertili e così privi di polline che, in quei luoghi, non si vedrà mai volare un insetto. Purtroppo anche la tecnologia attenta alla loro vita. Secondo l’Istituto Federale svizzero della Tecnologia, le onde emesse dagli apparecchi elettronici come i cellulari danneggiano il sistema di orientamento delle api, impedendo loro di procurarsi cibo o ritrovare l’alveare e causandone inevitabilmente la morte. Anche il cambiamento climatico, inoltre, ha ovviamente la sua parte di colpa. Il clima troppo umido, la siccità e le ondate di caldo si rivelano molto spesso fatali.
Sebbene il problema non sembri raggiungere l’opinione pubblica, sono anni che la scomparsa delle api preoccupa il settore alimentare e per questo sono state tentate delle alternative in grado di sostituirne il lavoro, quasi sempre senza successo. L’impollinazione manuale si è rivelata troppo dispendiosa e poco efficiente per la quantità di colture di cui tener conto e anche la tecnologica idea dell’ape robot non ha raggiunto i successi sperati a causa dei costi di produzione.
È importante, dunque, riconoscere l’importanza che questi insetti hanno per la nostra esistenza e fare in modo di non danneggiarli ulteriormente. Comprare alimenti biologici prodotti senza l’utilizzo di sostanze chimiche dannose è il primo passo, insieme alla riduzione dell’utilizzo di insetticidi negli orti domestici e delle trappole, spesso adoperate in zone ricche di flora e fauna per scongiurare il rischio di punture. Per fortuna, la situazione europea è ancora meno grave che in Paesi come Stati Uniti e Cina, dove l’uso di antiparassitari è scarsamente controllato. A partire dallo scorso anno, infatti, l’Unione Europea ha vietato l’utilizzo di alcune tipologie di pesticidi particolarmente letali, ma purtroppo il divieto non è applicabile alle serre o ai prodotti d’importazione che continuano a danneggiare la precaria condizione globale degli impollinatori. Prendere provvedimenti più seri ed efficaci, però, è indispensabile, perché l’estinzione delle api causerebbe un disastro ecologico e l’irrimediabile estinzione anche di tutti gli esseri viventi – umani compresi – che ne dipendono.