La mattina dell’11 luglio, il Centro Antiviolenza Marie Anne Erize ha ricevuto delle pessime notizie: tra pochi giorni, la mozione di sfratto approvata il 16 marzo 2017 troverà la sua realizzazione. Il prossimo 25 luglio, infatti, si deciderà quando dovrà avvenire la riconsegna delle chiavi degli ambienti che lo ospitano. I locali situati nella periferia est di Roma, assegnati al centro nel 2015 con una delibera della precedente Giunta Scipione, dovranno essere presto sgombrati, sancendo quindi la chiusura di questa importante istituzione a tutela del sesso debole.
Giustificazione a tale disposizione per Agnese Catini, Consigliera capitolina a Cinque Stelle, è che il centro non rispetta gli obblighi previsti dalla legge ed è aperto solamente su appuntamento o in rari momenti della settimana. Per lei, l’Associazione Cespp a cui erano stati originariamente assegnati i locali in via Amico Aspertini 393 non risulta essere un Centro Antiviolenza e l’assegnazione stessa dell’immobile è scaduta e non rinnovata.
Situato nel quartiere di Tor Bella Monaca, l’istituto è l’unico della zona che può offrire sostegno a quante nelle vicinanze hanno dovuto subire soprusi sia mentali sia fisici, aiutandole a rinascere dalle proprie ceneri attraverso diverse iniziative tra le quali l’organizzazione di sfilate di moda, messe su grazie alla sartoria solidale che ospita al suo interno, e corsi universitari sostenuti dalla biblioteca nominata alla desaparecida argentina che dà il nome anche al centro. La cessazione della sua attività significherebbe, quindi, che tutte le donne del territorio costrette a subire violenze non avrebbero più nessuno, nelle immediate prossimità, che potrebbe in qualche modo sostenerle psicologicamente e moralmente nella difficile battaglia che devono combattere non solo contro quegli uomini che quotidianamente le bistrattano, ma anche contro la vergogna e il disagio spesso conseguenze di queste vessazioni.
Indignata si dice Stefania Catello, Presidente del Marie Anne Erize, che vede la disposizione come l’ennesimo provvedimento dell’attuale Giunta contro le donne e i loro diritti. Infatti, già nei mesi precedenti la Sindaca Virginia Raggi e compagni avevano chiesto che uno dei luoghi storici dell’associazione femminista, la Casa Internazionale delle donne, lasci i locali che abita. Ma questi, tra l’altro, non sono i primi casi di chiusura di centri antiviolenza perpetrati sotto la direzione della Prima Cittadina. Per esempio, nel 2016 era toccato all’SOS Donna h24 cessare qualsiasi impiego. Sembrerebbe, dunque, che la Città Eterna, a causa di convenzioni non rinnovate, bandi scaduti e finanziamenti del governo bloccati, si stia trasformando in un luogo in cui essere protette non è più un diritto.
Non importa che secondo i dati siano 8 milioni 816mila (il 43.6% del totale) le donne fra i 14 e i 65 anni che nel corso della vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale e che, spesso, questi abusi abbiano portato alla morte delle vittime, tanto che nei primi 10 mesi dello scorso anno le donne uccise nel nostro Paese sono state 114, cioè una ogni due giorni. I 5 stelle vogliono solo far quadrare i conti della Capitale, anche se a subirne le conseguenze sono istituzioni che sensibilizzano su temi così delicati e attuali.
La cosa più triste è che ad appoggiare questa vera e propria crociata contro i centri antiviolenza, sia proprio il primo Sindaco al femminile di Roma. Virginia Raggi, che recentemente aveva dichiarato che l’accanimento che molti hanno nei suoi confronti fosse dovuto al suo essere donna, sembra, infatti, remare contro tutte quelle che appartengono al suo stesso sesso. In un’epoca in cui le donne per sopravvivere non possono far altro che essere solidali, associarsi e battersi per mettere un punto all’iniquità mascherata che regna tra i due sessi, la Sindaca, con i suoi addetti, sembra invece pronta a distruggere qualsiasi iniziativa che possa creare una qualsiasi forma di comunanza.