Ciara Sivels, giovane ventisettenne, alla fine del mese di ottobre ha discusso la sua tesi intitolata Development of an Advanced Radioxenon Detector for Nuclear Explosion Monitoring, diventando la prima donna di colore a ottenere un dottorato di ricerca in ingegneria nucleare all’Università del Michigan, che detiene uno dei programmi più avanzati nel campo.
Nata a Chesapeake, in Virginia, Ciara non ha sempre avuto il sogno di lavorare nel campo dell’ingegneria: infatti, dopo le scuole superiori avrebbe preferito dedicarsi alla cucina, diventando quindi una grande chef, ma il destino ha voluto qualcosa di diverso per lei. Durante il suo ultimo anno di scuola, dunque, ha frequentato un programma avanzato in chimica, che, anche grazie all’aiuto di una brava insegnante, le ha mostrato che il suo futuro avrebbe contemplato qualcosa di diverso da fornelli e pentole. Conseguito il diploma, allora, la brillante ragazza, oggi ricercatrice, ha deciso di frequentare il Massachusetts Institute of Technology, dove si è laureata e ha iniziato il lavoro nello STEM (dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics, utilizzato per indicare le discipline scientifico-tecnologiche). Il suo non è stato per niente un cammino facile, tanto che spesso avrebbe voluto lasciare questo percorso per dedicarsi a qualcosa di più semplice. Tuttavia, non ha demorso e con la sua determinazione è riuscita a ottenere il tanto agognato PhD, facendo la storia. Ora, Ciara Sievels è pronta a trasferirsi a Baltimora per lavorare nel Dipartimento di Fisica della Johns Hopkins University ed è determinata a raggiungere il suo prossimo obiettivo: diventare professoressa universitaria.
Nel frattempo spera che quanto da lei fatto sia di esempio per tutte le donne e gli uomini di colore scarsamente rappresentati nel campo della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica. Negli ultimi anni, infatti, numerose inchieste hanno rivelato come il settore sia estremamente esclusivo e dominato dall’uomo bianco. In questo territorio, però, non sarebbero solo le donne, la cui presenza si limita a un misero 29%, a essere poche, ma anche etnie diverse da quella bianca. Una ricerca recente condotta negli Stati Uniti, inoltre, ha di fatto messo in evidenza che negli ambiti scientifici sono soprattutto gli afroamericani a essere quasi assenti, tanto che ben il 62% delle persone di colore impiegate in ambito STEM ha dichiarato di aver subito discriminazioni razziali. Questi stessi individui, peraltro, hanno anche affermato che l’esclusione da tali ambiti di ricerca è dovuta alla loro scarsa possibilità di accedere ai gradi d’istruzione superiore. Inoltre, denunciano anche la difficoltà di accedere a posizioni dirigenziali, di avere promozioni e la poca volontà di coloro che occupano i vertici nel sistema a far sì che sui luoghi di lavoro ci sia diversificazione etnica.
Si capisce, quindi, come il dottorato di Ciara Sivels non sia da celebrare solo come un trionfo personale della giovane e brillante mente, ma anche come un successo collettivo di quanti credono fermamente che l’intelligenza non dipenda dal colore della pelle o dal genere. Il successo della donna è un vero e proprio colpo a quelle mura che impediscono a chi non è uomo o bianco di accedere allo STEM, è la dimostrazione che percossa dopo percossa le pareti della discriminazione possono essere distrutte e lasciare spazio per erigere quelle dell’uguaglianza e della parità.