Nella zona di Čerkasy, in Ucraina, un gruppo di archeologi ha recentemente rinvenuto il corpo di una donna morta a circa 25 anni. Sepolta con le braccia dietro la schiena e con il viso rivolto al terreno, la posa in cui tale carcassa è stata ritrovata – che secondo alcune antiche credenze impedisce al defunto di tornare nel mondo dei vivi – e il fatto che il suo sepolcro fosse privo di qualsiasi ornamento fanno pensare che il corpo appartenesse a una giovane vissuta tra il III e il IV secolo considerata da tutti una strega. L’identità a cui apparteneva la struttura ossea rinvenuta, infatti, fu probabilmente accusata del reato di stregoneria, un reato che circa un millennio dopo, con la diffusione di quella che viene definita caccia alle streghe, avrebbe portato alla morte di una numero ingente di individui che oscilla tra le 40mila e le 60mila persone.
Anche se in passato – ad esempio nell’Impero Romano – la stregoneria era perseguita, contrariamente a quanto si pensa, il fenomeno non risale al Medioevo, periodo in cui la Chiesa cercò addirittura di scoraggiare la credenza nelle lamie, bensì all’Umanesimo e al Rinascimento, quando si sviluppò una vera e propria ossessione per queste figure associate al male e per la loro distruzione. Dopo che nel 1484 il Papa Innocenzo VIII con la bolla pontificia Summis desiderantes affectibus (Desiderando con supremo ardore) aveva affermato la necessità di sopprimere l’eresia e la stregoneria nella regione della Valle del Reno e nominato i frati dominicani Heinrich Institor Kramer e Jacob Sprenger inquisitori incaricati di estirpare la stregoneria dalla Germania – anche autori del manuale antistregonesco Malleus Malficarum (Il martello delle streghe, 1486) –, l’isterismo raggiunse apici altissimi. Ogni giorno decine di persone venivano accusate di avere rapporti con il demonio, di essere la causa di catastrofi naturali o di mali che colpivano la comunità.
C’è da sottolineare che furono sia i tribunali religiosi sia i tribunali civili a condannare migliaia di sospettati per il reato di stregoneria. Tuttavia, tutti sanno che molte di queste condanne furono ingiuste e che le accuse volte a questi singoli erano in realtà un mezzo per eliminare personaggi scomodi per la Chiesa, ma anche per nuocere a un vicino scomodo o una donna che aveva infatuato i mariti di altre. L’accusa, inoltre, era anche un modo per trovare un capro espiratorio a tutte le problematiche, come peste, carestie, siccità e cambiamenti climatici repentini, che ebbero luogo proprio tra il XVI e il XVII secolo in Europa.
Anche se negli ultimi tempi i dati hanno dimostrato che a subire questo tipo di calunnia furono anche gli uomini, non si può negare che a essere colpite maggiormente furono le donne: i dati dicono, infatti, che l’80% delle vittime fu del gentil sesso. D’altronde, lo stesso Malleus è pervaso da una carica antifemminile, che trae le sue radici da quell’ampia corrente misogina del cristianesimo medievale. A essere accusate erano soprattutto coloro che vivevano ai margini della società, quelle eccessivamente belle, ma anche allevatrici, ostetriche, sagge del villaggio sapienti delle arti curative e dei benefici di numerose erbe, conoscenze che venivano tramandate di madre in figlia. Le donne venivano viste più vicine al diavolo poiché discendenti da Eva per cui bastava che avessero comportamenti ambigui e non convenzionali per il loro sesso per essere etichettate come streghe.
Secondo gli atti storici che si possiedono sembrerebbe che l’ultimo processo per stregoneria fu condotto nel 1782, a carico di Anna Goldi, nella Svizzera calvinista. Tuttavia, anche se si può pensare che con questa udienza e con l’avvento di tempi in cui la ragione si è fatta spazio tra la superstizione, ancora oggi in alcuni Paesi come l’Arabia Saudita, la Papua Guinea e il Ghana, molte donne vengono condannate a subire le violenze più inaudite, come la decapitazione e il rogo, perché accusate di stregoneria. Ad esempio, nel villaggio di Naharbari recentemente tre uomini hanno gettato tre donne in un pozzo poiché l’avrebbero contaminato di insetti con i loro sortilegi. In questi luoghi la caccia alle streghe è ancora popolare per la persistenza di alcune usanze tribali e un’acuta disparità di genere, che, proprio come accadeva in passato, spinge a considerare maligne tutte quelle che cercano di conquistare l’emancipazione che viene loro ancora negata.