Contributo a cura di Anna Abbate
I monumenti funerari, con le molte strutture architettoniche, stilistiche e simboliche, custodiscono per i posteri la memoria di coloro che li fecero erigere. Il mausoleo è una costruzione privata isolata a uso funerario, in genere dalle forme architettoniche monumentali. Il suo nome deriva dal colossale sepolcro di Mausolo, satrapo di Caria, eretto intorno alla metà del sec. IV a.C. ad Alicarnasso. Ancora oggi, i territori dell’Impero Romano sono costellati di questi edifici.
Lungo la via Appia a Roma o lungo la via dei Sepolcri a Pompei, ad esempio, nonostante i gravi turbamenti prodotti dalla speculazione e dalla superficialità, i ruderi degli edifici sepolcrali contribuiscono alla suggestione dell’ambiente. Lungo la via San Rocco a Marano, ad esempio, si trovano i resti del Mausoleo del Ciaurro che suscitano sensazioni di orgoglio e di rispetto per la storia di questa cittadina alle porte di Napoli.
Il territorio comunale di Marano, per lo più collinoso, si trova a essere elemento di separazione tra la pianura campana e l’area flegrea. Alcuni studiosi lo includono nella zona dei Campi Flegrei, detti ardenti, come ricordava Diodoro Siculo, per la presenza di un monte che un tempo gettava fiamme, e/o per la presenza di zolfo, di fuoco e di calde sorgenti, come ricordava Strabone.
Enzo Savanelli ci comunica, invece, che le prime testimonianze archeologiche rinvenute a Marano appartengono agli Osci. Infatti, nel V secolo a.C. i Sanniti (gli Osci che per sfuggire agli Etruschi si erano rifugiati sui monti del Sannio) si spinsero fino ai Campi Flegrei, sottomisero Cuma ed estesero la loro influenza anche sui territori circostanti. Nel 295 a.C., alla fine delle guerre sannitiche, però, Roma impose il suo dominio su tutto il territorio flegreo.
Lungo la via Consularis Campana, che partendo da Pozzuoli arrivava a Capua attraversando il territorio di Marano, passarono Augusto, Virgilio, Mecenate, San Paolo e, secondo una leggenda, anche l’apostolo Pietro. E, così, Marano divenne un luogo molto ambito per l’edificazione di ville, altari votivi, mausolei e sepolcreti.
A tal proposito, in località Vallesana, troviamo il Mausoleo del Ciaurro (I-II secolo d.C.), forse il più importante mausoleo campano (Roberto Pane). Formato da una solida base a pianta quadrata e da una cupola sostenuta da un tamburo cilindrico, l’edificio porta in basso la camera sepolcrale rettangolare coperta da una volta a botte e sormontata da un ambiente dove si trovano nicchiette per le urne cinerarie. La camera sepolcrale è illuminata da tre finestre, mentre due rampe di scale collegano l’accesso del mausoleo con i due piani della costruzione. Le scalette non sono originali, ma sono state ricostruite durante i lavori di restauro degli anni Trenta.
Alfonso De Franciscis e Roberto Pane considerano questo monumento un esempio di estrema rarità per l’effetto pittorico della sua tessitura di toni rossi, gialli e grigi dovuta al saggio impiego dei mattoni e del tufo a due colori. Oggi, la cupola esiste solo in parte, ma doveva essere realizzata secondo le tecniche costruttive del II secolo utilizzate per la realizzazione delle cupole delle Terme di Baia e del Tempio di Apollo che restano tra le più colossali del mondo romano.
La ricostruzione grafica del prospetto sul lato orientale, condotta a seguito di un meticoloso rilievo e un attento studio del manufatto, consente di leggere l’elegante e accurata organizzazione del paramento murario del Ciaurro. Situato in via Guglielmo Pepe, il mausoleo occupa un’area di circa 400 metri quadrati. Le pareti, come anche le nicchie, sono di tufo, forse proveniente dalla collina dei Camaldoli.
Il Ciaurro, scoperto per caso da alcuni ragazzini, anche se già si era consapevoli della sua esistenza, inizialmente fu usato come fienile e poi come deposito. Attualmente, è inserito nella villa comunale a cui dà il nome, costruita ad hoc per il monumento.
Immagini e schemi grafici da “L’arte del costruire”, Architetto Flavia Fascia©