«Per la scuola del Sud non occorrono più fondi, vi dovete impegnare forte, questo ci vuole: lavoro, impegno, lavoro e sacrificio». Il messaggio dal tono minaccioso del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti suona come una bacchettata sulla mano da severo maestro in bianco e nero. Una frase ben chiara in risposta a una precisa domanda del collega di Nano TV a cui, in queste ore, sta cercando di dare giustificazione con un’incomprensibile e inesistente estrapolazione che il video stesso ben documenta. Un atteggiamento paternalistico tipico dell’ala più ortodossa di marca leghista, un tono di superiorità dell’ennesimo esponente di una forza politica che ha fatto dell’odio e del disprezzo per il sud del Paese e nei confronti dei migranti la propria carta vincente. Atteggiamento evidentemente non ancora adeguatosi al nuovo corso salviniano che ha messo a tacere i vari personaggi da circo del Carroccio catapultati di volta in volta sulla scena a seconda delle necessità.
Il breve video nel quale il Ministro-maestro scarica tutta la sua bile sulla scuola del Meridione è stato girato nel corso della visita ad alcuni istituti di Caivano e Afragola, in provincia di Napoli, territori notoriamente massacrati non solo dai rifiuti di quel Nord operoso del severo maestro, che con tanto impegno – questo sì – e con la complicità della malavita locale ha generato uno dei crimini ambientali tra i peggiori della nostra storia. Una condizione, quella delle terre in questione, come di gran parte del Sud, dove la scuola è in prima linea nell’affrontare emergenze sociali, di abbandono degli studi e rapporti difficili e problematici con alunni e famiglie. Ma va detto senza mezzi termini – e il Ministro lo ha detto – che la responsabilità dello stato in cui si trova il mondo dell’istruzione è dei docenti, il messaggio è fin troppo chiaro, proprio come il Capitano nella sua prima vita sui giovani del Sud: «Ci siamo rotti i c******* dei giovani del Mezzogiorno, che vadano a f****** i giovani del Mezzogiorno! Al Sud non fanno un emerito c**** dalla mattina alla sera. Al di là di tutto, ci sono bellissimi paesaggi al Sud, il problema è la gente che ci abita. Sono così, loro ce l’hanno proprio dentro il culto di non fare un c**** dalla mattina alla sera, mentre noi siamo abituati a lavorare…».
Sulle dichiarazioni davvero singolari dell’esponente dell’esecutivo – che ha fatto dire al Sindaco de Magistris: «Questo è il Ministro dell’Istruzione del governo del cambiamento. Parole di chi non conosce storie e fatti e, quindi, ignorando il Sud è un ministro dell’ignoranza. Tono e sguardo evidenziano il suo disprezzo per le nostre terre. Provo vergogna per come sta cadendo in basso il nostro Paese» –, abbiamo chiesto alcuni pareri di chi è sul campo, di chi quotidianamente è a contatto con quelle realtà dove la maggioranza di coloro che vi operano talvolta è esposta in prima persona senza supporti e strutture adeguate, ma che secondo il Ministro, invece, deve unicamente lavorare e fare sacrifici per risollevare lo stato comatoso in cui versano le cose.
Pierfederico de Filippis, docente e avvocato: «Stiamo indubbiamente attraversando un periodo storico quantomeno singolare nella storia politica del nostro Paese. In particolare, è difficile comprendere come partiti che in passato hanno ritenuto il Meridione essere un peso inutile per lo sviluppo, ora, in cerca di voti e mascherando le loro reali convinzioni, fingano di tenere a cuore le sorti di questa parte del Paese promettendo interventi futuri e alimentando speranze. Poi, però, come sempre nella vita, i veri sentimenti di odio e di puro razzismo vengono alla luce come nel caso del Ministro dell’Istruzione e della Cultura che con le sue dichiarazioni indirizzate ai giovani del Sud ha raggiunto lo stadio più basso dell’indegnità umana e politica. Fare della scuola uno strumento di divisione e di razzismo sociale significa voler distruggere il ruolo insostituibile che essa svolge per la formazione culturale e sociale delle future generazioni. Significa venire meno agli obblighi costituzionalmente sanciti di offrire a tutti le giuste opportunità. Ma, forse, un motivo di tanta incoscienza culturale esiste ed è dovuto al fatto che il buon Ministro ha fatto prima il professore, poi il Provveditore agli Studi e infine il dirigente scolastico sempre in Lombardia e pertanto non sa cosa significa essere studenti, docenti e dirigenti scolastici nel nostro Meridione. Non sa lo stato della nostra edilizia scolastica, non conosce le infinite graduatorie dei docenti precari, non sa cosa significa affrontare terremoti, colera e non sa soprattutto cosa significa il degrado sociale presente purtroppo anche nelle nostre scuole. Ma se non sa queste cose, faccia come Salvini, si vesta da bidello e faccia il Ministro solo della Lombardia o al massimo della Padania e lasci perdere i giudizi sulla nostra storia e sulla nostra cultura perché non è degno di esprimerne.»
Maria Ausilia D’Antona, docente e musicista: «La scuola del Sud è quella che forma da sempre gli insegnanti che coprono le cattedre vacanti del Nord… e non solo i docenti. Anche tonnellate di ottimi dirigenti. Perché se Bossetti non lo sa, o se l’è scordato, la cultura viene da sud. La Federico II è la più antica università pubblica italiana e del mondo ed è sempre al top, un passo avanti alle altre. Abbiamo docenti e ricercatori che in giro per il mondo prendono premi e ricoprono incarichi di prestigio. Magari, se lo Stato riservasse la stessa attenzione che riserva alle scuole del Nord, anche a quelle del Centro-Sud le cose andrebbero meglio. Io insegno musica da 37 anni in una scuola media.»
Antonella Gallo, docente: «Impegno e sacrificio sono le virtù che gli insegnanti al Sud esercitano da sempre, sopperendo alle mille manchevolezze del sistema, acquistando di tasca propria il materiale, diventando imbianchini e muratori per cercare di tamponare le emergenze. Il Ministro, accecato dall’odio, tra l’altro dimentica che la maggior parte degli insegnanti al Nord, dove la scuola funziona bene, è meridionale. Ma non vale la pena discutere, piuttosto bisogna impegnarsi per mandare a casa questo governo che ha sedotto gli ingenui e gli ignoranti e che cerca di affondare per sempre la scuola. Una menzione a parte merita la signora del Sud che annuisce alle spalle del Ministro: purtroppo una delle nostre piaghe, da sempre, è il servilismo verso l’oppressore che ci fa plaudire il padrone di turno.»
Mirko Revoyera, attore e scrittore: «La scuola italiana è disprezzata dal suo Ministro. Questo pare chiaro. Tutta la scuola lo è, perché il tentativo di sezionarla in scuola del Nord, del Centro e del Sud (quali siano i confini è da vedere) è figlio della subcultura razzista che la scuola stessa sta cercando di combattere da sempre. Qui sta lo scontro. L’ignoranza, rinchiusa vergognosamente in un opportuno mutismo per tanti decenni, si è data oggi rappresentanza parlamentare e forza governativa, così ora può aggredire fieramente la sua nemica giurata, la cultura. Chi intende la scuola come strumento di divisione di classe, etnica o razziale, odia la scuola stessa e la democrazia. Richiamare inoltre, gli insegnanti sudisti all’impegno e al lavoro significa accusarli implicitamente di incapacità, dolo o negligenza. Ciò è innanzitutto un atto di diffamazione che sminuisce l’autorevolezza dell’intero corpo insegnante, da nord a sud. È da notare che questa aggressione si era già fatta viva mediaticamente con dichiarazioni menzognere intorno alle ferie eccessive godute dagli insegnanti, rilasciate da altri diffamatori professionali governativi. Sarebbe interessante sapere qual è la posizione dei sindacati marcianti su Roma sabato pomeriggio, tra bandiere rosse e canti. La sensazione è che la scuola sia abbandonata alle incursioni di apprendisti ministri capaci a mala pena di mettere in fila un periodo compiuto e qualche divertente anacoluto. Tanto poi, chi se lo ricorderà?»
Emilia Rosati, dirigente scolastica: «Da dirigente scolastica che ha lavorato al Nord, al Centro e al Sud, direi che è vero il contrario. L’impegno e la passione degli insegnanti del Meridione rappresentano la vera grande risorsa della nostra scuola, in una sfida quotidiana con le enormi difficoltà strutturali che in altre parti d’Italia fortunatamente non esistono. Ma anche il più meritevole e grande impegno non può compensare gli edifici mal conservati, le aule insufficienti, i problemi della mensa e dei trasporti. I nostri docenti meritano un plauso per la loro determinazione: non dimentichiamo che, dopo il terremoto dell’Ottanta, facevano lezione all’aperto.»
Maria Claudia Savoia, docente: «Insegno proprio la stessa disciplina di Bussetti, scienze motorie. Servono palestre, sono pochissimi gli istituti che le hanno, servono fondi. Nei licei sportivi, ad esempio, istituiti solo 4 anni fa, se non ci fosse il contributo economico delle famiglie non si potrebbero fare le attività previste dall’ordinamento di questo indirizzo che prevede la pratica di più discipline sportive con esperti. Noi professori siamo generalisti non siamo mica dei tecnici, mancano pure le strutture sportive esterne e laddove ci sono bisogna recarsi a proprie spese. E parlo solo della mia disciplina.»
Ada Tufano, docente e scrittrice: «Forse il Ministro non sa che la scuola del Sud deve fronteggiare realtà sociali molto difficili e sopperire ad anni di abbandono per l’assenza delle istituzioni. La scuola del Sud svolge un lavoro sociale enorme, prima che culturale. In queste condizioni gli insegnanti sanno molto bene cosa vogliono dire le parole lavoro e sacrificio. Il Ministro dovrebbe venire qui, non in pompa magna, quando tutto è tirato a lucido per l’occasione, ma per provare di persona cosa vuol dire per noi essere un insegnante.»
Angela Talu, docente: «Che dire? Sono indignata come italiana e come docente. È impensabile che si possano dare dei giudizi così meschini, aggravati da un’espressione di disprezzo, su una categoria che, sottopagata, ogni giorno fa i salti mortali per cercare di arginare la deriva della società partendo proprio dai giovani. È molto difficile insegnare oggi perché non hai il sostegno né delle famiglie né dello Stato. Spero che ci sia una levata di scudi contro l’ignoranza e la spocchia del leghista.»
Francesco Vernetti, docente e Consigliere Comunale: «Sfido il Ministro a venire a insegnare nelle scuole come la mia, Isis Sannino-De Cillis, dove personalmente entravo al mattino alle 7:15 e uscivo alle 20:00. Un’esistenza dedicata ai meno fortunati che hanno subito di tutto e di più dalla vita e sono stati depredati del futuro da una politica distratta che è stata brava solo nel corso dei secoli a depredare il Sud e a mantenerlo ignorante, non sapendo che dalla nostra abbiamo millenni di cultura e tanto da insegnare in cultura e solidarietà. Di sacrifici ne abbiamo fatti e ne facciamo per cercare di salvare questi ragazzi, senza mai lesinare tempo da dedicare per cercare di dare loro un’opportunità. Quando nelle nostre case c’era l’acqua corrente, loro vivevano nelle capanne. Ora vogliono venirci a fare lezioni comportamentali e di vita.»
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Un grazie sincero per aver riunito i commenti di tanti docenti su un argomento che è rimasto molto marginale .E perbacco si doveva discutere del Festival,!!
E’ linea del giornale , ascoltare la voce dei lettori , di quelli che nella vita reale si scontrano con i problemi veri e poi costretti a subire le accuse di chi dipovrrbbe provvedere ad eliminare quelle anomalie causare dall’indifferenza dello Stato