Ciò che offende non è la falsa attribuzione di una condizione, ma il fatto che uno studente del mio liceo l’abbia pensata come a un’offesa. Non la farò cancellare: resti lì come una “pietra di inciampo” per l’intelligenza umana: la settimana in direzione d’arrivo si è aperta con queste parole. A pronunciarle, Gianluca Dradi, preside di un istituto del ravennate che lo ha visto protagonista di un episodio di bullismo trasformatosi in un atto educativo dalla portata nazionale. Alcune ore prima, infatti, qualche studente del Liceo Alfredo Oriani aveva dato del gay al dirigente scolastico convinto che una stupida scritta nera con una bomboletta spray a imbrattare il muro della scuola potesse offenderlo. L’obiettivo, tuttavia, non è stato centrato.
La rara maturità intellettiva della vittima, infatti, l’ha portata a scegliere di non cancellare la frase nelle intenzioni denigratoria, incastrandola, come appunto una pietra d’inciampo, quelle piccole mattonelle riportanti i nomi dei caduti per mano nazista incastonate nei marciapiedi, nella memoria di chi ogni giorno sarà costretto a leggerla e a riflettere sul suo significato: dare dell’omosessuale è un’offesa? Ed esserlo? Stando alla scritta incriminata – il preside è gay – sembrerebbe proprio di sì. In effetti, a pensarla allo stesso modo in questo Paese – e non solo – sono davvero in tanti. Sia sufficiente tenere conto che nelle ore che si sono susseguite da domenica a oggi numerosi sono stati gli episodi e gli accanimenti contro persone che provano attrazione fisica e sentimentale nei confronti di soggetti dello stesso sesso. Lo scorso venerdì, ad esempio, su RAI 3 è andato in onda il più che discutibile programma Alla lavagna!, oggetto di numerose critiche, sin dalla sua prima puntata, per il fare da Istituto Luce. Nella serata del 18 gennaio, però, la stigmatizzazione della trasmissione non è stata dovuta alle domande faziose e fintamente spontanee dei bambini come successo in passato, bensì alla presenza di Vladimir Luxuria – al secolo Vladimiro Guadagno – che ha raccontato ai piccoli intervistatori i momenti della sua infanzia in cui ha compreso di non essere un maschietto, se non per una questione prettamente fisica. Incalzata dai quesiti, ha quindi spiegato ai presenti, con il rispetto di chi sa che ad ascoltare è un pubblico molto giovane, la sua trasformazione ma, soprattutto, il dolore a cui si è esposta, dapprima vestendosi come una femminuccia nella Puglia di molti anni fa, poi sottoponendosi a un lungo processo di mutamento e accettazione che l’ha portata a essere la donna di oggi, purtroppo ancora bersaglio di epiteti e violenze di varia natura.
A gridare allo scandalo, ovviamente, è stata la Lega del Ministro dell’Interno, la stessa che vorrebbe impedire divorzi, aborti e famiglie arcobaleno a favore della razza italica pura e del maschio dominante. Dure, a tal proposito, le parole del deputato Paolo Tiramani, capogruppo del Carroccio in Vigilanza RAI: Lezioni di transgenderismo a bambini di appena 10 anni? Inaccettabile. Ancor di più se questo accade nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda su RAI 3 i cui protagonisti sono giovanissimi alunni e a spiegare temi come l’omosessualità e il cambio di sesso è una mancata “soubrette” la cui vita personale dovrebbe restare tale. Stiamo parlando di argomenti di una tale complessità che non possono essere trattati in maniera così leggera con piccoli ragazzi all’interno di un programma televisivo. Ogni bambino ha, giustamente, i propri tempi e non può essere forzato ad affrontare argomenti non appropriati per la propria età e dei quali non si sente pronto. Quanto trasmesso è quindi inaccettabile. Non solo è da rivedere la scelta, a mio avviso sbagliatissima, degli autori ma come Lega ci informeremo su quanto ammonta il compenso destinato a Vladimir Luxuria per questa puntata a dir poco surreale.
Di surreale, tuttavia, restano soltanto le sue frasi, scaturite più dalla mania omofoba tipicamente leghista che da un invito alla riflessione sulla questione di genere e al come o quando introdurla ai bambini. A chiunque – sembra superfluo persino ribadirlo – risulta chiaro che il transgenderismo, l’omosessualità, insomma tutto ciò che concerne la sfera sessuale e non di un individuo non può essere spiegato in un programma televisivo e in appena venti minuti. Una puntata come quella andata in onda, tuttavia, è senza dubbio importante in un contesto pari al nostrano, ancora ridicolmente retrogrado, che trasforma discussioni normali in tabù tipicamente italioti e fintamente cattolici. Sebbene con l’attuale governo si faccia fatica a pensare a una tale rivoluzione, infatti, è tempo, questo, di introdurre nelle scuole e nei luoghi di formazione in generale la diversità, un concetto estendibile a tutti i vari aspetti dello stare al mondo, anche quello sessuale.
Parlare ai bambini, raccontare loro che l’essere umano non può ridursi a un’etichetta, al maschio o femmina, aiutarli – anche con il supporto di alcune testimonianze – nel rapporto con il proprio corpo e con gli altri è quantomai necessario, utile a educare gli infanti di oggi affinché i ragazzini di domani e gli adulti che saranno non troveranno offensivo dare del gay a qualcuno, affinché questi possano accettarsi e accettare. Condivisibili, dunque, le parole di Vincenzo Spadafora, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità, in risposta a Tiramani: L’unica cosa che trovo a dir poco surreale è continuare ad avere atteggiamenti omofobi e culturalmente regrediti, che non tengono conto della realtà e del rispetto dei diritti di tutti. Penso che la RAI abbia fatto molto bene e che occasioni del genere vadano sostenute.
Allenare le giovani menti all’apertura significa tentare la costruzione di una società meno violenta e più inclusiva, avanguardista e tollerante, certamente in netta controtendenza rispetto alla strada che stiamo percorrendo attualmente come comunità. Basti pensare che appena ieri il noto conduttore Alessandro Cattelan ha dovuto rispondere a molteplici critiche piovutegli addosso per la lettura alle sue figlie de La bambina con due papà, un libro che sensibilizza i pargoletti sul tema delle famiglie arcobaleno, definite un fenomeno contro natura. Non ultimo, l’imbarazzante, discriminatorio e no sense titolo di un giornale libero soltanto nella facoltà di scrivere idiozie, il cui direttore si è recentemente scoperto idolo del co-fondatore del brand più noto dello Stivale. Fedez, infatti, ha definito Vittorio Feltri come la persona più libera del mondo poiché riesce a utilizzare al meglio quel suo modo di esprimersi così politicamente scorretto, una persona di cui va apprezzato il coraggio di andare in tv per dare del negro e del frocio a chi vuole. Al diavoli il preside Dradi, insomma.
Nel frattempo, però, mentre in Italia si mitizzano i peggiori e Lorenzo Fontana, Matteo Salvini e Simone Pillon architettano crociate a difesa della famiglia tradizionale, in Cecenia, nel silenzio generale, continuano le persecuzioni omosessuali, come denuncia Russian LGBT Network, secondo cui le vittime di questa caccia alle streghe sono oggi impossibili da contare. Il Ministro dell’Informazione Dzhambulat Umarov parla di completa fesseria, pur ricorrendo a parole che non dissipano affatto i sospetti: Non spargerete i semi della sodomia nella benedetta terra del Caucaso. Non cresceranno come nella pervertita Europa, in Cecenia non tratteremo mai l’omosessualità come qualcosa di normale. Stando al numero uno dell’ONG, Igor Kochetkov, le persone detenute illegalmente dalla polizia sono rinchiuse ad Argun, a 20 chilometri da Grozny. Inoltre, per impedire che le vittime lascino la regione o si rivolgano alla giustizia, ne sequestrano i documenti, minacciando di procedere anche per vie legali e vendette trasversali.
Discorso simile sta avviandosi poi in Brasile, il Paese oggi guidato dall’amico del Capitano, Jair Bolsonaro. Il nuovo Ministro della Famiglia e dei diritti umani, Damares Alves, infatti, si è espresso con parole che molto ricordano echi italofoni: Con questo governo la bambina sarà una principessa e il bambino un principe. Nessuno ci impedirà di chiamarli così. Dobbiamo porre fine all’abuso dell’indottrinamento ideologico. Il maschio è maschio. La bambina nasce bambina. Il tutto accompagnato dalla decisione del Presidente brasiliano di escludere la comunità LGBTI dai benefici delle politiche di promozione dei diritti umani che porterà avanti il Ministero.
Mala tempora currunt, direbbero i latini. Mala tempora currunt per chi crede in un mondo a colori, un mondo che rifugge dal bianco e dal nero, dai dogmi di coloro che ci pretendono tutti anonimamente uguali, tutti vittime di una censura identitaria che imbruttisce e annienta. Inciampare nella pietra dell’indifferenza, quindi, è un rischio troppo grosso da assecondare, estremamente pericoloso da ignorare. Il diritto alla vita, a una vita normale, non è più procrastinabile.