Un luogo dove c’era un profonda rassegnazione sociale è rinato grazie a quella nave che è arrivata una ventina di anni fa. Riace, nel cuore della Calabria, terra del Sud famosa ai più per il ritrovamento, nel 1972, di due statue bronzee di epoca greca, è il simbolo di un’Italia che non c’è più, di un Paese ormai profondamente cambiato nella pelle e nei nervi, di un’accoglienza appannata – ogni giorno – da un pericoloso gioco a ritroso nel tempo.
Domenico Lucano, sessant’anni, è il Sindaco che incarna l’ostinazione di un territorio ai venti razzisti che spirano, ormai, da ogni lato dello Stivale, l’emblema di una società nuova, di un modello funzionante e produttivo di apertura al prossimo, di un’integrazione intelligente e fruttifera. La sua città, dal 1998, ha ospitato, infatti, circa seimila persone di oltre venti nazionalità, scongiurando lo spopolamento di cui era ormai vittima, fondando, grazie all’aiuto dei nuovi residenti del borgo calabrese, laboratori artigianali, una scuola, un ambulatorio medico e rilanciando il turismo, anch’esso sopito.
Ha fatto breccia, Lucano, nei cuori e nelle coscienze di artisti e personaggi dello spettacolo, così come in tantissimi uomini e donne della società civile, ispirato racconti, tanto che la Rai, lo scorso anno, aveva messo in cantiere una serie TV che desse luce al paesino che con le sue braccia aperte all’arcobaleno ha chiuso le porte alla ‘ndrangheta e alla rassegnazione. Roberto Saviano e Beppe Fiorello sono solo due dei vip intervenuti, nel corso di questi anni, a dare voce a Riace e alla sua straordinaria storia di rinascita.
Per questo motivo, stamani, svegliandoci, siamo tutti rimasti sorpresi e sconvolti alla notizia dell’arresto del Sindaco riacese per l’accusa peggiore che potesse pesargli sulla testa: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Poi, però, andando oltre i titoli – come il popolo del web dimostra di non saper più fare – si legge (in un passaggio del provvedimento del gip di Locri) che la gestione dei fondi è stata magari disordinata, ma non ci sono illeciti e nessuno ha mai intascato un centesimo. Inoltre, nell’accusa si fa riferimento a una conversazione durante la quale Lucano ipotizza di far sposare una ragazza nigeriana, favorendo, così, la sua richiesta dei documenti necessari a restare in Italia. Di quell’unica intercettazione, però, pare non esservi seguito: se il matrimonio sia stato celebrato e se ci siano altri casi non è dato sapere.
Ecco che la vicenda assume toni ben più cupi di quelli sbattuti in prima pagina e prontamente utilizzati dal Ministro Salvini per proseguire nella sua perenne propaganda. «Chissà cosa diranno i buonisti», si interroga il leader del Carroccio, dimenticando l’indagine che ancora grava sulla sua figura e lasciando a margine la condanna guadagnatasi dalla Lega per il furto di 49 milioni di euro ai danni di quello Stato che dice di voler difendere.
L’Italia, allora, sta diventando un regime? Possibile che chi non si adegua alla linea di governo debba aspettarsi la visita di agenti in divisa pronti a mettere fine a quella piccola rivoluzione, a quella disobbedienza civile, seppure con un “semplice” avvertimento? Perché è così che si legge l’arresto di Lucano, un tentativo di intimidire, scoraggiare il dissenso, coerentemente – d’altronde – al nuovo Decreto Sicurezza. E così l’hanno letta Roberto Saviano (Domenico Lucano è colpevole solo di aver salvato vite umane, vite migranti), Giuseppe Fiorello (Crederò in te più di prima. Mi rendo conto che non va più difeso, va amato come lui ama il prossimo), Alessandro Gassmann (Favoreggiamento all’integrazione #stayhuman), e gran parte degli oppositori delle politiche giallo-verdi, il nuovo colore del razzismo.
A Riace, i migranti sono ospiti di case disabitate, edifici in disuso salvati dall’incuria concessi loro in comodato d’uso gratuito. I soldi che il Ministero stanzia per l’accoglienza vengono, invece, girati alle cooperative che assicurano un piccolo stipendio tramite laboratori e corsi di formazione, incentivando, così, lavoro e economia. Molti di questi, in Calabria hanno gettato le basi delle proprie famiglie, ripopolando un paese destinato a raccogliere solo la polvere.
È questo e non solo, Riace, un modello d’accoglienza e società che guarda al futuro, che ha saputo trasformare il dramma dell’immigrazione in risorsa per il territorio e per i riacesi stessi. Mimmo Lucano è studiato e apprezzato in tutto il mondo per il suo impegno. Tranne in Italia, dove le porte del carcere salutano Marcello Dell’Utri e accolgono (seppur ai domiciliari) il Sindaco di tutti noi.