A meno di trenta chilometri da Caserta, oltre il fiume Volturno, centro di quella piana che in passato ha donato tanta fortuna alla Campania Felix – denominata così da Plinio il Vecchio –, lungo la via Casilina, ricalcando l’antico tracciato della via Latina, scorgiamo Cales o Calvi Vecchia, attuale frazione del Comune di Calvi Risorta.
Ad accoglierci, alla nostra destra provenendo da sud, è l’arce, la zona più elevata del pianoro tufaceo che ospita il sito. Questa è composta da una chiesa di origini paleocristiane, una cattedrale romanica, un seminario settecentesco, una dogana borbonica e un castello di origini longobarde, distrutto e ricostruito più volte fino alla forma attuale, raggiunta sotto il dominio aragonese.
Oltre la Casilina, alla nostra sinistra, ci addentriamo verso i resti della colonia romana: forte della sua economia tanto da coniare moneta, grazie soprattutto a coltivazioni vinicole e officine ceramiche che hanno fatto della vernice nera calena una tipologia ricercatissima in ogni punto del dominio romano. Il Municipium di Cales presentava un impianto urbanistico dotato di numerosi edifici termali, un tempio di cui ci resta il podio, un anfiteatro e un teatro.
Grazie all’abbandono e alla costruzione ex novo dell’attuale centro abitato poco distante, meno esposto (purtroppo non abbastanza da non subire bombardamenti americani e rappresaglie tedesche durante il secondo conflitto mondiale), nei pochi chilometri quadrati che costituiscono il sito vediamo snocciolarsi davanti ai nostri occhi decine di secoli di storia. Un vero e proprio gioiello lasciato così, in balia di se stesso, a causa di politiche locali e istituzionali immobili o rivolte a interventi di emergenza piuttosto che a piani di lavoro protratti nel tempo, oltre la fine del proprio mandato. La mancanza di scelte lungimiranti ha lasciato che questo sito fosse preda di innumerevoli scavi clandestini (la ceramica calena è presente in molti musei archeologici europei e americani, di cui solo una piccola parte ha raggiunto le città estere in trasparenza e legalità) e sversamenti illeciti che hanno fatto dell’agro caleno la più grande discarica sotterranea d’Europa di rifiuti tossici.
Fortunatamente, però, spesso dove le istituzioni mancano arrivano i cittadini. La netta convinzione che si dovesse agire in nome di Cales bene comune, quindi, ha fatto in modo che nel 2012 fosse costituita l’associazione di volontariato ArcheoCales, figlia di un fervore culturale e associazionistico già presente a Calvi Risorta con la Piccola Libreria 80mq, attiva da nove anni sul territorio, con realtà come la Pro Loco Cales Novi, il gruppo scout Agesci di Sparanise, Legambiente, Touring Club Italiano e tante altre, le quali hanno saputo accogliere le iniziative di rivalutazione del sito fino a formalizzare nel 2015 la loro organizzazione, chiamata Rete ArcheoCales in nome di un impegno concreto verso una più attiva fruibilità da parte del pubblico.
Oltre a lavori di diserbo da piante infestanti, pulizia, installazione di pannelli illustrativi, in questi anni sono state organizzate visite guidate con costumi dell’epoca romana e medievale, tableaux vivants, sperimentazioni culinarie e musicali con cibi e suoni dell’antichità. Lavoro a titolo gratuito da parte degli organizzatori sostenuto da ingegnose campagne di autofinanziamento come lotterie in cambio di manufatti simili a reperti rinvenuti nel sito, realizzati dalla maestria di artigiani locali. Ma questo non è tutto: un luogo così importante necessita di un museo in loco, atto a ospitare i tesori ritrovati durante gli scavi dalla Soprintendenza, in modo da dare la giusta consapevolezza della propria storia alle nuove generazioni e svegliare le coscienze di quelle più adulte. La Rete ArcheoCales lo sa bene e ha deciso di gettarsi in questa ennesima sfida: la realizzazione del Museo Virtuale Cales, il Mu.Vi.Ca.
La sede adibita a questo progetto museale “dal basso”, sostenuto dai fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, con il sostegno del Comune di Calvi Risorta e quello della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento, si trova presso alcune sale dell’Istituto Comprensivo Cales-Salvo D’Acquisto, nel centro cittadino, le quali saranno rivoluzionate per realizzare un museo accessibile anche a persone con ridotta mobilità, così come avviene per il sito archeologico.
I lavori, a opera dei volontari e delle maestranze che sposando la causa riducono considerevolmente i costi del materiale e della manodopera, vanno avanti senza sosta fino all’apertura tra settembre e ottobre, in data da destinarsi. Non resta che aspettare che l’autunno arrivi carico di novità, mentre la Rete ArcheoCales continua a lavorare anche sul fronte delle visite al sito, portando avanti il suo esempio virtuoso di piccolo miracolo del Sud.
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