Appare ancora sbalorditivo il modo in cui, attraverso i millenni, l’evoluzione abbia condotto l’essere umano a ciò che è oggi. Costruire grattacieli, ideare tecnologie digitali, manipolare lo spazio e il tempo. Un’evoluzione che l’intuizione darwiniana aveva anticipato e che si basa su innumerevoli fattori, fisici e sociali, che hanno portato l’uomo a essere considerato un animale sociale, con la sua tendenza ad aggregarsi con altri individui e comporre società. Ma tra i tanti elementi che hanno influenzato la storia della nostra evoluzione, ce n’è uno, spesso dato per scontato, che ha avuto un ruolo fondamentale: la parola.
Svincolata dalla scrittura, la parola ha accompagnato l’evoluzione umana per 40mila anni. Il suo uso quotidiano e naturale lascia che ci si dimentichi che si tratta di uno strumento, un vero e proprio mezzo attraverso il quale si attua la comunicazione. La sua presenza si è fatta strada sulla Terra da molto prima che l’Homo Sapiens diventasse l’abitante più pretenzioso del pianeta. È con il suo antenato, infatti, con l’Homo Erectus, che la parola è nata. Il processo che ha portato alla sua creazione è strettamente legato alla postura conquistata dai nostri antichissimi progenitori: l’Homo Erectus è diventato in grado di camminare utilizzando solo i due arti inferiori, liberando quelli superiori dalla necessità di sostenersi e spostarsi. Inoltre, ha iniziato a sviluppare i pollici opponibili e le capacità prensili delle mani. Questo passaggio si è rivelato fondamentale per la nascita della parola perché, potendo utilizzare le mani per reggere e mantenere gli oggetti, procurarsi cibo o difendersi, ha completamente svincolato la bocca da queste funzioni. Finalmente libera, l’imponente mascella si è ridimensionata, ha abbandonato grugniti e mugugni e ha iniziato a specializzarsi in suoni più armonici e articolati.
La nuova forma di comunicazione, che a lungo andare si è sviluppata e ha permesso la trasmissione di informazioni sempre più complesse, ha enormemente contribuito alla creazione del carattere comunitario e sociale in cui l’uomo ha sviluppato se stesso. Dalle tribù composte da poche decine di elementi alle comunità globali di oggi, la parola ha svolto un ruolo indispensabile. Anzi, essa ha detenuto una funzione chiave per il processo di ominazione, ovvero l’origine e l’evoluzione dell’essere umano e la sua affermazione come specie diversa dalle altre. Per il suo modo di comunicare, di aggregarsi e, soprattutto, di pensare, l’Homo Sapiens si è distinto da tutti gli altri esseri viventi. Tutto grazie alla parola.
Questo strumento tanto sottovalutato, infatti, non esaurisce la sua funzione nella comunicazione. Rappresenta, in primo luogo, uno strumento per ricordare. Attraverso ridondanze, assonanze e ripetizioni, gli uomini raccoglievano e ricordavano conoscenze enciclopediche in assenza della scrittura. Ma più di ogni altra cosa, grazie alla parola, l’uomo ha potuto sviluppare il suo pensiero in forme astratte e articolate altrimenti irrealizzabili. Essa è una tecnologia grazie alla quale è possibile rappresentare, oralmente e mentalmente, il mondo circostante, semplicemente tramite l’accostamento di suoni, che rappresentano e veicolano dei significati. Da ciò, derivano anche le diverse forme di pensiero che l’uomo ha sviluppato prima e dopo l’invenzione della scrittura. La cultura orale era principalmente fatta di strutture paratattiche, cioè proposizioni coordinate che supportavano la costruzione di pensieri semplici privi di gerarchie sintattiche. Con la nascita della scrittura alfabetica, nel 3500 a.C., invece, il discorso è diventato ipotattico, permettendo lo sviluppo di un pensiero più articolato. Inoltre, la parola ha perso il suo ruolo di strumento d’ausilio alla memoria, lasciando lo spazio a un nuovo supporto tecnico su cui è stato possibile archiviare quantità potenzialmente illimitate di dati. Abbandonate le necessità mnemoniche, la mente umana ha potuto finalmente dedicare le funzioni mentali allo sviluppo di pensieri più complessi.
È indubbio che il passaggio dall’oralità alla cultura alfabetica abbia modificato la rotta dell’evoluzione umana, ma non solo nella sua dimensione mentale. Marshal McLuan, uno dei più importanti studiosi dei media, ha definito la scrittura alfabetica un occhio per orecchio: ciò che prima era rappresentato e pensato attraverso un suono, adesso è rappresentato da forme grafiche. L’inversione che sposta il ruolo di senso dominante dall’udito alla vista rivoluziona il pensiero, la cultura e gli assetti sociali.
Per passare dai primi suoni composti di significati diversi agli innumerevoli mezzi di comunicazione, informazione e intrattenimento che oggi abbiamo a disposizione, sono state necessarie continue rivoluzioni tecniche e tecnologiche, che hanno segnato, ognuna a modo proprio, la storia umana: dal papiro alla carta, dalla macchina da scrivere ai primi giornali, dalla comunicazione di massa alla rivoluzione digitale. Ma probabilmente, ognuna di queste innovazioni non avrebbe avuto ragione d’essere senza il più influente di tutti i mezzi di comunicazione, che ha insegnato all’uomo a pensare.