Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi importa di chi farà le sue leggi: era il XIX secolo quando Mayer Amschel Rothschild pronunciò questa frase. Leggenda o verità che sia, l’inquietudine resta. A pronunciarla nel 2019, invece, seppur con differente perifrasi, è Mark Zuckerberg annunciando che la sua Company è pronta a batter moneta. E gli Stati-nazione? Semplicemente non servono più, dal momento che è l’azienda multinazionale più grande al mondo a farsi nazione, anzi super-nazione, esattamente al pari di una sorta di comunità cattolica ante litteram che, piuttosto che controllare le coscienze di chi vi aderisce, controlla gusti, aspettative, tendenze, speranze, emozioni e, infine, le tasche di soggetti che da cittadini saranno tutti amabilmente amici, sminuendo, come già accade, il senso stesso del significato profondo su cui si fonda l’anima di una parola così importante, nobile e fondante di una società e non di un social media che si fa Stato. Non più Stato-nazione dunque, ma Stato-community.
In sostanza, un po’ il paradigma del tempo in cui viviamo, caratterizzato da un infinito spazio di sopravvivenza privo di barriere o confini, sia sul piano fisico che di pensiero o tendenza, messo a disposizione di qualunque tipo di diseredato da un lato e un’enorme quantità di ricchezza estremamente concentrata nella disponibilità di pochi dall’altro. Prova ne siano, a mo’ di esempio, le grandi manifestazioni di piazza attraverso cui un meccanismo decisionale totalmente verticistico induce al sacrificio le maggioranze per consentire a delle élites di lavare i propri peccati al riparo da qualunque tipo di legge, dematerializzando le sue fortune in paradisi fiscali opportunamente confezionati e tenuti a debita distanza dall’appetito delle masse, a cui viene consentito di potersi muovere all’unisono mettendosi en marche per rivendicare diritti sul piano civile, ma evitando con estrema cura che venga presa la Bastiglia.
Il punto nevralgico ed estremamente critico di una proposta come quella avanzata da Zuckerberg relativa all’emissione di una criptovaluta chiamata Libra, in effetti, consiste proprio in questo, ovvero nel raggiungimento della più alchimistica e rigorosa concentrazione della ricchezza di cui si detiene il controllo in maniera pressoché totalitaria e, al contempo, nella sostanziale impossibilità di impossessarsene collettivamente pur potendone disporre in maniera apparentemente lib(e)ra. Meccanismo precauzionale su cui, per altro, si fonda una moneta privata, ma non virtuale, come lo stesso euro, che tutti portiamo in tasca, che possiamo ancora toccare con mano e di cui conosciamo il percorso di emissione e controllo. La Libra, invece, la porteremo ben nascosta all’interno delle memorie mobili dei nostri smartphone, che utilizzeremo per effettuare transazioni di ogni genere accettando di volta in volta che qualcuno, chissà dove e come, faccia da intermediario per noi.
Tempo fa, sulle pagine di questo giornale venne concesso spazio per articolare alcune riflessioni in merito al problema delle gestione dei nostri dati sensibili emerso a seguito della concessione ottenuta da Amazon rispetto alla gestione di alcuni servizi di spedizione sottratti al controllo di Poste Italiane. Ma se metter nelle mani di un privato come Bezos dati personali legati a un semplice esercizio di consegna di merci costituisce nei fatti un potenziale rischio di violazione della privacy oltre che di appropriazione indebita degli stessi, come possiamo pensare di poter mantenere al sicuro la nostra integrità di individui affidando a un altro privato l’emissione di una criptovaluta che si tradurrebbe, nei fatti, in un circuito internazionale di moneta non complementare, ma totalmente alternativa a tutte quelle attualmente correnti, per realizzare scambi nell’ambito di un cripto-Stato come Facebook in cui il livello di democrazia del processo decisionale è esattamente pari a quello di una dittatura?
Siamo praticamente di fronte a quello che George Orwell definì Socing (Socialismo all’inglese), ovvero quel processo di organizzazione sociale esercitato e condotto all’interno dello Stato di Oceania in cui tutto è fondamentalmente basato sul controllo di ieri, allo scopo di controllare il futuro, costruendo un presente senza passato da ricordare né, tantomeno, da rivendicare, debellando in tal modo qualunque tipo di alternativa possibile a un mondo in cui l’ignoranza è forza, la guerra è pace, la libertà è schiavitù. Non c’è da temere, però, poiché non abbiamo a che fare con degli scrittori sconclusionati, visionari e degni di reclusione presso una qualche struttura di contenimento psichiatrico, piuttosto con dei filantropi e Mark Zuckerberg è sicuramente uno tra questi, anzi, lui che ci dà la possibilità di sfogarci ogni giorno attraverso i post che pubblichiamo sulla faccia del suo libro, ma su cui riportiamo i nostri desideri, è il più filantropo di tutti.
E allora è inevitabile porre all’attenzione di chi legge un altro slogan caustico al punto tale da esser degno di Oscar Wilde per quanto frutto delle geniale mente anonima di chi ha avuto il coraggio di scriverlo: chi dice di voler il nostro bene, potrebbe volerlo tutto per sé. Al netto di questi nonsensi linguistici, quindi, vediamo come andrebbe a funzionare, una volta messa in circolo, questa criptovaluta denominata Libra. Funzionerebbe in quanto sostenuta dalle tecniche di controllo auto-poietico proprie del sistema blockchain. In altre parole, si ha la pretesa di poter affidare il controllo delle prospettive di benessere, nostro e in definitiva di quello delle generazioni a venire, all’imperscrutabilità di un matrix informatico costituito da segmenti e nodi talmente intricati da non poter di fatto risalire in alcun modo all’origine del dato, ovvero dell’informazione in esso inserita e processata, proprio in virtù della sua inestricabilità, nonché opacità.
In buona sostanza, la realizzazione del sogno che qualunque tipo di organizzazione mafiosa non era ancora mai del tutto riuscito a tradurre in pratica. In tal modo, l’asservimento dei più, in cambio di protezione da qualunque tipo di calamità o bisogno garantita da parte di pochi, diventa definitivamente sistema condiviso e imposto per accettazione. Il boss dei boss è però, in tal caso, identificabile non con u’ zu Tano o Cetto Laqualunque, ma con un’imperscrutabile intelligenza artificiale capace, in quanto tale, di autocontrollarsi e farsi intrinsecamente legge costitutiva e fondamentale di uno Stato virtuale in cui gli scambi di beni e servizi avvengono attraverso l’impiego della criptovaluta, che vuol dire letteralmente moneta nascosta, invisibile, esattamente al pari dell’idea con cui potremmo arrivare a definire persino Dio, reso invisibile a tutti, affinché – ancora oggi – siano solo in pochi (auto)eletti a poterlo vedere, a potergli parlare direttamente e a farsi consegnare leggi calate dall’alto da parte di uomini sulla testa e le vite di altri uomini.
E allora aspettiamoci un giorno di poter vedere Mark Zuckerberg discendere direttamente dal Sinai, con il suo smartphone in mano pronto a inviare a tutto il mondo, via WhatsApp, i nuovi dieci comandamenti, tutti modificati a suo piacimento tranne il primo: non avrai altro Dio all’infuori di me. Noi apriremo il messaggio, lo leggeremo e avremo due strade possibili da percorrere: inchinarci e dire a testa bassa sempre sì, accetto, oppure sollevarci tutti assieme – almeno qui in Italia, facendoci per una volta avanguardia nel mondo – rispondendogli all’unisono con un gigantesco, fragoroso, epocale no, grazie poiché uno Stato in cui vivere ce l’abbiamo già ed è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non sul furto dell’identità (già ampiamente in corso) e della dignità altrui.
E così, mentre Julian Assange giace come un prigioniero politico mediaticamente sedato, e forse non solo mediaticamente, in una qualche sconosciuta Guantánamo in un angolo sperduto del globo a tutti noi ignoto, trattato come un pericolosissimo terrorista schiacciato dal peso insostenibile del peggior reato che si possa mai commettere nella gigantesca Fattoria grande quanto il mondo in cui viviamo, vale a dire far conoscere a noi animali tutte le verità che i maiali da sempre nascondono, il piccolo pulcino dal piumaggio rosso coltiva ambizioni da Re.
Facebook si fa banca? Affidiamogli i nostri sfoghi, tutt’al più le nostre emozioni, ma non le nostre vite. Evitiamo di esserne i sudditi.