Antonio Canova, scultore e pittore italiano nato a Possagno nel 1757, è considerato il più importante esponente del Neoclassicismo – tendenza culturale che si ispira all’arte antica greca e romana, nata come reazione al Barocco e al Rococò – nell’ambito della scultura. Per il nuovo Fidia – scultore e architetto ateniese che meglio di altri è riuscito a realizzare e interpretare gli ideali di Atene – è stata la bellezza l’ideale massimo, quella delle forme eleganti, dei gesti composti, l’armonia dell’insieme.
Con la sua arte ha saputo influenzare l’universo scultoreo di primo Ottocento, formando tantissimi artisti che hanno portato nel mondo i suoi principi e la sua idea di magnificenza. La bellezza dell’arte greca ha ripreso vita nelle sue opere, plasmate con una cura incredibile che ha donato loro un aspetto delicato e leggero: nessun gesto è eccessivo, non c’è violenza, nemmeno nella passione che rappresentano, si tratta di marmo bianco, levigato e modellato con un’armonia eccezionale.
Dopo aver perso il padre a quattro anni, l’artista è stato istruito e seguito dal nonno Pasino Canova, abile tagliapietre, che ha avvicinato il nipote a quello che sarebbe stato il suo futuro mestiere. Sin da giovanissimo, Antonio Canova si è distinto tra gli altri apprendisti ed è così che Giovanni Falier si è preso cura della sua formazione portandolo presso la bottega di Giuseppe Bernardi. Dal 1768 si è poi trasferito presso la bottega del Torretti a Venezia dove non soltanto ha continuato a lavorare con un contratto di garzonado, ma ha anche potuto frequentare i corsi serali dell’Accademia di Nudo e studiare tutto il materiale statuario presente nella galleria di Ca’ Farsetti a Rialto, dove erano conservati calchi di cultura classica e moderna. Le prime opere veneziane, Orfeo ed Euridice, Dedalo e Icaro e Apollo, non a caso, racchiudevano già il suo carattere classicheggiante.
Inoltre, desideroso di migliorarsi e perfezionare l’armonia nella sua arte, Canova si è recato a Roma nel 1779, un anno estremamente ricco per l’artista in quanto a opere realizzate, ma anche dal punto di vista umano. Qui il genio dello scultore è stato finalmente riconosciuto e la sua arte ha iniziato ad avere fama mondiale. Nella Città Eterna, poi, lo scultore ha potuto ammirare le opere presenti nei Musei Vaticani, ha frequentato l’Accademia di Francia, ha lavorato con il pittore Pompeo Batoni e con l’abate Foschi e ha avuto modo di frequentare molti artisti presenti nell’Urbe, tra cui Anton Raphael Mengs, galvanizzato dall’ideale neoclassico promosso da Johann Joachim Winckelmann.
Anche il soggiorno a Napoli è stato altrettanto ricco per Antonio Canova, che ha continuato ad apprendere un’arte che non stanca mai. Mete principali sono state la Collezione Farnese e la Cappella Sansevero il cui Cristo velato e la Pudicizia lo hanno folgorato del tutto. Non sono mancate, poi, le visite a Pompei, Ercolano e Paestum. Una volta tornato a Roma, però, ha realizzato le opere che hanno reso eterno il suo nome: Teseo sul Minotauro, Amore e Psiche, Le tre Grazie e molte altre.
Nel corso della sua vita, infine, il suo genio artistico si è dedicato anche alla pittura. Tantissime sono infatti le tele, quasi tutte tempere, realizzate e custodite presso la sua abitazione a Possagno. A differenza della scultura nella quale non vi è traccia di incertezza, nella pittura emerge la sua emotività, le passioni prendono forma con forza, così come i dubbi.
Il Neoclassicismo armonioso di Antonio Canova può essere ammirato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dove è in corso, fino al 30 giugno, la mostra Canova e l’Antico. Proprio in questi giorni, inoltre, ad arricchire un’esposizione già di per sé unica, grazie a pezzi arrivati nel capoluogo campano da varie parti del mondo, vi è la statua della Pace proveniente dal Museo Bogdan e Varvara Khanenko di Kiev. Sicuramente un appuntamento da non perdere per gli amanti dell’arte.