La poetessa lombarda Alda Merini, a quasi un decennio dalla sua morte, avvenuta nel novembre del 2009, viene omaggiata dallo spettacolo Dio arriverà all’alba di TeatroSenzaTempo, scritto e diretto da Antonio Nobili. Una rappresentazione che noi di Mar dei Sargassi non possiamo proprio perdere.
Il palco, allestito nel cortile delle statue presso il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore a Napoli, conduce lo spettatore direttamente nella modesta casa della poetessa, la sua finestra sui Navigli. Un luogo estremamente disordinato, pieno di mozziconi di sigaretta, fogli sparsi, bicchieri lasciati qua e là, pareti scritte e disegnate anche con il rossetto, un caos silenzioso che fa da specchio all’anima creativa che è appartenuta all’autrice milanese. Antonella Petrone, che interpreta la Merini, immediatamente sembra trascinare verso quello che deve essere stato il mondo interiore della donna dalla personalità estremamente forte, assai burbera, ma che nel profondo racchiudeva un animo fragile e sensibile. Una telefonata è in grado di cambiare e smuovere la quotidianità: un professore universitario, amico di vecchia data, chiede ad Alda il piacere di aiutare un suo studente, Paolo, per delle ricerche che sta eseguendo sulla poesia contemporanea. Nonostante la richiesta accettata con titubanza, dal primo incontro tra i due scatta qualcosa e tutti i muri eretti sembrano disgregarsi. Momenti che la scrittrice visse realmente – le storie poetiche dei suoi giovani amanti –, sensazioni e stati d’animo che creano momenti unici, incredibilmente intimi.
Paolo, affascinato del tutto dalla signora Merini, attraverso le sue chiacchierate con lei tocca con mano gli abissi profondi dove spesso i poeti si vanno a rifugiare. Quando la incontrai non furono né il destino né un caso, tantomeno la mia volontà a decidere, fu un mio professore. All’epoca ero assistente di un vecchio professore universitario, ero così diverso. Fu lui che mi mandò da lei per la prima volta per delle ricerche che mi servivano per un libro. La conobbi così.
Antonio Nobili utilizza un linguaggio contemporaneo e fa rivivere in Antonella Petrone parole e gesti della poetessa milanese, mostrando anche quella follia che è stata una parte importante del suo essere. Del resto, cosa può essere definito normale? La pazzia, nello spettacolo, prende forma di una bambina, una bambina che rappresenta la personalità sdoppiata di Alda Merini, una personalità che lotta con la realtà incitando la donna a spingersi oltre, ad amare, a essere coraggiosa, nonostante tutto il male che c’è stato nella sua vita.
Le poesie che l’attrice protagonista recita, Accarezzami e Spazio, vengono come cullate dai dialoghi incredibilmente intensi mai fuori luogo del regista. Il cast è una macchina ben oleata, ogni ruolo emerge e si distingue in maniera chiara, armonizzandosi con il contesto nel quale gioia, ironia e tormento sembrano fondersi in uno spettacolo che sa mostrare quanto i sentimenti riescano a scandire la vita delle persone. Antonella Pretone commuove e rende davvero omaggio ad Alda Merini, grazie alla sua interpretazione profonda e sposando appieno quello che era il reale essere della poetessa, mostrando leggerezza, ironia, sfrontatezza e sofferenza, ma anche la forza di un’incredibile donna dall’animo inquieto e dalla vita tormentata.