Stiamo lentamente scivolando in un mondo che presenta una fluidità diversa, in cui la velocità tende a scalare le vette più alte fino a invadere persino le torri del potere, un loop senza prospettive che non ha più un punto di ritorno. Bisogna alzare i muri contro questa ondata informatica? La rivoluzione digitale ci sta fregando? Questi sono i dubbi che Alessandro Baricco, scrittore e saggista italiano nato a Torino nel 1958, cerca di sciogliere in The Game, il suo nuovo libro edito da Einaudi e presentato mercoledì 10 ottobre presso il Teatro Argentina di Roma, che ha visto il tutto esaurito nell’unica serata in cui l’autore ha deciso di condividere fisicamente le sue idee astenendosi dalla proliferazione online.
L’idea di parlare degli effetti della rivoluzione digitale – come egli stesso ha affermato – nasce già a partire dal 2006 con I barbari, un saggio scritto e pubblicato in trenta puntate su La Repubblica, in cui però non ci si prospetta quel che realmente porterà il game che si affermerà e prenderà forma solo qualche anno dopo con l’avvento, nel 2008, del primo iPhone. Baricco cerca di muoversi a tappe, seguendo una linea cronologica dei fatti e permettendo sia al lettore che a se stesso di capire al meglio come questo processo si sia sviluppato.
Space Invaders è il videogioco e il punto di partenza che sussegue il flipper e prima ancora il calcio balilla, quando i rumori e i suoni erano veri e non soltanto riproduzioni artificiali. Un cambiamento che sarà fornito da un radicale oltre che veloce passaggio dall’analogico al digitale, un’esperienza che potremmo dunque definire ipnotica. Il game, come fosse una peste degli anni 2000, si è disseminato ovunque: il mondo vacilla proprio perché si è adeguato a esso penetrando all’interno dei grandi filoni del potere, della scuola, della chiesa ma anche della politica. Quest’ultima – come sostiene Baricco –, che per anni ha tentato di restare al riparo, verrà presa dalle redini del game, la cui prima avvisaglia si è avuta già con Obama e in seguito con Trump.
Il game predilige libertà, garanzia di pace, distribuzione del potere e distruzione dei confini, rendendo tutto più semplice. A tal proposito, l’autore parla di nativo digitale rifacendosi a un’esperienza di vita quotidiana in cui il figlio di tre anni concepisce la carta stampata del giornale come se fosse un display e tenta di ingrandirla: essere digitali oggi è un po’ come mangiare con le mani. All’interno del game la cultura femminile sembra esclusa, i fondatori sono padri della rivoluzione industriale, uomini bianchi americani spesso ingegneri e raramente provenienti da scienze umanistiche. La nostra epoca è molto circoscritta.
Saranno i nativi digitali a salvare la nostra società secondo Baricco, il game diventerà un posto in cui saremo felici senza sentirci oppressi dal peso del digitale. Ma per capire il meccanismo che lo fa muovere, bisogna immergersi dentro e, anche, ascoltare quel che Alessandro Baricco avrà da raccontare alla sua prossima presentazione che avrà luogo lunedì 15 ottobre presso la Sala Grande del Teatro Franco Parenti a Milano.