Dal mese di maggio 2019, è in libreria l’antologia Racconti italiani, scelti e introdotti da Jhumpa Lahiri (per le edizioni Guanda), la scrittrice di origini bengalesi, ma nata a Londra e cresciuta negli Stati Uniti dove attualmente vive e lavora, insegnando Scrittura Creativa alla Princeton University. Autrice di libri memorabili come L’interprete dei malanni, L’omonimo, La moglie e Dove mi trovo, il primo romanzo da lei scritto in italiano, la Lahiri ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti come il Premio Pulitzer e il PEN/Hemingway Award ed è stata nominata, nel 2012, membro dell’American Academy of Arts and Letters.
L’autrice della preziosa antologia ha vissuto per lunghi periodi a Roma ed è nota, tra gli altri interessi a cui si dedica, come una studiosa della letteratura nostrana contemporanea. La raccolta Racconti italiani, infatti, è il frutto appassionato e autoriale dell’attenzione alla tradizione italiana del racconto e ai suoi interpreti che la scrittrice ha scelto mettendo assieme stili di scrittura e tematiche diverse con un’attenzione particolare alla condizione femminile e ai modi in cui sono state descritte le donne – e la loro identità distorta e negata dai ruoli familiari e sociali – in testi spesso scritti da uomini.
Scorrendo l’indice degli autori della raccolta, il lettore è sorpreso anche dalla scelta insolita dell’ordine alfabetico inverso, dalla lettera Z alla A. Così, da Elio Vittorini a Italo Svevo e Aldo Palazzeschi, fino a Primo Levi, Grazia Deledda e Corrado Alvaro, sono quaranta gli scrittori presenti nell’antologia. Il risultato sorprendente del percorso saggistico molto personale è rappresentato dallo spazio riservato non solo alle penne note ma anche a quelle meno conosciute, che hanno saputo usare la forma narrativa breve in maniera magistrale per raccontare il paesaggio fisico, gli scenari storico-sociali della vita italiana e le emozioni delle esistenze personali.
Nella sua articolata Introduzione, la scrittrice ci racconta il suo criterio di scelta: Mettere insieme il maggior numero possibile degli autori che hanno ispirato e alimentato il mio amore per la letteratura italiana, e in particolare per i racconti e includere una grande varietà di stili, tante voci diverse. Anche il terreno comune costituito dalla lingua italiana, d’altronde, prosegue la Lahiri, è un’invenzione e cita Giacomo Leopardi che nel suo Zibaldone di pensieri la definisce piuttosto un complesso di lingue che una lingua sola. Inoltre, il lavoro fatto dallo scrittore e critico Enzo Siciliano con la raccolta Racconti italiani del Novecento è servito all’autrice come una vera e propria miniera di informazioni sulla letteratura e gli autori, anche se poi le sono stati utili i consigli degli amici e perfino qualche scoperta casuale fatta al mercatino dei libri usati a Porta Portese.
Una nota importante, per capire l’importanza e l’originalità dell’approccio linguistico e letterario messo in atto dalla scrittrice, è quella che riguarda la redazione dell’antologia fatta prima per un pubblico anglofono e poi tradotta di nuovo per il pubblico italiano. Il volume è uscito, infatti, in Inghilterra qualche mese prima della presentazione nel nostro Paese. In autunno, invece, sarà proposto al pubblico statunitense e potrà essere utile sia come testo per gli studenti sia per far conoscere l’arte del racconto presente nella letteratura italiana al più ampio pubblico dei lettori americani.
Nelle interviste e nelle presentazioni pubbliche, infine, Jhumpa Lahiri ha ribadito più volte la propria insofferenza per le scelte superficiali e scontate fatte dal mondo editoriale che considera il racconto come un’opera minore: un pregiudizio che nega il valore della forma narrativa breve, che invece è più libera e meno legata al mercato e alle mode letterarie dell’industria culturale.