Dal 30 marzo al 13 aprile 2019, allo spazio culturale WeSpace di Napoli si terrà la personale d’arte pittorica di Paola Paesano intitolata Profumo di bufala. Durante l’Opening della mostra, che inizierà alle ore 10:30, interverrà il giornalista Mattia Branco, Direttore del giornale online La Voce del Volturno, che converserà con la protagonista e aggiornerà gli ospiti sulla situazione della filiera bufalina in Terra di Lavoro.
L’artista napoletana ha vissuto e studiato per molti anni a Bari per poi trasferirsi a Casapulla, in provincia di Caserta, dove attualmente vive. La professionalità e la passione con cui svolge il ruolo di medico veterinario presso la ASL casertana sono legate ai temi della sua produzione artistica, che partono dalla realtà ambientale in Terra di Lavoro, dove l’allevamento della bufala costituisce un esempio emblematico delle eccellenze presenti nella regione che in età antica fu denominata Campania felix. In tempi storici più recenti, invece, il degrado ambientale – dovuto al fattore antropico, soprattutto alle attività industriali intensive – è avanzato e minaccia non solo gli equilibri della filiera bufalina, ma l’intero ecosistema territoriale di cui fa parte.
Le tele della Paesano, in effetti, riproducono con un minuzioso, efficace realismo le bufale che ha studiato nelle loro particolarità anatomiche e vitali. Il risultato è sorprendente, perché le immagini degli animali riprodotti ben presto si impongono all’osservatore come un’espressione iconica della forza originaria ed eterna della natura e, al tempo stesso, come una rappresentazione drammatica dell’aspetto strumentale e residuale nel quale la fauna e l’ambiente naturale sono stati costretti, al servizio dello spazio sempre più ristretto e dei tempi sempre più frenetici della produzione, della commercializzazione e del consumo industriale.
La carnalità possente e la sofferenza per una libertà vitale perduta emergono dalle figurazioni pittoriche degli animali e insieme rappresentano la narrazione del dolore e della ribellione che la natura mostra nei confronti dell’agire sconsiderato degli esseri umani e della loro ideologia dello sviluppo infinito e senza limiti su di un pianeta dalle risorse grandi ma pur sempre limitate. Nel progetto artistico e sociale denominato Profumo di bufala, insomma, è chiaro che il contesto naturalistico e sociale è fonte di ispirazione del testo pittorico e immaginifico presente nei dipinti, che rimandano immediatamente all’orizzonte di senso nel quale sono stati ideati e alle motivazioni della loro produzione.
Da molti anni, la protagonista della mostra è socia dell’Associazione Amici del presepe per la sezione napoletana e, come artista esperta del modellato animale, partecipa a mostre ed eventi dalla doppia valenza artistica e sociale. Le sue rappresentazioni pittoriche, infatti, costituiscono una vera e propria testimonianza visiva, parziale ma di grande risonanza emotiva, di ciò che resta del patrimonio ambientale, storico-artistico e culturale nel territorio campano, e dell’emergenza costituita dal degrado ambientale. Quest’ultimo fa parte e riflette un più ampio e drammatico disagio della popolazione umana che vive nei territori meridionali, e di ciò che accade, purtroppo, in tante aree del mondo contemporaneo, dominato soltanto dalle logiche del mercato globalizzato dal punto di vista economico-finanziario, poco attento alla salvaguardia dell’ambiente naturale e delle sue risorse e alla tutela della salute pubblica dei cittadini.
In tal senso, la mostra Profumo di bufala è un’occasione per riflettere sulla necessità individuale e comunitaria dell’attività artistica e sulla capacità che possono avere le opere d’arte e gli eventi culturali, quando sono portatori di un valore estetico ed etico, di proporsi come discorso di progettualità sociale per un reale cambiamento della qualità nella vita societaria.
L’esposizione alla WeSpace (Quartierino d’autore) – vico del Vasto a Chiaja, 52/53 – si potrà visitare dal lunedì al sabato, dalle ore 10:30 alle 13:30 e dalle 16:30 alle 19:30.
Ufficio stampa: Arte Sia di Daniela Rocca.