Mai stanchi della violenza, come se non ne avessero abbastanza di discriminazione e di odio, gli italiani dimostrano ancora una volta l’inclinazione all’ostilità. Questa volta è Roma la zona incriminata, in seguito a numerose proteste a Casal Bruciato. Una casa popolare è stata assegnata a una famiglia rom e il malcontento dei vicini ha provocato reazioni del tutto inaspettate. Decine di abitanti della zona sono scese in piazza a protestare, accompagnate dai militanti del partito della tartaruga*. L’intensità della rimostranza ha preso pieghe vergognose.
È sorprendente quanto la paura del diverso sappia innescare l’odio, un odio così radicato da rievocare immagini di un passato da debellare. I manifestanti di Casal Bruciato, infatti, trattenuti dalle forze dell’ordine, si sono lanciati in dichiarazioni animate che partono dal razzismo, a cui ormai siamo tanto abituati, e finiscono in affermazioni fasciste rilasciate con troppa leggerezza, dato il fardello che il tema porta con sé. Li vogliamo vedere tutti impiccati, bruciati, richiamiamo Mussolini e ti stupro, sono solo alcuni dei commenti lanciati ai membri della famiglia che ha ricevuto l’assegnazione dell’appartamento da parte del Comune.
L’indiscussa violenza che scatena queste dichiarazioni si rivela eloquente sulla condizione, non politica, ma sociale in cui sta vivendo l’Italia. Il fascismo, infatti, non ha niente a che fare con gli orientamenti, non è destra e non è sinistra. Il fascismo, semplicemente, è illegale e la sua apologia è un crimine, per Costituzione, ma anche contro l’umanità. La legislazione in merito dichiara che discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi sono un reato, illegali e incostituzionali.
Ma se la legge è tanto chiara a riguardo, perché in Italia c’è ancora chi si dichiara fascista? Com’è possibile che qualcuno pronunci il nome di Mussolini senza l’ondata di orrore che dovrebbe accompagnarne l’invocazione? E, soprattutto, perché partiti politici dichiaratamente neofascisti esistono ancora assolutamente indisturbati nella loro ridente illegalità? Adolf Hitler basta nominarlo per tremare, perché, carico di significato quant’è, il suo nome è diventato antonomasia dell’orrore che un solo uomo è riuscito a causare. Nessuno osa parlarne con rimpianto e ammirazione, ben fresco nelle nostre memorie il suo significato. Eppure, lo stesso non accade con il suo alleato italiano. E no, il motivo non risiede nel fatto che il Duce qualcosa di buono l’ha fatto, come si sente dire fin troppo spesso.
L’orrore nostrano fa meno scalpore degli altri solo perché, nella memoria storica e collettiva, non è ben radicato il ricordo di tutto ciò che è accaduto, ricordo che si ferma alla seppur grave partecipazione ai crimini altrui. Complice la censura di quegli anni oscuri, sfuggono all’attenzione del riflettore passato le iniziative violente, fin troppo simili alle parole che oggi pronunciamo con noncuranza. Come gli stermini in Etiopia, fatti con esecuzioni e gas – ricorda qualcosa? – e dettati dal razzismo che viviamo ancora adesso, come Casal Bruciato conferma, e dalla voglia di riprendere le redini del più che sepolto Impero Romano.
Una falla della memoria, tuttavia, sembra la meno grave tra le possibili spiegazioni. Perché, sentendo urlare a una donna e alla sua bambina impiccati e ti stupro, c’è da sperare che a parlare sia solo l’incoscienza di chi non ha esattamente consapevolezza di ciò che dice e di ciò che significano le sue parole, che non si accorga che esse rimandano ai ricordi di un atroce passato. Ma se non dovesse risiedere nella memoria il problema di tale violenza, se non dovesse dipendere dalla dimenticanza questo inspiegabile ritorno ai valori del Ventennio, l’alternativa risulterebbe terrificante. Significherebbe che la nascita del fascismo non è dipesa dall’insana follia di qualche ufficiale radicale, ma dall’inclinazione a violenza e discriminazione della sua patria. Una nazione che ancora oggi persiste nei suoi errori e che rischierà sempre un tragico ritorno al passato. E questo ci renderebbe fatalmente irrecuperabili.
*Ricordiamo ai lettori che Mar dei Sargassi sceglie di non pubblicare i nomi dei gruppi dichiaratamente fascisti, in linea con l’art. 4 della Legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione, dunque di non offrir loro alcuna opportunità di pubblicità.