Il 14 marzo 1879, nasceva l’uomo conosciuto in tutto il mondo per la sua sorprendente genialità: Albert Einstein. Premio Nobel per il significativo contributo alla fisica teorica, creativo e originale fautore della relatività ristretta, straordinario pensatore della sua contemporaneità, quest’anno ricorre il 140esimo anniversario della sua nascita e le sue idee, rilette oggi, ne rivelano l’incredibile attualità.
La sua fama ha raggiunto il livello globale grazie alle scoperte scientifiche, al punto che il nome di Einstein è diventato antonomasia della genialità indiscussa. Il suo ingegno, però, non si è mai fermato alla propensione per la fisica, nonostante sia stata ciò che l’ha reso tanto noto. Rivoluzionario, infatti, era anche il suo pensiero, immerso com’era in un mondo di profondi mutamenti sociali. La sua presunta personalità eccentrica ha attribuito, poi, maggiore valore alla mente scientifica, ma pochi sanno che egli ha agito anche come pensatore, e non solo come scienziato, ritagliandosi un ruolo fondamentale nella costruzione delle fondamenta del pensiero filosofico dell’epoca. Einstein aveva opinioni politiche e sociali sorprendentemente moderne che ritornano attuali – se mai abbiano smesso di esserlo – anche a così tanta distanza dalla sua venuta al mondo.
La sua formazione è avvenuta durante il secolo del cambiamento, quello in cui la velocità della vita è diventata la protagonista indiscussa, tanto da far impallidire la sostenuta velocità della luce e influenzando senza dubbio la mente dinamica di Albert. Lo scienziato, inoltre, ha vissuto i conflitti mondiali e lo stravolgimento degli assetti politici, con il timore per la forza distruttiva dell’energia nucleare che lo ha reso uno dei più grandi avversari delle armi atomiche. La sua repulsione per le guerre sarebbe oggi, come allora, un grande esempio di umanità per l’enorme valore che egli attribuiva alla vita e per la sfegatata fiducia nella specie umana. La sua personalità e le sue idee risulterebbero rivoluzionarie ancora adesso, che il pericolo del conflitto aleggia di nuovo sulle nostre teste.
Ma forse non è stato questo il suo valore più grande. Il suo pensiero ha lottato scalpitante per i diritti dell’uomo, diventando forse il più attuale di tutti nella società del conformismo. Secondo il fisico, infatti, l’individuo va rispettato nella sua personalità, vale a dire in quanto lo distingue dalla massa stolta e dai sentimenti limitati. Ciò che rende diverso e unico è ciò che rende migliore e che caratterizza rispetto al gregge. Le sue parole, però, non sono ancora penetrate nella nostra società, intenti come siamo, anche adesso, a lottare per i diritti LGBT e contro il razzismo.
Tra un Premio Nobel vinto nel 1921 e svariate medaglie e riconoscimenti da parte della comunità scientifica, Einstein ha analizzato la società, il valore dell’individuo e la sua dipendenza dall’esistenza degli altri. Ha temuto per la sopravvivenza dell’umanità intera e la sua sgradevole incompatibilità con la forza nucleare. Si è sentito in colpa, come se portasse sulle sue spalle l’intero peso della responsabilità umana. Si è domandato perché esistiamo, provando a rispondere al più grande quesito dell’uomo, e ci ha fornito la risposta più esaustiva di tutte: preoccuparsi del senso o del fine della nostra presenza sulla Terra è assolutamente insignificante.
Dal pensiero aperto, è stato intransigente su poche cose, prima tra tutte la guerra, che gli appariva ignobile e spregevole. La peggiore fra le creazioni, quella delle masse armate, del regine militare voglio dire, che odio con tutto il cuore. Disprezzo profondamente chi è felice di marciare nei ranghi e nelle formazioni a seguito di una musica: costui solo per errore ha ricevuto un cervello; un midollo spinale gli sarebbe più che sufficiente. E sebbene le sue idee siano state radicali nei confronti di qualsiasi scontro armato, non gli hanno mai fatto perdere la fiducia in un possibile futuro: Eppure, nonostante tutto, io stimo tanto l’umanità da essere persuaso che questo fantasma malefico sarebbe da lungo tempo scomparso se il buonsenso dei popoli non fosse sistematicamente corrotto.