Spesso tendiamo a cercare dei punti di riferimento negli adulti, vorremmo ritrovarci nelle loro parole, identificarci nei loro gesti, prenderne esempio, ma non è sempre facile. Anche per questo, i giovani esprimono sempre più l’esigenza di discostarsi dalle azioni dei più grandi, complice una società in cui il divario tra generazioni si fa costantemente più ampio. A volte, però, non ci rendiamo conto che le belle azioni sono più vicine di quanto noi stessi possiamo immaginare e si concretizzano in modo genuino e spontaneo, gesti ancora più belli se vengono compiuti dai più piccoli.
È quello che sta succedendo a Pisa, una città per definizione tranquilla, dove studenti di 12 anni stanno acquisendo la percezione che la mafia non è qualcosa di così lontano e che a combatterla non devono essere solo i magistrati. Per questo, hanno deciso di dare il loro prezioso contributo. Nel pieno centro della città della Torre, infatti, è situata un’edicola che fino al 2013 era di proprietà di Orlando Giordano Galati, boss mafioso appartenente al clan messinese dei tortoriciani. Grazie a un’inchiesta partita dalla DIA di Messina, però, sei anni fa si è giunti prima al sequestro e poi alla confisca dei beni appartenenti ai Galati tra cui, appunto, l’edicola.
Come previsto dalla legge 109/96, il bene doveva essere riutilizzato per scopi sociali e infatti la Cooperativa Axis ha presentato un progetto di continuità aziendale basato sul consumo etico. Come in tutte le belle favole, però, anche qui c’è un punto dolente: nel 2018 la cooperativa ha annunciato la chiusura dei locali a causa dell’impossibilità di continuare a mantenere in vita l’attività. Stante a oggi, quindi, grazie a un secondo progetto di riutilizzo sociale e un contorto tentativo di dialogo con l’amministrazione comunale, certamente quel bene continua e deve continuare a essere un simbolo per la cittadinanza, per ricordarci che ogni patrimonio confiscato è una vittoria dello Stato, che le mafie non sono solo al Sud e che per sconfiggerle è imprescindibile uno sforzo da parte di tutti i cittadini.
Per questo, lo scorso 17 aprile il presidio Libera Pisa G. Siani e la II G della scuola secondaria di primo grado R. Fucini hanno deciso di far rivivere l’edicola, animandola, raccontandone la storia, capendo il significato di un bene sottratto alla criminalità. Infatti, dapprima l’amministratrice giudiziaria ha raccontato il percorso giuridico che viene effettuato prima di giungere a una confisca definitiva. Successivamente, sono stati gli stessi alunni che si sono fatti avanti suggerendo delle idee di riutilizzo degli spazi ed esponendo delle lettere da loro scritte in cui, oltre ad avanzare proposte, si sono rivolti direttamente alle vittime innocenti di mafia come Dodò, bambino morto all’età di 12 anni durante un conflitto a fuoco tra due clan calabresi.
«I ragazzi sono soddisfatti sia della visita al bene sia del percorso formativo in classe», commenta la professoressa Ricciardi, che ha seguito la classe durante questo percorso. «Hanno portato presso l’edicola anche i loro parenti, un po’ come se l’avessero adottata e continuano a parlarne, con il timore, però, che si fermi tutto lì». Già, che si fermi tutto lì. Una paura condivisa, la paura che l’indifferenza verso questi temi prenda il sopravvento. Ma i ragazzi non vogliono permetterlo, così come non vogliono permetterlo neppure i volontari di Libera presenti a Pisa, che stanno già progettando una serie di iniziative per l’edicola.
Perché quel posto è diventato un monumento, un totem intoccabile, rappresenta ormai un legame imprescindibile per chi, anche in una zona in cui la mafia è solo stata esportata, monitora il territorio da tempo. Cinque anni fa fu proprio Don Ciotti, fondatore di Libera, a inaugurare il bene confiscato nei pressi di Piazza Garibaldi e da allora il presidio presente sul territorio lo ha costantemente valorizzato, facendone il punto nevralgico della propria attività e promuovendo iniziative costruite attorno a essa, tant’è vero che anche Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ha evidenziato come l’edicola debba essere un punto di riscatto e un punto di riferimento per i giovani. Quegli stessi giovani che vogliono sapere, vogliono combattere e vogliono sognare.