La stampa 3D ha ormai invaso il mondo e viene utilizzata in tutti gli ambiti, da quello medico a quello artistico. Con questa espressione si intende la realizzazione di oggetti tridimensionali mediante produzione additiva partendo da un modello 3D digitale che viene prodotto attraverso software dedicati. Una volta elaborato il modello, dunque, viene realizzato attraverso una stampante ad hoc che, strato dopo strato, dà vita all’oggetto in questione.
Una tecnologia, quella della stampa tridimensionale, nata nel 1982, quando Chuck Hill inventò la stereolitografia, fondando la 3D Systems, per poi tre anni dopo presentare il brevetto ottenuto nel 1986. Il passo immediatamente successivo fu quello di dare vita alla sua azienda e partire con la distribuzione di stampanti 3D dagli anni Novanta.
Oggi questa tecnologia non è utilizzata soltanto in ambito domestico, alimentare, spaziale, edilizio e medico, ma anche nel settore della conservazione dei beni culturali. Vedere la stampa 3D applicata nei settori umanistici e non strettamente scientifici o tecnici, è sicuramente qualcosa di nuovo, inusuale, tuttavia quello della conservazione dei beni culturali in modo particolare è sicuramente uno scenario ricco di sviluppi e successi, anche in Italia.
Mattia Mercante, restauratore presso l’Istituto Opificio delle Pietre Dure di Firenze, insieme a Formlabs, azienda leader nel settore della stampa 3D a resina desktop, ha applicato proprio questa tecnologia al restauro di opere d’arte secolari presenti nei musei, in modo tale da permettere ai visitatori di vederle fisicamente – e non soltanto immaginarle – nel loro antico splendore. Recentemente, inoltre, ha utilizzato strumenti digitali quali scanner 3D, software 3D CAS e stampanti 3D per restaurare capolavori scultorei e artistici del Rinascimento, tra cui opere di Leonardo Da Vinci e Michelangelo. Grazie al suo intervento, quindi, è stato possibile portare a termine dei progetti che altrimenti sarebbero stati abbandonati: «Ho iniziato a servirmi di tecnologie quali la scansione e la stampa 3D per necessità di tipo pratico, come la risoluzione di alcune problematiche nell’ambito della documentazione, valorizzazione e preservazione del patrimonio culturale. Abbiamo iniziato a usare scanner 3D per la valutazione di opere d’arte, successivamente i software di modellazione digitale sono entrati a far parte del nostro metodo di lavoro, che ora è stato completato dalla stampa 3D», ha affermato Mercante. «Fin dai miei primi anni di studio, il mio obiettivo è stato dimostrare come i soggetti coinvolti nel restauro del patrimonio culturale possono aggiungere in modo diretto e autonomo al loro metodo di lavoro gli strumenti digitali oggi disponibili, senza doversi affidare a servizi professionali esterni.»
Tra i lavori che Mercante ha ultimato con successo vi è anche la ricostruzione di dita mancanti di una scultura funeraria partendo dalla scansione 3D di una mano rotta, la ricreazione di sottili decorazioni mancanti alla cornice di un reliquiario, il completamento di un intaglio ligneo dell’artista Gringling Gibbons e la ricostruzione di conchiglie decorative come sostituzione delle originali che furono andate perse in una grotta artificiale risalente al XVII secolo.
L’arte e la stampa 3D, dunque, stanno diventando sempre più un connubio speciale al servizio non soltanto della conservazione e del restauro di opere, ma ormai anche nella realizzazione di nuovi capolavori.