Si è concluso lo scorso 7 aprile il Festival Internazionale del Giornalismo che ogni anno si svolge nel caratteristico centro storico di Perugia. Iniziata mercoledì 3, la manifestazione ha ospitato nella sua tredicesima edizione numerose firme del mondo giornalistico proveniente da molti Paesi diversi: per cinque giorni, infatti, si sono susseguiti oltre 600 speaker e 300 eventi.
Il Festival che popola il capoluogo umbro è ormai riconosciuto a livello internazionale come occasione di incontro per la discussione sull’informazione e sulla conseguente libertà di stampa che sembra sempre più carente. Tra i temi che hanno caratterizzato questa edizione, infatti, le fake news e il fact-checking – uno dei più grandi problemi che internet e i social media hanno generato –, ma anche il giornalismo investigativo e la ricerca di metodi atti a un miglioramento dei contenuti giornalistici, al fine di riformare l’intero sistema in modo tale da arrestare la costante perdita di lettori e vendite.
Tra gli appuntamenti più interessanti quello con Matthew Caruana Galizia, giornalista investigativo che con il suo team ha vinto il Premio Pulitzer nel 2017 per aver aver preso parte all’inchiesta Panama Papers. Attualmente sta investigando sulla morte di sua madre, Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese uccisa nella sua auto con una bomba nell’ottobre di due anni fa mentre stava lavorando a MaltaFiles, l’indagine internazionale che indicava Malta come lo Stato del Mediterraneo che fa da base pirata per l’evasione fiscale dell’Unione Europea. Introdotto da Mario Calabresi, Galizia ha elencato in quindici punti i doveri ma anche le insidie e le criticità che un giornalista investigativo deve affrontare.
Altro evento maggiormente seguito è stato Storia segreta della ‘ndrangheta: Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro che da sempre lotta contro la criminalità organizzata, e Antonio Nicaso, giornalista e saggista, hanno risposto alle domande di Peter Gomez, direttore de IlFattoQuotidiano.it e FQ MillenniuM. Entrambi hanno evidenziato come la classe dirigente negli anni abbia sempre, per paura di perdere la poltrona, dato ascolto alla criminalità organizzata, legittimandola e riconoscendole un ruolo importante: «Le mafie non hanno ideologie, vanno solo dove c’è potere e denaro», ha sottolineato Gratteri, puntualizzando come politica e malavita negli ultimi tempi sembrino essere più vicine e unite che mai.
Il Festival Internazionale del Giornalismo dunque si è confermato, con il suo programma ricco di incontri in inglese e in italiano, un teatro di dibattiti costruitivi sia per gli addetti del settore che per i semplici amanti dell’informazione. Cinque giorni attraverso i quali conoscere le persone e le storie di chi lotta per la libertà di stampa, ammirando il coraggio di chi ha messo la sua vita e la sua conoscenza al servizio degli altri e della verità.
Il successo di questa edizione, nello specifico, è stato evidente nelle lunghe file che si sono create per ogni evento, con un pubblico sempre più giovane, cosmopolita e aperto a scambi di idee e opportunità, a dimostrazione del fatto che dialogare sui diritti, sulle minoranze, sulla condivisione è la strada giusta da percorrere per una società avanguardista e solidale che vede i cittadini camminare insieme per le conquiste di tutti e per un mondo più giusto e gentile.
Citando il fumettista Gipi, che al Festival ha partecipato a un dibattito sulla satira, se lo spirito di un ragazzo verte alla bontà invece che alla crudeltà può essere merito solo della bellezza, non della critica sociale, ma del contatto con la bellezza e la bontà di altre persone.