Inaugurata il 7 giugno presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, Paradise Garage, la mostra di Jeff Bark curata da Alessio de’ Navasques, si è conclusa lo scorso 28 luglio con un notevole successo di pubblico.
Bark è noto in tutto il mondo per i suoi iconici editoriali in riviste come I-D, V Magazine e Dust ed è apprezzato per la sua estetica sensuale. Le rappresentazioni del fotografo americano, infatti, riescono a trasmettere un’atmosfera surreale e sospesa. Per l’occasione capitolina, inoltre, l’artista, attraverso la creazione di articolate scenografie, è riuscito a trasformare e ripensare il suo studio, un garage di New York.
L’idea di questa esibizione nasce da un breve soggiorno a Roma in cui, ispirato e catturato dalla magia storica della Città Eterna, ha deciso poi di realizzare il progetto: cinquanta immagini che raccontassero un viaggio immaginario in Italia, rappresentato alternando nature morte, angoli domestici, scenari abitati da misteriosi personaggi e i ritratti monumentali, alcuni dei quali ultimati due mesi prima che la mostra aprisse al pubblico. Grazie al suo singolare processo creativo, in cui è stato lo stesso Bark ad assemblare le proprie fotografie, l’artista ha saputo stupire e destabilizzare lo spettatore, giocando tra realtà e finzione.
Paradise Garage non è un titolo casuale ma fa riferimento al luogo utilizzato da Bark per creare le sue opere: l’interno di un garage immerso nella natura dell’Upstate di New York. Grazie allo spazio, che da singolo diventa così molteplice e infinito, l’artista crea ambientazioni fittizie con un uso magistrale dell’inquadratura e della luce: «Ho trasformato questo piccolo spazio in una scatola magica. È l’illusione la parte che preferisco: rendere temporaneamente possibile ogni universo», ha dichiarato Bark.
Ogni immagine sapientemente costruita dal fotografo americano riproduce una dimensione filmica che evoca le atmosfere della cinematografia di Fellini e Visconti e coinvolge il pubblico, facendo entrare i visitatori nel mondo onirico pensato da Bark. L’artista infatti ha sempre ritenuto che non ci fosse bisogno di avere tanto spazio ma, al contrario, di avere tanti oggetti. Per questo motivo nel corso degli anni ha raccolto oggetti diversi, souvenir abbandonati o venduti nei mercatini delle pulci americani e tramite accostamenti cromatici ha creato composizioni non casuali: «Cerco di trovare armonia anche nella spazzatura», ha affermato durante la presentazione della mostra.
La sala più interessante dell’esposizione ha riunito soggetti differenti, posti tutti sulle quattro pareti dell’ambiente al fine di permettere allo spettatore, che si trovava dunque al centro della stanza, di immergersi in una dimensione sospesa tra vero e falso, realtà e fantasia, stile che caratterizza Bark. Sebbene le immagini sembrassero diverse tra loro, inoltre, avevano tutte una comune ambientazione e, caratteristica distintiva delle opere della sala, avevano nella foto un qualcosa di umoristico volutamente inserito dall’artista.
Nonostante la notevole fama e i prestigiosi traguardi raggiunti, però, Bark ci ha confessato che due cose lo hanno sempre motivato nella fotografia come nella vita: la passione e il duro lavoro.