Timeline Napoli è un’associazione partenopea costituita da un team di professionisti speleologi, geologi, archeologi, ingegneri e appassionati di storia, che ha come obiettivo quello di rivalutare e recuperare il patrimonio storico della città abbandonato all’incuria del tempo per renderlo nuovamente fruibile. Lo scorso sabato 7 luglio l’associazione ha organizzato Alle origini del Rinascimento napoletano, primo evento in assoluto svolto al di fuori di Castel Nuovo – sito gestito anche dai ragazzi di Timeline che vi svolgono quotidianamente visite guidate – e che si ripeterà ogni sabato. Ho avuto la possibilità di chiacchierare con Sergio Ossella, artefice di questo nuovo percorso.
Sergio, tu che sei l’ideatore di Alle origini del Rinascimento napoletano, ci puoi raccontare com’è nata l’idea di approdare al Complesso di San Domenico Maggiore?
«Prima di tutto, tengo a ringraziarti per l’opportunità di questa intervista, siamo molto orgogliosi del nuovo percorso che già dal suo esordio è stato molto apprezzato dal pubblico. L’idea è nata l’anno scorso: da parte nostra, dell’associazione e del collettivo del direttivo, c’è sempre stata un forte desiderio di aumentare il raggio d’azione e di aprire quindi anche in altri siti. San Domenico Maggiore si è ben prestato come seconda tappa dell’Associazione Timeline per il profondo legame che ha con la fortezza-reggia di Castel Nuovo, che potrebbe quasi definirsi la nostra base operativa. Il fatto che due casate importantissime come quella Angioina e Aragonese abbiano a loro volta poggiato gli occhi sul complesso, portandolo allo splendore e alla fama noti a noi tutti oggi, non è cosa da poco. Basti pensare che Carlo II d’Angiò lasciò scritto nel suo testamento di farsi asportare il cuore, una volta morto, e di farlo mummificare per poterlo lasciare come reliquia nella chiesa; così come in vita il suo cuore era appartenuto alla chiesa, anche nella morte avrebbe continuato a farlo. E non fu il solo, anche da parte aragonese i sovrani decisero di lasciare il proprio cuore nel monastero come simbolo di fedeltà e devozione. Tutto questo proprio a sottolineare come la costante presenza delle suddette casate all’interno del complesso crei un perfetto legame con Castel Nuovo e le ricerche che portiamo avanti da ormai quasi due anni al suo interno.»
Il 20 luglio c’è stato anche un evento al Castello di Baia. L’Associazione Timeline Napoli ha un interesse particolare verso le fortezze partenopee?
«Castelli, chiese, sotterranei, mausolei… tutto ciò che fa parte della storia napoletana e che nel tempo è stato lasciato all’incuria e gettato nel dimenticatoio, noi subentriamo e ci prendiamo incarico di riportare nuova luce su questi siti. Quante volte vi sarà capitato di passare davanti a un luogo storico chiuso e abbandonato, dicendo a voi stessi che era un vero peccato vederlo versare in quello stato e che non avevate l’opportunità di potervi entrare e visitarlo? Chissà cosa si cela dietro quella porta, quali storie e quali ricchezze artistiche che nessuno potrà vedere o che semplicemente non vengono valorizzate abbastanza. Ecco il nostro ruolo: noi siamo quelli con il piede di porco, quelli con le cesoie che aprono questi portoni incatenati e li ripuliscono da sterpaglie e sporcizia depositata e lasciata ad accumulare, per consentire a voi di dare libero sfogo alla curiosità. Baia è un castello magnifico che offre tutto! Un panorama affascinante e mozzafiato, una storia millenaria che affonda le radici in epoca romana e un magnifico complesso museale e archeologico al suo interno. Siamo stati contattati proprio per portare un po’ della nostra linfa vitale così da farlo rinascere e permettere al castello di tornare a godere della fama che merita.»
Castel Nuovo ha sicuramente maggiore visibilità e interesse da parte della cittadinanza e dei turisti grazie a quello che fate. Ci sono dei progetti/percorsi nuovi legati a esso?
«Assolutamente sì. Di questo castello abbiamo riaperto nel corso degli anni solo una piccola parte al nostro pubblico, c’è ancora tanto da fare e stiamo lavorando proprio per consentirvi di accedere ad altre zone che al momento sono off limits ma che speriamo di far tornare fruibili entro la fine di quest’anno con un percorso straordinario di cui si sta occupando il Vicepresidente Davide Lazzaro in prima persona. Per gli aggiornamenti in merito vi consiglio di seguirci sui nostri canali social perché quando il falco è in volo, vuol dire che qualcosa di nuovo è in arrivo per tutti quanti noi.»
Nel vostro team ci sono anche speleologi e archeologi, che tipologia di lavoro svolgete al di fuori delle visite guidate?
«Chiunque nell’associazione, a prescindere dal titolo di studi o dal grado che riveste al suo interno, è tenuto a dare una mano per mantenere gli ambienti in nostra gestione sempre puliti e di facile accesso al pubblico. Questo ovviamente vale anche per quando dobbiamo aprire nuovi percorsi. Ci occupiamo di tutto quello che serve per far tornare praticabile un camminamento, una scala, una terrazza o qualsiasi luogo di nostra pertinenza: togliamo le erbacce, spazziamo il cumulo di polvere e sabbia che si deposita portata dal vento, togliamo spazzatura e materiale di risulta che troviamo occupare gli spazi dei percorsi in apertura, finanche cambiamo le lampadine fulminate. Insomma, tutto quello che serve per mettere in sicurezza i nostri percorsi, tutto ciò che è necessario per ridare decoro agli spazi, noi lo facciamo, e non ti nascondo che ci divertiamo anche a farlo, ci riempie di gioia a fine giornata vedere risplendere un ambiente dopo il nostro passaggio.»
Che rapporti avete con le altre realtà partenopee e le associazioni che lavorano presso il castello o che collaborano con voi?
«La nostra associazione è sempre pronta al dialogo e alla cooperazione con altre realtà sul suolo napoletano in quanto siamo dell’idea che l’unione fa la forza. Non a caso, lavoriamo notte e giorno anche per ampliare un network culturale che comprende realtà di associazioni culturali come la nostra, tour operator, realtà locali come ristoranti, bar, B&B, strutture alberghiere, negozi. Tutti assieme possiamo migliorare l’esperienza di soggiorno del turista in visita nella nostra stupenda città, facendolo sentire come a casa, coccolato e ben informato sulle attività cui può partecipare durante la sua permanenza. Certo, non sempre questa cooperazione riesce a essere portata a termine, ma ciò non ci impedisce di lavorare nel totale rispetto degli altri: ognuno per la sua strada e sempre pronti a non farci scoraggiare ma, anzi, a lavorare al meglio come abbiamo sempre fatto, cosa che oramai è diventato un nostro marchio di qualità.»
Qual è un sogno che vorreste realizzare come associazione?
«Una cosa di cui noi ragazzi ci troviamo spesso a parlare durante le pause è quella di vedere la nostra associazione, un giorno, riuscire a essere riconosciuta da tutti come quella realtà che fa la differenza. Siamo un gruppo di persone che ama non solo la propria città, ma la propria cultura e storia e che proprio grazie a questa passione, riesce a toccare il cuore di tutti i curiosi che scelgono di partecipare ai nostri percorsi. Quando i turisti sgranano gli occhi perché vengono a conoscenza di aneddoti e curiosità sul passato del nostro popolo, quando si appassionano a tal punto da continuare a ricoprire di domande i nostri ragazzi anche se la visita è terminata da buoni venti minuti… Beh, tutto questo ci riempie di orgoglio, vuol dire che abbiamo lavorato bene e che siamo riusciti nel nostro compito. Non quello di raccontare il fatto storico e di aver saputo rispondere a qualche domanda fatta a bruciapelo, bensì quello di aver aperto il vaso di Pandora e aver fatto innamorare qualcuno che era entrato riluttante nel castello e ora invece non ne vuole più uscire. Se questo nostro modo di lavorare e di rapportarci con il pubblico venisse valorizzato, sarebbe un’enorme conquista per tutti quanti noi.»