Marcianise, provincia di Caserta. È un sabato pomeriggio di metà autunno: il cielo è limpido, la temperatura mite, è una bella giornata. Tutto perfetto se non fosse per quell’odore acre di spazzatura che arriva a volte a zaffate, a volte in maniera più persistente. È un odore a cui noi, abitanti della cosiddetta Terra dei Fuochi, siamo quasi abituati, accorgendoci pienamente di quanto sia tremendo solo quando ci allontaniamo dal nostro territorio e vi facciamo ritorno, percependo nettamente la differenza. Nell’ultimo mese, nella zona industriale di Marcianise il 26 ottobre e a Santa Maria Capua Vetere qualche giorno dopo, il 1 novembre, ci sono stati due incendi che hanno reso l’aria ancora più irrespirabile. Per questo motivo lo scorso sabato più di quattromila persone hanno sfilato pacificamente in corteo, al grido di Basta Biocidio.
La fiumana di adulti, ragazzi e bambini è partita da Piazza Umberto I, centro cittadino, attraversando molte strade fino al velodromo comunale, inizio della zona industriale, in cui ha avuto luogo un piccolo dibattito su alcuni punti focali di quella che alcune istituzioni vogliono chiamare, per l’ennesima volta, emergenza rifiuti. Non si può definire emergenza, però, una situazione che si perpetua da anni, senza reali ed efficaci proposte di soluzione. Emergenza, infatti, è qualcosa di temporaneo e, purtroppo, la situazione in cui si trovano le aree coinvolte tra Napoli e Caserta, come Caivano, Acerra, Giugliano, Aversa, Marcianise e l’Agro Caleno, per dirne alcune, si protrae da oltre un decennio.
Gli incendi di fine ottobre, intanto, hanno una chiara matrice criminosa: basti pensare a quello presso la LEA, impianto di stoccaggio di Marcianise situato nella zona ASI, che era nell’occhio del ciclone da luglio, quando l’amministrazione comunale ha cominciato a prendere provvedimenti di sospensione delle attività per irregolarità della messa a norma ma, soprattutto, perché quanto veniva stoccato e smaltito non corrispondeva realmente al dichiarato e le quantità superavano i limiti stabiliti dalla Regione Campania. In seguito, due giorni dopo, è intervenuta anche l’autorità giudiziaria di Santa Maria Capua Vetere con un sequestro preventivo, operato dalla Guardia di Finanza di Marcianise con il personale dell’Arpac, al fine di mettere in sicurezza l’area, data la notevole presenza di perdite di percolato, il liquido che si forma dall’infiltrazione dell’acqua piovana sui rifiuti o di derivazione dalla decomposizione dei rifiuti stessi, dannoso per l’ambiente in quanto permea nel terreno e causa l’inquinamento delle falde acquifere. Sembra logico pensare, dunque, che, con questo background giudiziario, le fiamme alzatesi all’alba di venerdì 26 e spente soltanto dopo l’intervento, durato ore, della compagnia dei Vigili del Fuoco di Caserta e l’ausilio di alcune squadre da Napoli, non siano frutto di un corto circuito o di un’autocombustione, ma un segnale forte e chiaro contro chi cerca di fermare la macchina della criminalità organizzata che ha in mano, sotto più punti, la gestione dei rifiuti. Così come quello divampato allo Stir di Santa Maria Capua Vetere, impianto di tritovagliatura e imballaggio rifiuti, funzionale al termovalorizzatore di Acerra, nel giorno di Ognissanti, approfittando della chiusura. Quest’ultimo è stato portato all’attenzione del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Mare e del Territorio, Sergio Costa, che il giorno successivo ha visitato l’edificio e ha preso parte al comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza messo in atto immediatamente considerata la criticità della situazione.
Dal 2012, ciclicamente, ci sono incendi presso strutture che si occupano dello smaltimento dei rifiuti, di cui altri cinque soltanto quest’anno, escludendo quelli della LEA e dello Stir, a Pignataro, Caivano, Casalduni, S. Vitaliano. Per tale motivo, il comitato apartitico e apolitico Basta Biocidio di Marcianise, in collaborazione con altre realtà cittadine che da anni si battono per cercare di fare chiarezza sulla situazione, come Mamme Vulcaniche di Napoli, Comitato Basta Impianti dell’Agro Caleno, Stop Biocidio Casandrino e Medici per l’Ambiente – che danno il loro preziosissimo contributo con ricerche e dati scientifici di prima mano –, ha organizzato la manifestazione, messa in atto principalmente per sensibilizzare la cittadinanza, far sentire alle istituzioni la presenza di un territorio stanco di vedere i propri cari ammalarsi, chiedere a voce alta che ci siano sistemi di videosorveglianza continua presso i siti di smaltimento con telecamere collegate direttamente alla Prefettura, che venga impiegato l’esercito per presidiare gli impianti ed evitare nuovi roghi e che questi incendi siano competenza diretta del nucleo antimafia.
Quello che si percepisce nel corso del dibattito, soprattutto dagli interventi di una rappresentanza di Medici per l’Ambiente, è che ci sia una campagna politica e mediatica, che dura da anni, volta a puntare i riflettori della cosiddetta emergenza sui rifiuti urbani quando questi non sono realmente il fulcro del problema. Lo sono invece i rifiuti industriali, soprattutto quelli provenienti da industrie a nero, che vengono smaltiti senza tracciabilità, nella migliore delle ipotesi, e sversati in campagne e bruciati nella peggiore. Appare inutile e dannoso, alla luce di questo, costruire nuovi impianti come vorrebbe il nostro governatore Vincenzo De Luca, invitato con il Ministro Costa a partecipare ma assente. Un’alta concentrazione di impianti piuttosto che il pieno utilizzo di quelli già presenti ma non attivi a pieno regime per problemi burocratici comporterebbe nuovi casi di malattie respiratorie, come quelli di legionella contratta in spazi aperti a Brescia. Perché il problema della spazzatura non è ristretto solo ai confini della Campania e, quindi, l’interesse di chi formula leggi e interventi specifici dovrebbe essere attivo più che mai.
Anche perché anche se la Regione Campania è stata sanzionata dalla Commissione Europea con una multa di 120000 euro giornalieri, divisi in 40000 per settore di impianti (termovalorizzatori, discariche e trattamento dei rifiuti organici), è il governo italiano, come il Ministro Costa auspica, che dovrà costruire una road-map per uscire dalla sanzione. Oltre al danno la beffa, i campani devono subire delle pesanti conseguenze per ciò che è stato deciso sulle loro teste dalle istituzioni. Le stesse che sabato, escluso il Sindaco di Marcianise, Antonello Velardi, avvocato, ex docente universitario e giornalista pubblicista, non c’erano né fisicamente né con un messaggio di sostegno.
Ai cittadini, intanto, resta indignarsi, documentare, informare, portare l’attenzione sul problema. E, purtroppo, piangere i morti. Chiunque abiti qui sembra tristemente abituato a sentire notizie di chi si ammala di patologie tumorali o altre malattie respiratorie gravi, pur avendo sempre mantenuto uno stile di vita sano. Non si fanno sconti a nessuno: la malattia riguarda indifferentemente bambini, ragazzi, giovani uomini e donne. Noi tutti, nostro malgrado, abbiamo seppellito un caro prematuramente. Come per gli abitanti di Marcianise è successo con Lucia Marino, insegnante scomparsa per un tumore due anni fa, di cui, per concludere il dibattito, è stata letta una poesia inerente alla situazione di sconforto di chi vive in questa terra. I versi, come altri pensieri sparsi di Lucia, sono diventati un libro il cui ricavato andrà a favore della lotta contro il tumore al seno, promossa dall’Associazione Susan Komen Italia.
Di fronte al popolo che urla il proprio dolore lo Stato non potrà essere sordo per molto altro tempo: in nome di Lucia e di chi ci ha lasciato, in nome di chi si è appena affacciato alla vita, il popolo campano continuerà a gridare.